Finestra

Cent'anni di solitudine!


Dopo qualche tempo, ho deciso di leggere "Cent'anni di solitudine". L'ho finito qualche giorno fa e da allora, non faccio altro che ripensare ai Buendìa, ai colori e ai profumi di Macondo e agli enormi "cerchi" che la vita disegna.E' complicato "incapsulare" questo romanzo in una sommaria e leggera analisi, risulterebbe svilito in qualche modo, come mortificare la sua genuina solennità di romanzo evocativo e surreale e crudo e morbido; dopotutto è la stessa sensazione che ho provato per quei libri che mi hanno "regalato" qualcosa, che mi hanno parlato scuotendomi nel profondo, inavvertitamente: estatica adorazione bloccata nei meandri delle mie sensazioni e delle mie percezioni, come un pezzo di stoffa incagliatosi in un ramo e scosso dal vento.Mi sono chiesta se davvero la vita fosse un perpetuo e ineluttabile "cerchio", fatta di corsi e di ricorsi, con un inizio ed una fine ben stabilita, come mi potrei sentire? Cosa potrei fare? Continuerei a scorrere nel "letto" che la vita ha a me destinato? O forzerei gli argini? Non riesco a darmi una risposta e forse è un bene perchè bisogna rifletterci ma non posso mica restare a vedere cosa succede? No, il quietismo non fa per me. Allora, molto probabilmente devierei oltre gli argini e cercherei di scegliere il mio "corso", il mio "letto" dove scorrere, anche a costo di perdermi in un secco rivolo.