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Indicatori


Stavo  per scrivere  le mie idee sugli indicatori quando  Kieran O'Grady mi ha mandato un pezzo scritto da un GENIO,  Gregory Petsko  su IMPACT FACTOR.Io in realtà non penso che gli indicatori siano inutili, probabilmente nella prima versione della lettera scritta, anche un  po di getto,  ho esagerato e preso una posizione un po troppo snob. L'ultima  è molto piu sfumata.Non vorrei imbarcarmi in una discussione tecnica sui parametri perché francamente in definitiva sono incompetente.   Noi matematici sappiamo che i parametri vanno sapientemente tarati,  è assolutamente essenziale che siano usati solo in una peer review in cui possono anche essere ridimensionati da valutazioni scientifiche specifiche (noi abbiamo casi clamorosi come Perelman che ha risolto la piu importante congettura del secolo scorso e non la ha pubblicata se non in rete, poi ha rifiutato tutti i premi).Altrimenti dati in mano ai burocrati i parametri sono esiziali.Diciamo che io li uso poco, al piu per una sgrossata. Cerco sempre di avere tre quattro pareri da persone di livello internazionale e competenti nel tema specifico di cui mi fido. Mi sono trovato nel PRIN 2006 in cui il ministero pretendeva che 5 persone fra cui io valutassero tutta la matematica e l'informatica.Per rendere la cosa impossibile  ci hanno vietato di usare la banca dati del Cineca dei referees, che io avevo contribuito a formare l'anno prima nel CIVR, anche con un notevole impegno di lavoro e che da cretino pensavo fosse la base della valutazione.  Sono rabbrividito. Chiedo ad un mio amico dell'NSF aiuto e lui mi dice che loro, solo per la matematica, avrebbero convocato una ventina di persone che avrebbero mobilitato chi sa quanti referees.Io ho "panicato"  qualcuno mi dice: vai a google scholar, si va bene ma come cavolo faccio a paragonare capre e cavoli?  è stata la peggiore esperienza (scientifica) della mia vita. Cerco di parlare  a Mussi, vuoto assoluto, evidentemente stava facendo la "cosa rossa"  parlo con Modica ma mi dice che non c'è niente da fare,  qualche superburocrate ha deciso cosi'. Io volevo dimettermi anche perché sembrava che nella commissione fossi l'unico a pensare di stare in una gabbia di matti. Erano anni che non mi occupavo, a parte il CIVR, di politica accademica. È stata una esperienza umiliante, rendermi conto di vivere in un paese narcotizzato in cui le cose più idiote vengono piano piano metabolizzate ed accettate anche dai giovani come normali.   Capite forse la mia intemperanza, io sono anche un po "temperamental" e ci tengo alla mia reputazione.Claudio Procesi