UOMO e AMBIENTE

Post N° 623


Conferenza sul clima: niente certezze ma soldi subitoÈ iniziata il 21 agosto ad Accra, Ghana, e durerà una settimana, l’ennesima Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, preliminare al summit delle Nazioni Unite in agenda a dicembre del 2009 a Copenhagen.I lavori della conferenza, alla quale partecipano oltre 1.000 delegati, sono stati aperti dal responsabile delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici, Yvo de Boer: “Quando la casa brucia – ha detto tra l’altro de Boer, citando un proverbio ghaniano – non si può perdere tempo a discutere: il tempo stringe, i negoziati per un nuovo trattato devono accelerare”. Altrettanto convinto della necessità di affrettare il passo si è detto anche il presidente del Ghana, John Kufuor, che ha colto l’occasione per osservare: “I cambiamenti del clima rendono lo sviluppo più difficile e molto più costoso”.Tra le prime dichiarazioni è da rimarcare inoltre quella di Kim Carstensen, direttore del Global Climate Initiative del WWF, secondo cui svolgere in uno stato africano la conferenza non è casuale considerato che l’Africa è “il continente più povero e anche quello più vulnerabile ai mutamenti climatici”.In queste poche frasi c’è molto su cui riflettere. Innanzi tutto, la fretta: da anni ormai i protagonisti delle campagne contro le cause e le conseguenze della povertà insistono sull’urgenza di prendere delle decisioni. Che si tratti di AIDS, global warming, boom demografico o di altro ancora, si instilla l’idea che occorra fare in fretta, come se il problema in questione si fosse improvvisamente aggravato. Non è detto che sia così, a volte è vero il contrario e in certi casi non è nemmeno detto che il problema sussista realmente nei termini indicati, ma dare la sensazione che il tempo stia per scadere contribuisce a far sì che molte persone siano disposte ad accettare le risoluzioni proposte senza indugi e soprattutto senza ragionarci troppo.In secondo luogo, lo sviluppo reso molto più difficile e costoso dai cambiamenti climatici: il punto fondamentale è che nessuno ha ancora un’idea chiara di come e quanto varierà il clima nei prossimi anni e men che meno si sa come le eventuali variazioni incideranno sulla vita degli abitanti della Terra. Che gli effetti possano essere soltanto negativi, nel caso di un aumento della temperatura, è anche improbabile. Tuttavia non si parla d’altro e, prima di sapere che cosa è necessario fare per rimediare ad eventuali danni e prevenirli e quanto può costare, si chiedono fondi e risorse, a miliardi. Anche questa d’altra parte è una costante delle campagne contro la povertà: esigere finanziamenti dai paesi industrializzati, senza aver calcolato i costi effettivi delle iniziative da intraprendere e spesso senza neanche averne valutato l’effettiva efficacia.Infine, l’Africa e la sua estrema vulnerabilità ai mutamenti climatici: l’affermazione è corretta, ma spesso chi la formula omette di spiegare che tanta vulnerabilità dipende unicamente dal fatto che in Africa mancano o non vengono correttamente e diffusamente utilizzati i più elementari strumenti tecnologici capaci di mitigare gli effetti negativi di condizioni ambientali critiche, di adattare la natura ai bisogni umani e di moltiplicarne le risorse. Nei paesi industrializzati, per fare un esempio tra i più semplici, l’umanità è ormai in grado di mantenere una temperatura costante nelle abitazioni e nei luoghi di studio e di lavoro e di proteggersi dagli sbalzi di temperatura quando si trova in luoghi aperti: la maggior parte degli africani non ha modo di farlo.Peraltro se risultasse corretta la teoria secondo cui il fattore antropico è il maggior responsabile di un eventuale, catastrofico aumento della temperatura, l’umanità si troverebbe di fronte a una situazione senza via d’uscita. Infatti in questo caso il global warming dipenderebbe proprio dalla capacità acquisita dall’uomo di produrre incalcolabili, utilissime risorse, grazie a tecnologie che sempre più riducono la fatica e aumentano la resa del lavoro; di trasformare il pianeta in un habitat sicuro, al riparo dagli infiniti pericoli naturali, rendendo ad esempio l’acqua potabile e disponibile in casa in abbondanza, riscaldando gli ambienti e raffreddandoli a seconda delle stagioni, accumulando l’acqua piovana e utilizzandola al bisogno; e inoltredi ricavare dalla natura e imparare a produrre sinteticamente medicinali e, sempre grazie all’inventiva, strumenti chirurgici sempre più efficaci e protesi che consentono di ovviare al decadimento fisico, dagli occhiali ai by-pass.Per realizzare tutto ciò, sostengono i cosiddetti eco-catastrofisti, si consuma, si inquina e si alterano gli equilibri naturali mentre, per effetto delle attività che migliorano la qualità della vita, la popolazione umana, oltre a vivere più a lungo, si moltiplica, aumentando progressivamente il danno ambientalefonte Anna Bono – SviPop