guardando le stelle

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 Buongiorno. Come stai? Ieri sera ho trovato la tua chiamata ma ero troppo stanco per trovare anche me, figurati. Appena sono rientrato in casa ho chiesto al divano asilo politico. Le giornate sembrano infinte ma poi finiscono sempre, almeno credo, almeno credevo di farcela a risponderti, ma forse farcela non è la scusa più appropriata. È che non avevo voglia di sentirti, non avevo voglia di niente. Certo che ho bevuto! Adesso non ricominciare con le solite stronzate! Sai, scusami, io non chiedo niente a nessuno, chiedo solo ai registi emergenti di fare buoni film, perché la vita è talmente noiosa, che tu sai soltanto dire le solite cose, ed io non posso più ascoltarti, fingendo sorrisi e affini. Anzi, non ho voluto risponderti volutamente, te l’ho già detto! È che se continuiamo a renderci ridicoli rideremo per sempre di noi e delle nostre scelte. Io non ti amo e tu non mi ami, non abbiamo bisogno di commedie artefatte; abbiamo bisogno di verità, di giorni tutti uguali e di cambiare le cose ogni giorno, di restarci inutili e lontani per sempre. Perché tu ed io non formiamo nessun noi. Il rancore non paga, la gelosia non spende, la popolarità rende soli e sconosciuti. Perché se io ordino una pizza margherita con poca mozzarella, non credo che arriverà perfetta. Dico come l’avrei farcita io, però arriva l’idea della mia idea, arriva quello che potrei desiderare davvero e tu non lavori, ovviamente, in una pizzeria. Questo sembra molto stupido, però è una grande verità. Credimi. Ignora chiamata. Ovvio. Gianluca Nadalini, Poesie nell’angolo