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I " Miei " maggiorenni della III Liceo

Post n°5 pubblicato il 07 Novembre 2006 da ElSangre

In un’epoca in cui sembra che l’istituzione scuola serva solo a tutelare
“ questi “ giovani da loro stessi e dalla loro pulsione a vivere la vita
“ esagerandone “ le esperienze, dalla loro possibilità di assimilare e di far zampillare cultura prima ancora che di esprimere la mediocre consolazione che tanti psicologi e sociologi vedono nella creatività, dicevo in un’epoca dai grandi contrasti insanati e insanabili e da un mondo ex cattedra che sempre più pretende di insegnare e sempre meno non si rende conto di sapere, l’opportunità di avere “ 13 figli “ maggiorenni alcuni e vicin i alla maggiore età, altri, è per me onore nella persona e grandezza nello Spirito.
Non cavie, non “ criature “, non menomati mentali, ma esseri dotati di “ com_municazione “ che parlano, chiacchierano esprimono nei loro discorsi, nelle loro frasi nel loro “ finto e bugiardo “ infantilismo la logica più pura di chi si mostra alla realtà più maturo di chi una morale di maturità va predicando.
Questi “ miei ragazzi 2 – i ragazzi del III liceo S. Bernardo di Casamari – sono la prova più tangibile che esiste una piccola porzione di mondo dove ancora si trascende l’uomo macchina, l’uomo automa e si esalta la ratio attraverso le problematiche e le aspirazioni che da sempre fanno di questo bipede “ pseudo-illuminato anzitutto una creatura di Dio anche se forse non delle più nobili.
I ragazzi; la nostra forza lavoro, la nostra possibilità di insegnare e prima ancora di apprendere; cosa saremmo senza di loro ‘ cosa potrebbero el nostra membra stanche e temprate da tanti sermoni gratuiti e non reggere più se non il lor “ dolce peso “ ?
Eppure c’è chi si lamenta, chi pensa che il peggio che potesse capitargli è tra le mura governate da quella forma di anarchia perenne.
Fatti loro … a me poco interessa perché la polemica si sminuisce solo con il duro lavoro dei fatti e non delle parole gettate al vento e nessuna polemica potrà mai surclassare quella che è la vita stessa e l’agire – nel positivo così come nel negativo – dell’ individuo con tutti i suoi attributi.
I ragazzi con le loro storie ancora vicine alle nostre; mi sento certe volte come il fumo di un fuoco appena spento in una sera d’estate quando i campeggiatori lasciano il posto dove hanno trascorso tra suoni di chitarra e fiumi di vino e di cibi succulenti il ferragosto.
Quel fuoco che ha alimentato i loro stomaci, scaldato i loro corpi e fatto luce sui loro volti, ora – all’ alba – è ancora, attraverso il fumo, la testimonianza della notte precedente; della notte di baldoria che non vuol morire … mai …
Ed è per questo che io mi sento in mezzo a loro uno di loro; non amico o compagno o collega ma fratello di quella vita trascorsa da me medesimo e che solo il grande e magnanime anello della cultura, della comunicazione, della FILO_SOFIA, in special modo, tendendo, ci può tenere uniti.
Quell’ anello che è il fondamento del mio insegnare qualcosa a loro affinché recepiscano anche il contrario ma lo sappiano esprimere a parole proprie nel rispetto della libertà e del valore di tutte, dico TUTTE, le idee.
I ragazzi sono i mattoni dei nostri futuri edifici; sono la possibilità storica di una vera e propri redenzione nell’ aldiquà prima che nell aldilà,
dell’ Umanità tutta.
Noi non siamo riusciti ad avere quel riscatto che già i nostri padri ci chiedevano; è necessario che sfruttiamo al ,massimo le nostre umane e infinitamente piccole possibilità per far si che almeno,loro ci riescano.
E per far questo non vanno messi a pane e acqua a mio avviso; vanno trattai a nettare e ambrosia stando attenti a non venerarli ma a rispettarli facendogli capire che un domani la loro fabbrica dovrà produrre quel buon nettare- nostro – che ora gli somministriamo a gocce signori, e mai a vasi.
I miei ragazzi: Franco, Roberto, Lorenzo,Alessandro, Antonio, Mirko,Marco,Jordy,Lisa,Rachele,Giorgia, Federica,Francesca.
Ognuno con la sua complessa personalità, il suo scantinato di problemi e il suo palazzo di aspirazioni, la sua vita, le sue lacrime, i suoi sorrisi, sghignazzamenti, battute, dispetti – benevoli – ognuno con la sua dose di bella sincerità …
Io racconto loro, perché raccontando loro provo a dimostrare che l’Uomo ha ancora molto da dire …

Cristiano Turriziani - il Prof di Filosofia e Storia -

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