Io, Libertario

Rapine legalizzate


Nella pittoresca versione della societą ideale per ogni libertario, o anarco-capitalista, che si rispetti c'č senza dubbio un'assenza pesante: l'assenza dello Stato nella sua accezione contemporanea. Stato soppiantato, nella quotidianitą, nonostante le illusioni dei collettivisti che mentono anche a se stessi, dal Mercato, dai contratti, dagli individui stessi. L'assioma hegeliano secondo cui lo Stato (come la Storia) č superiore alla somma degli individui che lo compongono, bč, č semplicemente umiliante ed inaugura un'epoca di efferati e turbolenti pensieri di estrema materializzazione della coercizione, in ogni sua forma. Nella mia pittoresca versione della societą ideale, quindi, lo Stato non c'č o comunque non tassa. Non tassa perchč non ha servizi da vendere: argh, direte voi... ma come vendere?!? Bč, di solito io pago quello che compro. E siccome il buon collettivista sostiene che le mie imposte servono a pagare i servizi resi a tutti, allora io dico che quei servizi li sto comprando. A che prezzo non si sa. Non certo un prezzo... di mercato.La tassa č, come insegna Rothbard, una rapina legalizzata: lo Stato, infatti, a differenza del malfattore, usa altri metodi per riscuotere. Ma sono metodi altrettanto coercitivi. Ed oggi, con l'avvento della Sinistra Illuminata, quei metodi vengono addirittura inaspriti. La sottrazione indebita si trasforma in rapina vera e propria (č Montezemolo a parlarne) quando la Finanziaria decide di mettere mano alle casse delle aziende. Proprio come nel 1992, quando si toccarono i conti correnti dei cittadini, qui si decide di sottrarre il TFR dalle casse delle aziende per destinarlo all'INPS: al di lą degli strattoni, dei se e dei ma... al di lą del fatto che questa norma NON PUO' e NON DEVE passare... al di lą del fatto che le piazze urleranno la loro avversione ad un simile atteggiamento da gerarca stalinista, resta un fatto; resta la consapevolezza che per una certa politica, oggi riconducibile all'Unione (con tutti i suoi rametti e le sue piantine), l'esproprio č considerato atto lecito se finalizzato al bene comune. E' la solita storia del fine che giustifica i mezzi, della rivoluzione che viene prima della veritą: fu Bertinotti a dirci che "siccome c'č tanta gente che fa fatica ad arrivare a fine mese, se un miliardario ci mette una lacrima della sua ricchezza non č un male per il Paese".  Che i ricchi piangano. Una colpa da espiare ce l'avranno pure: essere ricchi.