un'altra vita

Il presunto cambiamento


È piuttosto strano vedere come sia cambiato il clima politico negli ultimi tempi. Tutti si affrettano a catalogare il periodo in corso come “Terza Repubblica”. A parte il fatto che, se vogliamo essere precisi, ci avviamo ad entrare nella “Seconda Repubblica” dal momento che per attuare una transizione del genere devono cambiare le norme, le regole e le istituzioni, cambiamenti che non sono avvenuti dal ’94 ad oggi; c’è anche da dire poi, che fino ad ora, non si vede nient’altro che un clima, per usare un termine inoffensivo, di fair play, quindi niente riforme ancora! L’altra sera a Ballarò l’ipocrisia era davvero esagerata! Da destra a sinistra si compiacevano della volontà di cercare un dialogo tra maggioranza ed opposizione come se solo ora fosse possibile. Il bello è che è bastata una provocazione di Di Pietro e subito hanno cominciato a litigare tutti quanti, è bastato che una sindacalista della Cgil dicesse che i 2,2 di miliardi (presunti) per l’abolizione del restante 60% di ICI possono essere investiti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente per ottenere più benefici e magari a chi ne ha bisogno di più (ovviamente non è stato dimostrato in che modo), dicevo è bastato l’intervento della sindacalista per risentire gli stessi toni caratteristici dello scontro politico degli ultimi 14 anni. Poi di nuovo tutti allegri. Certo, ancora è troppo presto parlare di inciucio così come è troppo presto parlare di dialogo, di riforme; dobbiamo aspettare per vedere cosa faranno insieme. A me, però, piace ascoltare la causa del cambiamento secondo gli attuali parlamentari e commentatori politici: per la stragrande maggioranza è perché il “berlusconismo” ha cessato di essere un pericolo per la sinistra e per l’Italia. E almeno su questa interpretazione mi è lecito dissentire.In primo luogo, perché, a mio avviso, si ha una visione parziale e faziosa degli ultimi 14 anni della politica italiana considerando solo ed esclusivamente l’immagine che la sinistra ha avuto dell’attuale Presidente del Consiglio. Se è vero che odiare Berlusconi è servito a tenere unite forze della sinistra che dal punto di vista programmatico avevano ben poco in comune tale da dar vita ad una coalizione di governo, è pur vero che Berlusconi è stato dal ’94 ad oggi un fautore (e a suo modo) incallito, un creatore dello scontro politico. Ha iniziato per primo a parlare di “sinistra antagonista”, “massimalista”, “radicale”, contrapponendosi come moderato, come portatore di libertà, “con la sinistra morte e miseria” disse in un convegno di Forza Italia qualche anno fa, ha detto che si è coglioni se si vota a sinistra, ha attribuito ad ogni elettore di sinistra l’appellativo di comunista, ha alluso che gli omosessuali fossero di sinistra con un nesso illogico.Dissento, in secondo luogo, perché non considerare grave il pieno conflitto d’interessi di cui Berlusconi è portatore (ma anche di tutti gli altri politici), significa che ancora l’Italia è una democrazia malata ed è altrettanto grave che sia solo, ahimé, Di Pietro a parlarne. Risulta quasi noioso oramai parlare di queste cose (Luttazzi in uno spettacolo disse che ormai nessuno parla di conflitto d’interessi perché è diventato come l’aria: c’è ma non si vede), sembra quasi di essere nostalgici dei tempi che furono se qualcuno auspica una risoluzione di questo problema (che in tutti gli altri Paesi è stato da tempo risolto), si è marchiati come coloro che vogliono distruggere il clima distensivo finalmente raggiunto. A me sembra improbabile pensare allo stesso clima, qualora avesse vinto Veltroni, ma siccome la storia non si fa con i “se” vediamo cosa uscirà fuori dal governo reale e d’ombra!