Da alcuni mesi stiamo assistendo, con grande amarezza, ad una campagna mediatica caratterizzata da forti critiche nei confronti dell’Università, della sua organizzazione, dei suoi comportamenti, della sua produttività formativa e scientifica. Nessuno di noi è disponibile a difendere le inefficienze organizzative e culturali che includono la mancanza di meritocrazia , il nepotismo, la dispersione di risorse, la disincentivazione dei giovani più promettenti con la conseguente perdita del primato culturale dell’Università e del suo prestigio in campo scientifico e tecnologico. Non è accettabile, tuttavia, un giudizio negativo generalizzato che misconosce il lavoro, la produttività e l’impegno di molti docenti. E’ questa componente non minoritaria dell’Università che, a dispetto delle ampie sacche di inefficienza e di malversazione, mantiene comunque il nostro sistema universitario nell’ambito dei primi quindici al mondo (http://www.topuniversities.com/worlduniversityrankings/results/2008/safe_system_strength). Il degrado dell’ Università ha molti responsabili, certamente non tutti tra coloro che operano al suo interno: non si può ignorare il ruolo devastante che hanno avuto normative erratiche e demagogiche tendenti a favorire clientelismi ed a garantire privilegi. Da anni vengono annunciati sistemi di valutazione del merito e dell’efficienza. Diversi governi hanno avviato, soltanto sulla carta, programmi di riconoscimento della qualità e del merito. Nulla è stato fatto. Noi abbiamo il diritto di essere giudicati, come singoli e come istituti, ognuno in rapporto ai propri meriti ed alle proprie carenze. Abbiamo il diritto di non subire una generalizzazione che ci offende e ci danneggia. Si applichino da subito i processi valutativi, mutuandoli nell’urgenza da quelli già esistenti in Europa (European Research Council) , in Francia (AERES) , in Inghilterra (Valutazione dei Dipartimenti). Ci sarà modo in seguito di ottimizzarli ed adattarli meglio alle specifiche caratteristiche del nostro sistema. Chiediamo che le critiche generalizzate vengano sostituite da quelle specifiche, e che ad esse facciano seguito opportune determinazioni. Senza questo processo, che richiediamo con forza e con urgenza, nulla cambierà sulla base delle consuete lamentele e di processi mediatici più o meno scandalistici.I Docenti delle Facoltà di Medicina dell’Università di Milano Statale(da:Prof. Francesco Clementi Dipartimento di Farmacologia, Università di Milano Sezione di Farmacologia Cellulare e Molecolare, Istituto Neuroscienze del CNR, Via Vanvitelli 32 20129 Milano )
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Da alcuni mesi stiamo assistendo, con grande amarezza, ad una campagna mediatica caratterizzata da forti critiche nei confronti dell’Università, della sua organizzazione, dei suoi comportamenti, della sua produttività formativa e scientifica. Nessuno di noi è disponibile a difendere le inefficienze organizzative e culturali che includono la mancanza di meritocrazia , il nepotismo, la dispersione di risorse, la disincentivazione dei giovani più promettenti con la conseguente perdita del primato culturale dell’Università e del suo prestigio in campo scientifico e tecnologico. Non è accettabile, tuttavia, un giudizio negativo generalizzato che misconosce il lavoro, la produttività e l’impegno di molti docenti. E’ questa componente non minoritaria dell’Università che, a dispetto delle ampie sacche di inefficienza e di malversazione, mantiene comunque il nostro sistema universitario nell’ambito dei primi quindici al mondo (http://www.topuniversities.com/worlduniversityrankings/results/2008/safe_system_strength). Il degrado dell’ Università ha molti responsabili, certamente non tutti tra coloro che operano al suo interno: non si può ignorare il ruolo devastante che hanno avuto normative erratiche e demagogiche tendenti a favorire clientelismi ed a garantire privilegi. Da anni vengono annunciati sistemi di valutazione del merito e dell’efficienza. Diversi governi hanno avviato, soltanto sulla carta, programmi di riconoscimento della qualità e del merito. Nulla è stato fatto. Noi abbiamo il diritto di essere giudicati, come singoli e come istituti, ognuno in rapporto ai propri meriti ed alle proprie carenze. Abbiamo il diritto di non subire una generalizzazione che ci offende e ci danneggia. Si applichino da subito i processi valutativi, mutuandoli nell’urgenza da quelli già esistenti in Europa (European Research Council) , in Francia (AERES) , in Inghilterra (Valutazione dei Dipartimenti). Ci sarà modo in seguito di ottimizzarli ed adattarli meglio alle specifiche caratteristiche del nostro sistema. Chiediamo che le critiche generalizzate vengano sostituite da quelle specifiche, e che ad esse facciano seguito opportune determinazioni. Senza questo processo, che richiediamo con forza e con urgenza, nulla cambierà sulla base delle consuete lamentele e di processi mediatici più o meno scandalistici.I Docenti delle Facoltà di Medicina dell’Università di Milano Statale(da:Prof. Francesco Clementi Dipartimento di Farmacologia, Università di Milano Sezione di Farmacologia Cellulare e Molecolare, Istituto Neuroscienze del CNR, Via Vanvitelli 32 20129 Milano )