UOMO e AMBIENTE

Post N° 158


L’antica Roma“Cade la pioggia, si prosciugano i corsi d’acqua, scoppiano i temporali; ardono i raggi [solari] precipitandosi da ogni lato della terra verso il centro del mondo, per poi infrangersi e rimbalzare, e portano seco l’umidità della quale si sono imbevuti. Il vapore scende dall’alto, e in alto è destinato a tornare”.  Plinio il vecchioVirgilio (70-19 a.C.) nell’antica Roma tentò di tener conto contemporaneamente del Sole, della Luna e del comportamento animale ed espone quanto pensato nel primo libro delle “Georgiche”. Plinio il vecchio s’interessava del tempo meteorologico ed effettuava pronostici scrutando la Luna: “la luna rossa annuncia il vento, la luna nera la pioggia”[1]. In questo periodo Plinio descrive la rosa dei venti etrusco-latina dove sono descritte otto direzioni spaziate di 45°, che sostituirà quella di Aristotele usata nel mondo greco che descriveva 12 venti spaziati di 30°.  Plinio descrisse le nuvole come mescolanza dell’elemento aereo con l’”illimitata quantità di vapore terrestre” che si raccoglie intorno la terra prima di salire nell’atmosfera. Ai suoi occhi c’era una continua e regolare oscillazione, disturbata dal transito di stelle e pianeti. Le nubi causavano le maree al loro passaggio. Per Seneca le nuvole erano le responsabili principali del clima e dei fenomeni atmosferici: temporali ed arcobaleno, ma per la loro origine valeva la spiegazione  aristotelica.