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I programmi dei partiti sugli Esteri? Non pervenuti. Ma stavolta la fantasia non basta


Proprio in un periodo in cui occorrerebbe un salto di qualità nella nostra posizione nell'ambito del sistema delle organizzazioni internazionali è stato così ancora una volta sottolineato il nostro sostanziale disinteresse per la politica estera e l'assenza di un quadro organico di riferimento per l'azione internazionale dell'Italia.Il prossimo governo si troverà pertanto ad operare nel campo delle relazioni internazionali ancora una volta in assenza di orientamenti consolidati: c'è il rischio quindi di continuare ad assistere ai consueti balletti intorno alle nostre missioni di pace all'estero ed al nostro ruolo a Bruxelles; in quest'ultimo caso fra le derive leghiste, e non solo, ed il desiderio di inserirci autorevolmente nella rinnovata intesa franco-tedesca.Per ognuna di tali tematiche il nuovo governo dovrà mostrare la capacità di elaborare piattaforme sulle quali confrontarsi in Parlamento per ottenere un sostegno non episodico ed evitare così quel clima di instabilità ed incertezza che tanto nuoce all'Italia.Si tratta di un lungo e paziente lavoro di preparazione che non può non partire, come ben sanno quanti si sono accostati a tali tematiche (Barca, Milanesi Moavero, Gozi) da un lavoro da svolgere a casa, stimolando i diversi Dicasteri ad elaborare documenti sui quali confrontarsi con gli altri partner per riceverne il sostegno (ed i suggerimenti) al fine di assicurare una positiva conclusione del percorso.