Un cuore monastico

COME DIVENTARE MONACO OGGI


del protopresbitero Alexander Schmemann
Un giorno abba Antonio pregava nella sua cella e giunse una voce dal cielo che gli disse: «Antonio, non sei ancora arrivato al grado di santità del tal ciabattino di Alessandria». L’anziano si alzò di buon mattino, prese il suo bastone di palma e andò a trovarlo. Entrò, l’abbracciò, sedette accanto a lui e gli disse: «Fratello, dimmi quello che fai». Quello rispose: «Non so che cosa faccio di buono, abba. Semplicemente, al mattino, quando mi alzo e mi metto al lavoro, mi dico che tutti gli abitanti di questa città, dal più piccolo al più grande, entreranno nel regno a motivo delle loro opere di giustizia; io solo riceverò il castigo per i miei peccati. E di nuovo, la sera, prima di addormentarmi, mi ripeto la stessa cosa». A queste parole l’anziano disse: «In verità come un buon orafo che sta a lavorare in pace a casa sua, hai ereditato il regno dei cieli; io invece non ho discernimento anche se dimoro sempre nel deserto e non ti ho raggiunto» (Detti dei Padri del Deserto)Con l’autorità di un vero Padre della Chiesa, dettata soprattutto dall’esperienza spirituale oltre che dalla conoscenza teologica mediata dallo studio, il padre Alexander Schmemann ci ha consegnato quelle che sono (o che almeno dovrebbero davvero essere) le linee guida della vita del cristiano, in particolar modo poi per chi, pur nel caos dell’odierna società, cerca di fare discernimento sulla rotta da dare alla propria vita, ed alla propria vita cristiana; e quindi verifica se davvero una scelta di vita monastica è dettata da un’esigenza di cambiamento nello stile di vita e della mentalità (metanoia) o se da un mero cambiamento di vesti e di orpelli, dietro cui mascherare il proprio vuoto esistenziale prima ancora che spirituale. Se fossi stato uno “staretz” – un anziano – avrei detto ad un candidato alla vita monastica, più o meno questo:* trovati un lavoro, più semplice possibile, senza creatività (ad esempio, impiegato in una banca);* mentre lavori, prega e cerca la pace interiore; non ti arrabbiare; non pensare a te (diritti, giustizia, ecc.). Accetta tutti (colleghi, clienti) come Colui che te li ha inviati; prega per loro.* dopo aver pagato per un alloggio e cibo modesti, dà il resto del tuo denaro ai poveri; non ad istituzioni, ma direttamente agli interessati;* va sempre alla stessa chiesa, e là tenta d’essere un vero aiutante, aiuta non con sermoni sulla vita spirituale o sulle icone, non insegnando, ma con la “pezza per la polvere” (cfr. san Serafim di Sarov). Limitati a questo tipo di servizio e sii – in materia ecclesiale – completamente obbediente al prete della parrocchia;* non imporre né te né il tuo servizio alle persone; non affliggerti se i tuoi talenti non sono utilizzati; sii servizievole; servi ovunque, dove c’è bisogno e non dove pensi che si abbia bisogno di te;* leggi e apprendi il più possibile; non leggere soltanto la letteratura monastica, ma esplora largamente;* se degli amici e dei conoscenti ti invitano perché ti sono vicini, vai; ma non troppo spesso, né senza motivo. Non restare mai più di un’ora e mezzo a due ore. Dopo, l’atmosfera amichevole degenererà;* vestiti come tutti, ma modestamente, e senza segno visibile di una vita spirituale particolare;* sii sempre semplice, radiante, allegro. Non dare delle lezioni. Evita come la peste tutte le conversazioni “spirituali” ed ogni conversazione religiosa o inutile colloquio ecclesiale. Se agisci in tal modo, tutto ti sarà vantaggioso;* non cercare una guida spirituale o un anziano. Se è necessario, Dio te lo invierà, e te lo invierà quando sarà necessario;* avendo lavorato e servito in tal modo per 10 anni – non meno – chiedi a Dio se devi continuare in questo cammino, o se un cambiamento è necessario. Ed aspetta la risposta: verrà; i segni saranno “gioia e pace del Santo Spirito”.Tratto da “The Journals of Father Alexander Schmemann 1973-1983”, pubblicato da St. Vladimir Seminary Press, Crestwood, NY.Liberamente tratto da: Tradizione Cristiana