UOMO e AMBIENTE

Post N° 181


A tutt’oggi il sabotaggio economico e l’anonimato operativo rimangono le caratteristiche precipue dell’ALF. Sono però sorti altri gruppi, quali l’Animal Rights Militia (ARM), ovvero Milizia per i Diritti degli Animali, nel 1982, e il Justice Department, ovvero Dipartimento di Giustizia, nel tardo 1983, specializzati in ordigni esplosivi di vario tipo e disposti ad impiegarli anche contro le persone fisiche, come si evince dall’Appendice D. L’entrata sulla scena di queste aggregazioni  coincide con l’escalation della violenza ecologista, tanto ambientalista quanto animalista, assimilabile al terrorismo.  La gamma dei bersagli si è progressivamente allargata, come di pari passo è accresciuto il repertorio dei metodi illeciti e violenti. I bersagli adesso includono praticamente ogni istituto, laboratorio, impresa, associazione, struttura, e apparecchiatura riguardante gli animali e prodotti derivati. Alle metodiche liberatorie, vandaliche e distruttive si è aggiunta la disseminazione di panico alimentare assieme all’intimidazione nei confronti degli individui. Nonostante la struttura cellulare, senza apparenti legami fra le cellule, che caratterizza l’ALF e aggregazioni similari, s’intravede contemporaneamente un’organizzazione binaria: da un lato, appunto, la predetta struttura cellulare, che funge da braccio clandestino e operativo; dall’altro lato, un braccio propagandistico alla luce del sole, composto, nel caso dell’ALF, dai cosiddetti ALF Support Groups ovvero Gruppi di Sostegno ALF.  Da notare altresì che gli elementi operativi delle aggregazioni radicali animalistiche svolgono attività preparatorie di perlustrazione e d’infiltrazione prima di sferrare un attacco. Allo stesso tempo, queste attività servono allo scopo di documentare l’effettivo o preteso abuso degli animali e denunciarlo nella pubblicistica radicale.  Non è quindi azzardato presumere che ci sia un minimo di collegamento tra braccio operativo e braccio propagandistico.