Io, Libertario

IGNORANZA ROSA


Cerco sempre un motivo che giustifichi il mio disprezzo, maturato recentemente, per la Gazzetta dello sport. E mi conforta trovarne più d'uno in ogni numero che mi capita di sfogliare. Oggi il disprezzo si trasforma in oltraggio quando si parla di Formula 1.Innanzi tutto una premessa: si definisce Valentino Rossi il più grande pilota di tutti i tempi perchè, storicamente, è improponibile un confronto con quello che dovrebbe essere (almeno sulla carta) il suo vero alter ego del passato, ovvero Giacomo Agostini; uno cioè che vinse 15 titoli mondiali, è vero, ma correndo in diverse categorie nella stessa stagione. Se questo metodo di valutazione storica ha un senso, ed io lo trovo coerente, non si capisce perché Ayrton Senna debba essere messo dietro a Juan Manuel Fangio ma, cosa più grave, accanto a Michael Schumacher. Con tutto il rispetto per il wurstelone tedesco, che mi sta anche simpatico nella sua stucchevolezza alla faccia di chi lo ha sempre definito "una merda di uomo" (ma sì, diciamo le cose come stanno... stava sul cazzo a tutti ma ora che si è ritirato è diventato un santo), trovo il paragone un insulto. Snocciolare i numeri lascia il tempo che trova (anche la mia Juventus del biennio nero 2004-2006 ha frantumato fior di record ma non è nemmeno lontana parente della Juventus di Michel Platini), anche perché chi lo fa usa una retorica anti-scientifica che ha dell'incredibile. Detto così è facile: Schumi 91 vittorie, 66 pole position e 7 titoli mondiali; Senna 41 vittorie, 65 pole-position e 3 titoli mondiali. Troppo facile.Intanto Schumi ha una carriera lunga 16 anni, contro i 10 e poco più di Senna. Intanto Schumi ha un gran premio in più a stagione, grazie alla rivoluzione Ecclestone. Intanto Schumi vanta un bel tris di avversari storici blasonati e di indubbio talento che rispondono ai nomi di Damon Hill - Jacques Villeneuve - Fernando Alonso (di cui forse solo l'ultimo sembra essere degno di un titolo mondiale che si rispetti).Troppo facile catalogare i personaggi storici senza rispettare i valori in campo, quelli veri, quelli indiscussi, quelli che restano stampati nella memoria. Niki Lauda, Alain Prost, Nigel Mansell, Nelson Piquet. Gente che fa impallidire un Alboreto, un Berger, un Herbert che infatti erano semplici comparse nel grande circo delle corse. 65 pole position ottenute con la formula vecchia, quella del tutti in pista per un ora, senza fronzoli, senza scaglioni, senza giri secchi, senza se e senza ma. 65 pole ottenute contro gente così. 41 vittorie tra cui alcune pagine indelebili dello sport e della televisione, anche. Come le urla di San Paolo dal microfono di bordo. Come le rimonte sotto la pioggia battente. Come il dannatissimo Tamburello. Quel crocevia che segnò la vita di tutti noi, immobili davanti allo schermo. Quel crocevia che segnò il ritmo vitale di una nazione intera, il Brasile, che riteneva il suo eroe immortale. Scrivere che Ayrton Senna è pari a Schumacher e secondo solo a Fangio è prendersi beffe del neo-nonno ed ex-ferrarista tedesco. E lui probabilmente lo sa. Dedicargli questa pagliacciata, oggi, è niente rispetto alle giuste pagine dedicate in questi anni e sette-titoli-sette che ha meritato come numero 1 assoluto della sua epoca. Ma Michael Schumacher è stato davanti ad Ayrton una volta sola ed anche lì, ad Imola, lo teneva davanti a sè, nel mirino, a distanza, come si conviene ad un grande guerriero che cerca di imitare, invano, Achille. Lode ad Ayrton... voto zero alla Rosa. http://senna.globo.com/