Creato da uomo_ambiente il 17/01/2007
L' Uomo al centro del sistema ambiente
 

per ora le marmotte alto atesine sono salve!

 

La Cina continua a violare i Diritti umani, a devastare l' Ambiente, ad applicare la pena di morte, a pianificare un genocidio culturale e ad occupare militarmente il Tibet.

La bandiera olimpica e' stata ammainata...

NON DOBBIAMO AMMAINARE LA BANDIERA DEL TIBET!

 

RINGRAZIAMO TUTTI I SOTTOSCRITTORI DELLA NOSTRA PETIZIONE

 CON LA LORO FIRMA HANNO CONTRIBUITO A SALVARE I COLIBRI' DEL PARCO TROPICALE DI MIRAMARE...

PER IL MOMENTO

 - CON UN MODESTO E PARZIALE FINANZIAMENTO MINISTERIALE -

L' EMERGENZA E' STATA SUPERATA!

Ambiente eè Vita FVG

 

L' Ambiente non e' una identita' astratta, ma una realta' palpitante e viva che l' Uomo deve amare, proteggere e fruire responsabilmente 

(Nino Sospiri) 

www.ambientevita.it

 
 

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FREE TIBET

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Anche se prosegue la distruzione... neppure i cinesi riusciranno ad abbattere le piu' alte montagne del mondo, trono degli dei tibetani, che circondano il paese. E percio' anche i futuro, i tibetani piu' devoti, attraversando gli alti passi, potranno dire: "Gli dei vinceranno".

Heinrich Harrer - Autore di "Sette anni nel Tibet"


 

Prima dell’occupazione cinese, il Tibet era, dal punto di vista ecologico, un territorio equilibrato e stabile perché la conservazione dell’ambiente era parte essenziale della vita quotidiana dei suoi abitanti. I Tibetani vivevano in armonia con la natura grazie alla loro fede nella religione buddista che asserisce l’interdipendenza di tutti gli elementi esistenti sulla terra, siano essi viventi o non viventi. Questa credenza era ulteriormente rafforzata dalla stretta osservanza di una norma che potremmo definire di "autoregolamentazione". Una norma comune a tutti i buddisti tibetani, in base alla quale l’ambiente deve essere sfruttato solo per soddisfare le proprie necessità e non per pura cupidigia. Dopo l’occupazione del Tibet, l’attitudine amichevole e armoniosa dei tibetani nei confronti della natura fu brutalmente soppiantata dalla visione consumistica e materialista dell’ideologia comunista cinese. All’invasione fecero seguito devastanti distruzioni ambientali. Le politiche economiche cinesi  causarono la deforestazione, il depauperamento dei pascoli, lo sfruttamento incontrollato delle risorse minerarie, l’estinzione della fauna selvatica, l’inquinamento da scorie nucleari, l’erosione del suolo e le frane. Oggi lo stato dell’ambiente in Tibet è altamente critico e le conseguenze di questo degrado saranno avvertite ben oltre i suoi confini.

 

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Messaggi del 22/03/2007

Post N° 170

Post n°170 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Ripartiamo dalla fine di questi interminabili messaggi metereologici per riproporre la domanda:

Uomo “custode” o “stregone” del mondo?

”Il lavoro umano, essendo una cooperazione all’azione creatrice e ordinatrice di Dio, non deve distruggere, ma sviluppare l’ordine  posto dalla divina Sapienza nel mondo creato. La natura può e deve essere utilizzata a scopi umani, ma deve anche essere contemplata e rispettata: allora essa diventa «una dimora di Pace»”

 

 
 
 

Post N° 169

Post n°169 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

immaginePrima che di clima… parliamo di meteorologia?

Inconsapevolmente spesso alla parola “meteorologia” si associa “l’uomo del tempo”, che in televisione descrive brevemente le previsioni utilizzando dei simboli grafici su una cartina. In realtà la disciplina racchiude nella sua evoluzione il confronto, fin dalla comparsa di questo sulla terra, dell’uomo con i fenomeni atmosferici. Una storia esaltante nella quale l’uomo osserva gli stessi fenomeni “vedendoli” tramite una lente realizzata con i pensieri, speranze, illusioni, preoccupazioni caratterizzanti quell’epoca.

Per l’artista la convivenza con i fenomeni si accompagna al prorompere di sentimenti e passioni, di gioie e tormenti, di piaceri e paure, che l’intuizione creativa trasforma in parole, colori e suoni (Vivaldi, Wagner, Debussy,etc).  

Le persone in generale sono state e sono interessate a “capire” il tempo quando la loro attività è condizionata dal clima, l’impatto dipende dall’intensità delle avversità atmosferiche e dalla capacità di organizzazione e/o adattamento dell’uomo.   

Nell’antichità e fino al rinascimento l’uomo è stato un attento osservatore dei fenomeni a cui dava principalmente un’interpretazione in chiave religiosa  e facilmente la visione mistica  scivolava nella creduloneria e stregoneria.

Negli ultimi due secoli si è affermata la visione illuminista secondo cui tutto poteva essere conosciuto e risolto in termini scientifici. La perdita, relativamente recente, di alcune illusioni ha ridimensionamento le aspettative e ha portato a riconoscere i limiti dell’uomo di fronte alla natura sia sul fronte pratico che filosofico.

 

 
 
 

Post N° 168

Post n°168 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Un breve viaggio nella storia di questa scienza…

 

estratto delle lezioni tenute dal prof. A. Gaspari

al Master in Scienze Ambientali

promosso dall’ Universita’ Europea

 

Preistoria

Già su alcuni geroglifici rinvenuti in Scozia e databili tra il 12.000 e 6000 a.c. ci sono rappresentazioni dei fenomeni atmosferici.

 

Babilonesi

Gli scritti più antichi, che mostrano  l’importanza attribuita alla previsione del clima, risalgono ad alcune tavolette in terracotta del XII secolo a.c. che riportano l’interpretazione e classificazione dei fenomeni da parte dei babilonesi. Una di queste dice:”Quando il Sole è circondato da un alone, sta per cadere la pioggia. Quando le nuvole oscurano il cielo sta per soffiare il vento”. I babilonesi ed i caldei credevano che i fenomeni atmosferici dipendessero solo dal moto degli astri, naturalmente tutto si svolgeva sotto gli auspici di Marduck dio padrone del cosmo.

 

Egizi

Nell’Egitto erano venerate le divinità celesti che, con la periodicità delle piene e la stabilità del clima, garantivano una florida agricoltura. In particolare il Sole era la sorgente di calore, di luce, di vita e la causa prima di tutti i fenomeni meteorologici. Per gli egizi comunque l’aria era distinta dal cielo ed aveva le caratteristiche di un fluido.

 

Cinesi

Le più antiche osservazioni meteorologiche regolari invece sembrano risalire ai cinesi, durante la dinastia Yin nel 1300 a.c.. Veniva osservata la copertura nuvolosa  e le caratteristiche del vento.

 
 
 

Post N° 167

Post n°167 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

L’antica Grecia ed il concetto di “legge naturale”

“La natura è intrinsecamente mutevole. Il cambiamento può essere rapido, violento, imprevedibile. I segnali sono scritti  in codice, un codice complesso. Decifrarlo per l’ uomo è una necessità.”

Eraclito – Panta Rei, VI secolo a.C.

Talete di Mileto fu il primo filosofo a dedicarsi ai fenomeni naturali, non fece grandi scoperte ma ebbe il merito di rendere la meteorologia indipendente dalla religione e dalla mitologia. Fu il primo a scrivere un calendario meteorologico per i marinai, redatto attribuendo come i babilonesi e caldei un’ importanza fondamentale alla Luna. Il suo successore Anassimandro tentò una spiegazione dei fenomeni, introducendo il concetto di “legge naturale”. Egli pensò il vento come causa di tutti i fenomeni, spiegando con esso la genesi di nubi, fulmini e piogge. Fu subito dopo Anassimene a spiegare i fenomeni come dovuti ai processi di rarefazione (causata dal riscaldamento dell’aria) e compressione (causata dal raffreddamento). Era proprio la compressione a causare la pioggia ed eventualmente la grandine.


 

 
 
 

Post N° 166

Post n°166 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Dalla scuola Ionica nacque, nel V secolo  a. C., la scuola di Atene. Il filosofo che segno il cambiamento fu Anassagora (496-428 a.c) che cercò per primo di comprendere le leggi di formazione delle nubi e le variazioni di temperature nell’aria ascendente spiegandoli con teorie complesse e collegate fra di loro. Dall’ osservazione dei moti dell’aria capì che il calore a livello del suolo dipende dalla radiazione solare diretta e dalla riflessa, per questo salendo di quota c’è un raffreddamento. Quindi spiegò la formazione delle nubi (oggi diremo convettive) con il sollevamento di aria calda e successivo raffreddamento e condensazione dell’acqua

 

“Chiamiamo arcobaleno il riflesso del sole sulle nubi. E’ indizio di tempesta. Infatti l’acqua che impregna le nubi provoca il vento o la pioggia”                             

Anassagora

 
 
 

Post N° 165

Post n°165 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Aristotele

scrive un’opera ambiziosa sulle scienze naturali, geofisica e meteorologia dal titolo “Meteorologica”, dando così anche il nome a questa disciplina. Nel trattato prende in esame molti fenomeni atmosferici: le nubi, la pioggia, la rugiada, la neve, la grandine, i temporali e fenomeni ottici come arcobaleno ed aloni. Nonostante alcune imprecisioni, Aristotele ebbe il grande merito di comprendere che la condensazione dell’acqua era dovuta al raffreddamento, l’intensità di questo determinava il formarsi di rugiada, pioggia o brina.

 
 
 

Post N° 164

Post n°164 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La “Meteorologica” è composta da quattro libri: tre sulla meteorologia ed una sulla chimica. Il fondamento dell’opera si poggia su due teorie:

  1. l’universo è di forma sferica, strutturato secondo il principio di Eudosso che spiegava il movimento degli astri con un insieme di sfere concentriche i cui moti combinati producevano i movimenti apparenti dei corpi celesti. La terra era il nucleo centrale delle sfere. L’Universo poteva essere diviso in due regioni: la regione “celeste” al di là dell’orbita  della Luna e la regione terrestre o sublunare. Vi era così una distinzione tra la zona d’interesse della astronomia che arrivava fino alla Luna, mentre la meteorologia si limitava allo studio della parte terrestre;

  2. la “teoria degli elementi” di Empedocle, secondo la quale anche Aristotele riteneva la regione terrestre costituita da quattro elementi disposti in stati concentrici: terra, acqua, aria e fuoco. La Terra era al centro e tra i quattro elementi c’erano dei continui processi di interscambio.

 
 
 

Post N° 163

Post n°163 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Il Sole scaldava la terra fredda e secca producendo una sostanza calda e secca simile al fuoco, analogamente scaldava l’acqua fredda ed umida per formare una nuova sostanza calda ed umida simile all’aria. Il Sole formava due generi di “evaporazioni”: dei vapori umidi responsabili dei fenomeni meteorologici quali pioggia e nubi, dei vapori secchi e caldi responsabili del vento, del tuono, etc. Le nubi non potevano formarsi a contatto del suolo per via del calore riflesso, non al di sopra delle cime delle montagne più alte perché l’aria al di sopra di esse conteneva “fuoco” ed era trasportata col moto del cielo.


 
 
 

Post N° 162

Post n°162 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Osserva Aristotele che il caldo ed il freddo esercitano tra loro una mutua reazione (per questo i luoghi sotterranei sono freddi durante la stagione calda  e sono caldi quando la stagione è fredda), quindi nelle stagioni calde il freddo si sposterà in un nucleo centrale circondato da aria calda. Da notare che Aristotele usava un ragionamento deduttivo, invece di servirsi delle osservazioni del tempo per sviluppare le sue teorie , molto spesso interpretava le osservazioni in modo che servissero da sostegno alle opinioni che si era precedentemente formato. Spesso questo processo era compiuto presentando l’argomento con analogie, che tuttavia erano ipotizzate anziché dimostrate (come nel caso della temperatura dei luoghi sotterranei che doveva valere anche in quota per la spiegazione della grandine).

 
 
 

Post N° 161

Post n°161 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Per i venti Aristotele confuta l’opinione di Anassimandro secondo il quale il vento era semplicemente un moto d’aria. Secondo lui l’origine era da ricercarsi nel graduale accumulo dei vapori caldi e secchi provenienti dalla terra, i venti si muovono orizzontalmente mentre l’esalazione è verticale perché questa nel suo insieme segue il movimento dei cieli.

 

Inoltre Aristotele nell’opera fa un sunto di quanto detto prima di lui, ad esempio riprendendo la rosa dei venti che era di origine babilonese, mentre alcune regole di previsione sono riprese dagli egizi. Naturalmente quanto riportato sono pochissimi cenni di un trattato molto esteso di un filosofo della scienza e non di uno scienziato, che ha l’enorme merito di essere stato il primo tentativo di dare una discussione organica della meteorologia e non cercare di spiegare il solo singolo fenomeno.

 
 
 

Post N° 160

Post n°160 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Il pensiero aristotelico fu il più diffuso fino al XVII secolo e a riprova di ciò è stato riportato in alto quanto scritto da Dante nel Purgatorio…

 

“Ben sai come ne l’aere si raccoglie

quell’ umido vapore che in acqua riede,

tosto che sale dove ’l freddo il coglie.

 

Giunse quel mal voler che pur mal chiede

Con lo ’ntelletto, e mosse il fummo e ’l vento

Per la virtù che sua natura diede”.

 

…che ricalca alla lettera quanto detto da Aristotele nella Meteorologica

 
 
 

Post N° 159

Post n°159 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

     

Il dopo Aristotele

 

Il poeta greco Arato di Soli (320-240 a.C.) è il primo a studiare come il comportamento degli animali sia influenzato dalle condizioni meteorologiche ed a utilizzare tali studi per effettuare dei pronostici. Comunque le previsioni generalmente rimangono legate al movimento degli astri.

Sull’argomento meteorologico scrissero anche senza nulla aggiungere Democrito, Epicureo, Posidonio di Apamea che nel libro “Elementi di meteorologia”, nel I secolo a.C., fece il punto sullo stato dell’arte.

 
 
 

Post N° 158

Post n°158 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

L’antica Roma

“Cade la pioggia, si prosciugano i corsi d’acqua, scoppiano i temporali; ardono i raggi [solari] precipitandosi da ogni lato della terra verso il centro del mondo, per poi infrangersi e rimbalzare, e portano seco l’umidità della quale si sono imbevuti. Il vapore scende dall’alto, e in alto è destinato a tornare”. 

Plinio il vecchio

Virgilio (70-19 a.C.) nell’antica Roma tentò di tener conto contemporaneamente del Sole, della Luna e del comportamento animale ed espone quanto pensato nel primo libro delle “Georgiche”.

 

Plinio il vecchio s’interessava del tempo meteorologico ed effettuava pronostici scrutando la Luna: “la luna rossa annuncia il vento, la luna nera la pioggia”[1]. In questo periodo Plinio descrive la rosa dei venti etrusco-latina dove sono descritte otto direzioni spaziate di 45°, che sostituirà quella di Aristotele usata nel mondo greco che descriveva 12 venti spaziati di 30°.  Plinio descrisse le nuvole come mescolanza dell’elemento aereo con l’”illimitata quantità di vapore terrestre” che si raccoglie intorno la terra prima di salire nell’atmosfera. Ai suoi occhi c’era una continua e regolare oscillazione, disturbata dal transito di stelle e pianeti. Le nubi causavano le maree al loro passaggio.

 

Per Seneca le nuvole erano le responsabili principali del clima e dei fenomeni atmosferici: temporali ed arcobaleno, ma per la loro origine valeva la spiegazione  aristotelica.


 
 
 

Post N° 157

Post n°157 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

L’ oblio

Dopo l’attenzione ed interesse suscitati nell’epoca classica dei filosofi greci e latini, la nascente scienza meteorologica cade nell’oblio. Gli uomini impegnati continuamente in altre attività preferiscono affidarsi alle pratiche magiche che risolvono immediatamente i loro problemi. La meteorologia viene confusa tra scienze occulte, astrologia e riti religiosi. L’uomo non può capire ciò che è a lui superiore e per questo si limita a vedere e cercare di creare buoni auspici.

 
 
 

Post N° 156

Post n°156 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La visione religiosa.

“Laudato sie, mi Signore,

per Frate vento,

e per Aere e Nubilio

E Sereno e omne tempo,

per lo quale a le tue creature dai sostentamento”.

Cantico delle Creature - S. Francesco

 

 

 
 
 

Post N° 155

Post n°155 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Il Medio Evo

 

Nel Medio Evo si crede che il moto degli astri obbedisca solo alla volontà di Dio ed essendo i fenomeni atmosferici legati agli astri coerentemente anche essi Gli obbediranno. Pertanto ogni fenomeno celeste era considerato un segno da interpretare per capire le intenzioni del Creatore (es. molte stelle cadenti preannunciano un inverno rigido, il passaggio stella cometa fa prevedere venti forti o siccità) e se le preghiere non avranno effetti sarà solo colpa del maligno. In questo clima i credenti assumono un aspetto contemplativo e pregano affinché quella del Padre sia una volontà benigna.

 
 
 

Post N° 154

Post n°154 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

…e non solo

Anche se appartenente ad un periodo successivo riporto, a solo titolo esplicativo, la storia tratta in parte dal testamento redatto in data 15 gennaio 1735 dal nobile Antonio Rusca, promotore e benefattore del Santuario della Beata Vergine del Lazzaretto:

“Terribile fu la siccità nell'anno 1714 che colpì tutta la zona di Vimercate: nemmeno nei più profondi pozzi si trovava una goccia d'acqua. Alcuni pastori afflitti dalla sete e timorosi per le sofferenze dei loro animali, la sera del 19 aprile 1714 si raccolsero in preghiera nel bosco detto Brugarolo, in territorio di Ornago, intorno ad una Cappelletta dedicata alla Madonna soccorritrice delle anime del Purgatorio. Con grida e pianto imploravano l'aiuto della Regina del Cielo. Furono esauditi! Quel cielo arso e senza alcun segno precedente di umidità emanò una tale quantità di acqua che valse a confortare tutto il vicinato; da allora la fonte non si è mai più esaurita. L’Autorità Ecclesiastica, dopo regolare processo, (gli atti sono conservati nell'archivio diocesano) dichiarò questo avvenimento veramente miracoloso, l'immagine della Madonna di quella Cappellina da allora fu considerata prodigioso e subito fu venerata. A ricordo del miracolo ed in segno di gratitudine i fedeli innalzarono la bella Chiesa, che ancor oggi si ammira immersa in un boschetto di platani fra Ornago e Roncello”

L’immagine miracolosa della Madonna venne collocata sull'altare maggiore, mentre la fontana del miracolo è protetta da una grotta artificiale di recente costruzione. Il Santuario della Beata Vergine del Lazzaretto, oggi come ieri, ed a distanza di quasi tre secoli, contribuisce a tenere desta in noi la fede. In esso è testimoniata la certezza dell'aiuto che la Vergine Santissima può dare a ciascuno di noi tanto in vita quanto in morte.

 
 
 

Post N° 153

Post n°153 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Le streghe ed i  tempestari

 

“Pare che le streghe del Lancashire abbiano avuto parte nel suscitare la grande tempesta nella quale Sua Maestà corse così grave pericolo nel Mare della Scozia”.           

 

W. Pelham [lettera a Lord Conway, 1634]

 

 

Nel Medioevo si credeva nell’esistenza di un paese chiamato Magonia – paese dei maghi - da cui provenivano delle navi volanti tra le nubi, che durante i temporali caricavano per riportarle nel loro paese le messi ed i frutti dei campi, i quali al ritorno del cielo sereno apparivano spogli.

 

Alcuni credevano nei tempestari, cioè nell’esistenza di persone capaci di provocare a loro piacere temporali e tempeste. Ben presto i tempestari si raggrupparono in tempesterei.

 
 
 

Post N° 152

Post n°152 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Gli almanacchi

“...sulle probabilità del cangiamento del tempo alle fasi della luna, poiché le ha dedotte dal penoso confronto dei giorni meteorologici tenuti per quarant’ anni”                        

Abbate G.Toaldo, 1700

Nelle principali corti del Medio Evo spesso era presente un astronomo in grado di leggere il cielo ed effettuare pronostici del tempo, come ad esempio nel 1450 presso la corte di Luigi XI. Spesso questo era costretto a confrontarsi con quanto diceva il popolo, che non avendo i “potenti e sofisticati mezzi” della corte, ricorreva ai proverbi o interpretazione del comportamento animale. L’esperienza insegna che spesso a livello locale ed a breve questo tipo di pronostici fatti dalla gente del posto sono affidabili. Per questo che spesso l’astronomo si doveva sbilanciare sulle previsioni a più giorni con tutti i rischi che tale mestiere comportava.

 

 

 
 
 

Post N° 151

Post n°151 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Fu in questo periodo che qualcuno pensò di produrre i primi almanacchi anche per chi non viveva a corte; anche se possono sembrare metodologie ormai scomparse dalla notte dei tempi, tuttora alcune persone vi credono (basta pensare alle previsioni riportate sul calendario di Frate Indovino). L’idea alla base è legare i fenomeni atmosferici ai fenomeni celesti: movimento degli astri celesti, fasi della luna, eclissi, congiunzioni, etc. come nell’astrologia questi sono legati agli accadimenti umani.

A partire dal ‘500 si diffusero migliaia di testi di previsioni per tutto l’anno detti i “prognostica”, erano in latino e seguivano le regole dell’astrologia, il più popolare fu “la pratica contadina” pubblicato in tedesco e tradotto in varie lingue. Gli almanacchi successivi del ‘700 ed ‘800 divennero tascabili e sempre più diffusi riportando oltre alle previsioni del tempo anche quelle di maree, eventi astronomici e sulle feste religiose. Beniamino Franklin dal 1732 pubblicò il “Poor Richard’s Almanac” per 25 anni con la guida del tempo annuale. Le fortune degli almanacchi erano alterne a seconda del risultato delle previsioni, comunque raggiungevano tirature di diecimila copie. 

 

 

Nel 1838 Patrick Murphy predisse sul “Weather Almanac” che il 20 gennaio si sarebbe verificata la temperatura più bassa dell’inverno; fu il giorno più rigido del secolo e l’opera fu ristampata decine di volte e per decenni quell’ inverno fu ricordato come “l’inverno di Murphy”. Opere analoghe saranno successivamente pubblicate in Germania, Russia e anche in Giappone, India e Stati Uniti.

 

Nel ‘600 in Francia sembra fosse molto di moda parlare ed occuparsi del tempo coniando proverbi, in Inghilterra invece una legge del 1677 puniva con il rogo chiunque “faccia venire la pioggia o profetizzi il tempo”. La legge fu definitivamente abrogata nel 1959.

 
 
 

Post N° 150

Post n°150 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Dalle sensazioni alla misura, dalla filosofia alla fisica.

“Quelli che s ’innamoran di pratica senza scienza son come ‘l nocchier ch’entra in cavillo sanza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada”.

   Leonardo da Vinci

 

Leonardo da Vinci trovava ispirazione della sua arte e scienza nella bellezza della natura, nella sua indagine scientifica fu un precursore del metodo sperimentale. Nei suoi studi sulla fisica del volo comprese che l’aria aveva un peso ed era compressibile a differenza dell’acqua, inoltre capì il diverso comportamento dell’aria a seconda del moto laminare o vorticoso, tra i suoi studi anche la realizzazione di un anemometro ed igrometro.

E’ nel clima rinascimentale italiano che le grandezze meteorologiche, fino ad allora regno delle dispute filosofiche e “misurate” soggettivamente solo attraverso le sensazioni divengono grandezze quantificabili attraverso della strumentazione, entrando così nell’ambito delle grandezze fisiche che possono essere trattate matematicamente. In molti casi sono gli italiani ad essere i primi ad inventare la strumentazione, la storia è avvincente e ricca di dettagli, ma per le nostre finalità ci limiteremo a citare le tappe più importanti di questa “rivoluzione” culturale.

Pochi anni bastano a rivoluzionare il pensiero aristotelico che era stato il più accettato per quasi due millenni.

 
 
 

Post N° 149

Post n°149 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Una rivoluzione culturale

Nel 1612 è stato realizzato il primo termometro (ad acqua e sprovvisto di scala) per la paternità del quale avrà luogo una disputa tra Galileo Galilei e Santorio. Fu nel 1641 che gli artigiani fiorentini realizzarono un termometro ad alcool con canna e bulbo chiusi e poi nel 1646 avviarono una produzione di serie; bisognerà invece attendere il 1724 affinché il  fisico polacco Fahrenheit proponesse l’uso dell’alcool e di una scala divisa in 180 parti. Solo nel 1740 lo svedese Celsius propose una scala graduata in cento intervalli avente come punti fissi lo zero per il punto di ebollizione dell’acqua ed il cento per il punto di congelamento, fu poi il botanico Carlo Linneo a scambiare i riferimenti.

Per la pressione Galileo Galilei, nonostante fosse a conoscenza di fenomeni simili a quelli che poi diverranno famosi come “l’esperienza di Torricelli”, si limitò a spiegarli  utilizzando il principio dell”horror vacui”  Nel 1643 la comprensione del peso dell’aria e quindi della presenza di una pressione atmosferica porta Evangelista Torricelli al concepimento del primo barometro, già nel giugno 1644 ha visto realizzato il primo prototipo ad acqua da Vincenzo Viviani. Fu successivamente Boyle nel 1659 a scrivere le leggi sui gas e nel 1665 a dare allo strumento che misura la pressione il nome di barometro. Nel 1702 Leibniz realizzò il primo barometro aneroide in metallo.

Il primo strumento per la misura dell’umidità, a cui fu dato il nome di “mostra umidaria”, fu realizzato alla Corte di Ferdinando II nel 1650; successivamente nel 1783 lo svizzero Saussurre introdusse nella misura dell’umidità  l’uso dei capelli.

Nel 1639, per studiare l’abbassamento di livello del lago Trasimeno dovuto ad un prolungato periodo di siccità, il Benedettino cassinese Benedetto Castelli realizzò il primo pluviometro dell’occidente, uno degli strumenti più semplici in assoluto (un recipiente graduato) eppure nessuno ci aveva pensato.

 
 
 

Post N° 148

Post n°148 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Il Granducato di Toscana… all’ avanguardia

Una volta disponibile la strumentazione meteorologica la prima rete di misura di grandezze meteorologiche fu organizzata nel 1654 presso il Granducato di Toscana da Ferdinando II: era la nascita della meteorologia moderna. Furono distribuiti dei termometri ad una decina di stazioni in Europa comprendenti Firenze, Vallombrosa, Pisa, Bologna, Milano, Parma, Cutigliano, Parigi, Varsavia ed Innsbruck (purtroppo parte dei dati di queste stazioni non sono ancora stati trovati). Nel 1657 saranno dotate di barometri, igrometri ed anemometri con l’incarico da registrare le osservazioni per poi inviarle periodicamente a Firenze. La rete funziona fino al 1667, l’attività viene proseguita solo presso l’Osservatorio astronomico di Parigi mentre per le altre stazioni molti furono i tentativi di riattivarle ma nessuno ebbe un successo duraturo.

 
 
 

Post N° 147

Post n°147 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Il metodo scientifico.

“Il libro della natura è scritto in forma matematica”.

Galileo Galilei, Il Saggiatore

 

Grazie alle intuizioni di Galileo Galilei  venne definito il metodo scientifico, che sinteticamente consiste nella:

 

- analisi quantitativa delle osservazioni disponibili e/o dei dati sperimentali;

- descrizione puntuale degli esperimenti eseguiti e verifica della loro riproducibilità;

- formulazione di ipotesi e teorie che spieghino i fenomeni osservati ed i risultati degli esperimenti eseguiti. Di solito ciò richiede un uso di una matematica sofisticata;

- prova della validità della teoria attraverso l’ideazione e realizzazione di nuove osservazioni ed esperimenti da essa suggeriti: se i risultati sono soddisfacenti la teoria è accettata altrimenti cade.

 

La scienza può “indagare” tutto ciò che rientra nella realtà spazio-temporale (materiale) e nella sua espressione matematica; molto più vasto il campo aperto alle indagini della ragione e maggiore ancora è la realtà esistenziale dell’uomo con le sue aspirazioni, sentimenti ed il suo destino.

E’ interessante notare che il cambio di modello culturale rispetto al passato determina anche un cambio nel modo in cui saranno affrontate le sfide con la natura.

 
 
 

Post N° 146

Post n°146 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Galileo vs Orazio

 

A tal proposito possiamo confrontare il comportamento di Galileo con quello di Orazio che si vede impotente verso le avversità alle quali si può opporre solo un Dio

 

Guarda come il (monte) Soratte si erge bianco per la neve e le selve oppresse non sostengono più il peso e i fiumi si sono arrestati per l’intenso gelo. Togli il freddo mettendo abbondantemente legna sul fuoco e versa più generosamente, o Taliarco, vino puro di quattro anni dall’anfora Sabina. Il resto lascialo agli dei: quando essi avranno calmato i venti che agitavano il mare in tempesta, non si agiteranno più nemmeno i cipressi né i vecchi olmi. Non domandarti cosa potrà avvenire domani, e qualunque giorno ti conceda la sorte, consideralo guadagnato; non disprezzare, o giovane, né la dolcezza dell’amore né le danze, finché la giovinezza è lontana dalla triste vecchiaia.

 

Il punto di vista di Galileo è opposto.

 

Il gran libro della natura è scritto in linguaggio matematico e solo l’ingegno può leggerne le righe, lo scienziato è impegnato in prima persona a cercare di capire.

 

A proposito di misurabilità, all’epoca di Galileo e per molti anni a seguire si credette  che con il miglioramento delle tecnologie la precisione degli strumenti potesse crescere indefinitamente.

 
 
 

Post N° 145

Post n°145 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Dalla cinematica alle leggi della dinamica.

 

Se ho potuto vedere più lontano degli altri, è stato poggiando sulle spalle dei giganti.

            Isaac Newton

 

“Ricordiamoci che in altri tempi e in epoca non  molto lontana, una pioggia o una siccità estrema, una cometa che trascinava dietro di sé una coda molto lunga, le eclissi, le aurore boreali ed in generale i fenomeni straordinari erano considerati come segni della collera celeste. Si invocava il cielo per allontanare il loro influsso funesto. Non lo si pregava di interrompere il corso dei pianeti e del Sole: l’osservazione avrebbe presto mostrato l’inutilità di queste preghiere! Ma dato che questi fenomeni che si manifestavano e sparivano a lunghi intervalli sembravano contraddire l’ordine della natura, si supponeva che il cielo li facesse nascere e li modificasse a proprio piacimento, per punire i crimini terrestri. Così la lunga cosa della cometa del 1456 sparse il terrore in Europa, che era già prostrata dai rapidi successi dei Turchi i quali avevano rovesciato il Basso Impero. Questo astro, dopo quattro rivoluzioni, ha suscitato tra noi un interesse ben diverso. La conoscenza delle leggi del sistema mondo, acquisita nel frattempo, aveva dissipato le paure prodotte dalla ignoranza dei veri rapporti tra l’uomo e l’Universo”.

 

Halley dopo il verificarsi della previsione del passaggio della cometa a fine 1758.

 

 

Fu Isaac Newton (1642-1727) a completare la rivoluzione culturale avviata da Galileo aggiungendo degli aspetti chiave: le leggi della dinamica e della gravitazione universale che permettevano la descrizione della fisica terrestre e celeste ed il “calcolo infinitesimale” che permetteva concretamente di esprimere le leggi della fisica.  Con Newton il sogno di sostituire alla fisica qualitativa e finalistica aristotelica una fisica quantitativa e matematica si avvera concretamente.

Quando nell’800 vennero definite le tre leggi della termodinamica, si chiarì la differenza tra calore e temperatura, si approfondì lo studio delle fasi dell’acqua, le basi scientifiche per descrivere i moti atmosferici erano pronte per permettere una descrizione matematica, come fatto con eccezionali successi nell’astronomia.

Fu naturale accettare l’ipotesi “a priori” che le grandezze meteorologiche fossero continue, che il sistema atmosfera fosse di tipo deterministico e causale, che fosse possibile effettuare delle “semplificazioni” nello spirito gaileiano di “difalcare gli impedimenti” (linearizzazioni, analisi di scale, etc.) considerando il resto perturbazioni del processo fondamentale.

 
 
 

Post N° 144

Post n°144 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La mentalità meccanicista.

Il riduzionismo e la concezione deterministica.

“Tutti gli eventi, anche quelli che per la loro piccolezza sembrano non dipendere dalle grandi leggi della natura, ne sono una conseguenza altrettanto necessaria delle rivoluzioni del Sole. Per l’ignoranza dei legami che l’uniscono al sistema intero dell’universo, lisi è fatti dipendere dalle cause finali o dal caso, secondo che si producevano e si susseguivano con regolarità, o senza ordine apparente; ma queste cause immaginarie sono state successivamente allontanate assieme ai confini delle nostre conoscenze, e scompaiono completamente di fronte alla sana filosofia che non vede in esse altro che l’espressione della nostra ignoranza delle cause vere.”

” Gli eventi attuali hanno un legame con quelli che li precedono, il quale è fondato sul principio evidente che una cosa non può cominciare ad essere, senza una causa che la produca (detto principio di casualità o di ragion sufficiente)”                                       

 Pierre Simon de Laplace (1749-1827),

introduzione nel suo trattato sulla probabilità

 
 
 

Post N° 143

Post n°143 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Principio di casualita’

I successi raggiunti in campo scientifico creano un clima nel quale persone autorevoli vedono l’universo come una enorme e sterile macchina, destinata al decadimento finale determinato dal secondo principio della termodinamica.  Inoltre il determinismo assoluto assicurava che lo sviluppo di ogni sistema, quindi anche dell’atmosfera, una volta definite esattamente le condizioni iniziali poteva essere completamente determinato tramite le leggi della fisica (determinismo assoluto). Si definisce così il “principio di casualità”, che divenuto cardine della ricerca scientifica ed applicato insieme al metodo scientifico, ha permesso un rigoglioso progresso della scienza. Per il meccanicista la convinzione che la fisica permettesse di spiegare tutto era certezza, l’uomo non aveva bisogno di nessuno al di fuori di se stesso; presto però con la meccanica quantistica e relativistica più di qualche dubbio sarebbe sorto.

 
 
 

Post N° 142

Post n°142 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Gli ultimi meteorologi non matematici

 

“I momenti più belli vivono e svaniscono

Prima che sia dato loro un nome;

Come le nubi più rosa nel cielo serale

Per prime impallidiscono e scompaiono”.

           

Mary Russell Mitford, 1811

 

 

“…Perciò il mio canto alato ringrazia l’uomo che ha distinto nube da nube”.

         J.W.Goethe

 

Nel 1735 B. Franklin realizza i primi studi sull’elettricità dell’aria, nel 1783 Lavoiser e nel 1800 Dalton effettuano i primi studi sulla composizione dell’aria. Affianco a queste figure scientifiche erano ancora presenti pensatori in grado di arrivare a ciò che l’uomo non aveva fatto per secoli, senza dover ricorrere ad una descrizione matematica.

 

Per secoli l’uomo aveva osservato ed era rimasto affascinato dalle nuvole: tutte simile e mai nessuna uguale all’altra. L’affascinante sfida di riuscire a classificare qualcosa che fino ad allora sembrava il regno della soggettività ed arbitrio fu raccolta con successo da Luke Howard, un giovane meteorologo dilettante che visse in Inghilterra a cavallo tra ‘700 ed ‘800. Nel 1802 assurse a fama mondiale avendo dato per primo il nome alle nuvole, determinando ancor più il distacco tra l’antica meteorologia filosofica-astrologia e la scienza moderna.

 

Nello stesso periodo altri proposero scale simili (tra cui il famoso Lamarck), ma alla fine la classificazione di Howard divenne la più diffusa, anche grazie ad autorevoli sostenitori come lo stesso Goethe che appassionato di meteorologia pubblicò nel 1820 una lode a tale intuizione dal titolo “La forma delle nubi secondo Howard”.

 
 
 

Post N° 141

Post n°141 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La scala dei venti

“Ogni lode a Beaufort, che ha usato e introdotto questo sintetico metodo di stima approssimata tramite una scala, espressa in numeri anziché in vaghe parole, all’ inizio di questo secolo”.

Robert FitzRoy, 1863

 

Incoraggiato dal recente successo internazionale di Luke Howard, il giovane comandante di navi Francis Beaufort (1774-1857) inventò la sua famosa scala di vento nel gennaio 1806 aspettando a Portsmounth gli ordini per la prossima missione, propose una scala con 13 gradi che successivamente divennero 12.

La scala fu adottata dall'ammiragliato britannico nel 1838 ed in seguito al 1874 dal resto del mondo

Si cominciava a capire che i venti si formavano quando le masse d’aria si spostavano nel tentativo di annullare le differenze di pressione e temperature causate dalle differenze di esposizione alla luce solare delle varie parti della terra. Queste cause erano discusse a metà del XVIII secolo dal filosofo della natura George Hadley (teoria della circolazione, 1735), ma non si era ancora capita la traiettoria dei flussi d’aria in quanto questa era complicata dalla rotazione terrestre Inoltre in quel periodo venivano anche compresi i fenomeni alla base dell’innesco delle brezze di mare, di lago e di monte.

 
 
 

Post N° 140

Post n°140 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La verifica di quanto fino ad allora era stato possibile solo immaginare

 

“Povero Newton , già famoso pel sapere

I tuoi studi non faranno più scalpore

Più grandi Newton ora in cielo saliranno

Dove nuovi mondi scopriranno”.

           

Mary Alcock

 

L’invenzione della mongolfiera offre la possibilità ai meteorologici di poter andare a verificare ciò che fino ad allora era stato solo immaginato con l’illusione che ciò avrebbe portato nuovi maggiori successi e scientifici. Si realizza quello che fino ad allora era stato un sogno: dalle misura al suolo si passa all’idea di poter effettuare misure in quota.

 

Fu Gay-Lussac nel 1804 ad effettuare il primo volo per scopi meteorologici sopra Parigi, raggiunse la quota di 7000 metri. In quell’occasione fu preso un campione d’aria e fu misurata la temperatura: finalmente veniva confermato sperimentalmente che salendo di quota la temperatura diminuisce. Andamento che sarà successivamente confermato anche per la pressione.

 
 
 

Post N° 139

Post n°139 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Dal genio solitario ai primi fermenti organizzativi.

Il telegrafo e le prime carte meteorologiche

 

Nel 1750 nasce la prima associazione europea tra meteorologi, la “Royal Meteorological Society” di Londra, nel 1780 viene costituita la “Società Meteorologica Palatina” costituita da 57 stazioni in tutta Europa organizzate secondo l’esperienza della rete toscana, purtroppo con la morte del suo primo direttore e la rivoluzione francese anche questa esperienza ebbe fine.

 

L’invenzione del telegrafo nel 1832 rese possibile la comunicazione veloce dei bollettini meteorologici e quindi la possibilità di mettere tutti quelli relativi ad un orario su una carta geografica (prenderà il nome di “analisi sinottica”), su questa carta si potevano successivamente tracciare delle isobare e tentare una previsione.

Con la nuova tecnologia si ha anche un cambiamento dal punto di vista concettuale: il fenomeno meteorologico che finora era stato uno studiato partendo solo da un punto di vista locale (o Euleriano) diviene un “individuo” che è possibile analizzare nei suoi spostamenti (punto di vista sostanziale o Lagrangiano).

 

Naturalmente le carte tracciate all’ epoca apparivano  “diverse” dalle attuali, su di esse non sarebbe stato possibile tracciare i “fronti” perché i dati erano così pochi che le variazioni delle grandezze meteorologiche alla maggior parte dei meteorologi sembravano avvenire con gradualità. All’epoca si prevedeva il brutto tempo nelle zone di bassa pressione ed il bello nell’alta, modalità ancora oggi utilizzata sui barometri in vendita presso gli ottici, dove al valore della pressione viene associato un tipo di tempo.

 
 
 

Post N° 138

Post n°138 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Un servizio meteorologico

 

Ormai gli strumenti erano stati inventati, le telecomunicazioni permettevano scambi d’informazione veloci e la teoria aveva fatto molti passi in avanti, tutto sembrava pronto affinché si passasse dall’ambito scientifico ad un servizio meteorologico finanziato al fine di svolgere un’attività continuativa. 

Si dovette però aspettare il 1854 quando una tempesta durante la guerra di Crimea distrusse la flotta franco-inglese, solo allora fu dato incarico a U. Le Verrier di organizzare e dirigere il servizio meteorologico. La rete di osservazione voluta da Le Verrier si trasformerà in quella odierna con continuità.

 

In Italia il 1 luglio 1855 il grande astronomo reggiano Padre Secchi riesce a mettere a regime la modesta rete dello Stato Pontificio, l’intuizione che la meteorologia avrebbe avuto un grande sviluppo l’impegna nel progetto di realizzare una stazione automatica. Lavorando per dieci anni realizzò il primo meteografo che venne esposto nel 1867  a Parigi e riprodotto in dieci esemplari; quello inviato a Cuba funzionò perfettamente almeno fino al 1903.

 

Intorno al 1850 molte stazioni meteorologiche effettuavano misure ed osservazioni in Europa, ma mancava un’organizzazione comune fra stati capace di coordinare, standardizzare l’attività di misura e regolare gli scambi dei dati tra tutte le  nazioni, anche fra quelle che in altri campi evidenziavano forti contrasti. Per la nascita di tale organo non era sufficiente la volontà del mondo scientifico, ma soprattutto erano indispensabili delle necessità economiche e sociali.

 
 
 

Post N° 137

Post n°137 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La cooperazione e le organizzazioni meteorologiche.

 

“Scienza senza frontiere per lo studio sincrono di un’atmosfera senza confini”

                                                                      

Nel 1853 viene organizzato, con la partecipazione di dieci nazioni, un convegno di meteorologia marina dove si auspica un accordo sullo scambio d’informazioni meteorologiche indispensabili per il traffico marittimo commerciale di quegli anni. Si dovrà però attendere il 1873 affinché nasca l’”Organizzazione Meteorologica Mondiale” allo scopo di dare gli standard per le osservazioni e regolare lo scambio dei dati fra i servizi meteorologici nazionali nati dopo l’invenzione del telegrafo. La sua attività sarà interrotta con la seconda guerra mondiale e riprenderà solo nel 1919 con la novità principale dell’attenzione verso la meteorologia aeronautica, vista ancora come  un’attività pioneristica.

 
 
 

Post N° 136

Post n°136 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

WMO – WCP – GAW

 

Il 23 marzo 1950 sotto la spinta delle necessità dell’attività di volo che stava subendo una forte crescita nel settore commerciale, viene costituita l’’organizzazione mondiale della meteorologia” (WMO), con il programma principale di organizzare e standardizzare le osservazioni e comunicazioni tra servizi meteorologici al fine di costituire un sistema che garantisca una “veglia sul tempo” sull’intero globo. In effetti in quegli anni si ha una riorganizzazione delle stazioni al suolo, uno sviluppo di quelle in quota e  durante alcuni periodi della guerra fredda erano attive delle navi “meteorologiche” stazionarie in punti fissi dell’oceano

Dalla misura delle grandezze meteorologiche effettuate per la navigazione aerea, marina e per le previsioni del tempo, nel corso degli anni seguendo le istanze socio-economiche delle nazioni partecipanti all’ Organizzazione sono stati attivati programmi in altri settori tra i quali dobbiamo certamente ricordare: il “world climate program” (WCP)  per lo studio del clima nel 1972 ed il “global atmosphere watch”(GAW) per il controllo della composizione dell’atmosfera nel 1989

 

Per quanto riguarda l’Italia, come breve storia delle organizzazione nate con scopi meteorologici, si deve ricordare che nel 1876 viene costituito il “Regio Ufficio Centrale di Meteorologia” presso il Ministero dell’Agricoltura, nel 1881 viene costituita la “Società Meteorologica Italiana” fondata da Padre Denza a cui partecipavano 250 osservatori privati, nel 1902 viene costituito un servizio aerologico con una “sezione presagi” ed infine che nel marzo 1925 viene costituito il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica.


 
 
 

Post N° 135

Post n°135 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La “teoria dei fronti”

 

“Ma riguardo alla fisica, ben presto ho imparato a fiutare le piste che conducono al cuore della conoscenza, e a non curarmi di tutto il resto, della moltitudine di cose che ingombrano la mente, e la distolgono dall’essenziale. Il difficile era, naturalmente, che uno doveva ammucchiare tuto ciò nella propria mente in vista dell’esame, che piacesse o no”.

 

Albert Einstein

 

Il primo scienziato ad intuire i meccanismi di formazione dei sistemi meteorologici fu R. Fitz-Roy, il quale nel 1863 nel suo libro “Weather book” parla di vortici ciclonici che si formano all’incontro di masse d’aria con origini diverse, polare e tropicale.

 

Tuttavia la teoria non ebbe il successo meritato perché l’idea era valida per la zona temperata mentre aveva pochi risultati per le zone tropicali dove lo svolgersi dei commerci coloniali imponevano la maggior attenzione. Nonostante le intuizioni sullo sviluppo dinamico dei cicloni da parte di Hann, Ferrel ed Assman la situazione di mancato progresso scientifico durò fino alla prima guerra mondiale, che portò un aumento delle stazioni di osservazione ed a uno sviluppo delle telecomunicazioni.

 
 
 

Post N° 134

Post n°134 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La scuola norvegese

Nel 1904 W. Bjerkness, il più autorevole di una schiera di scienziati norvegesi che successivamente divennero noti come “scuola di Bergen” o “scuola norvegese”, affermò che per una razionale soluzione del problema della previsione del tempo era necessaria la conoscenza sufficientemente accurata dello stato dell’atmosfera ed una conoscenza altrettanto accurata delle leggi che ne regolano l’evoluzione. A quel tempo erano già conosciute le leggi fisiche e dinamiche che regolano lo stato dell’atmosfera enunciate da Helmholtz nel 1854 e le leggi della termodinamica enunciate ad inizio secolo. Le equazioni di interesse meteorologico erano: legge dei gas, leggi di conservazione della massa e dell’energia, legge dell’equilibrio idrostatico, legge di conservazione del momento angolare della quantità di moto. La soluzione analitica delle equazioni non era possibile, così si ricorse alle differenze finite ed a metodi grafici. Bjerknes fu il primo a cimentarsi con metodi grafici che poi si estesero alla meteorologia sinottica introducendo il concetto di “fronte” che rivoluzionò la meteorologia fra le due guerre. Nonostante i pochi dati e mezzi a disposizione era riuscito ad immaginare ciò che poi si sarebbe visto dopo quasi novanta anni dopo con i satelliti.

 

La “teoria dei fronti”, con alcuni perfezionamenti, ancora oggi è utilizzata nell’analisi sinottica delle carte che poi abitualmente vediamo sui mass-media.

 
 
 

Post N° 133

Post n°133 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

I primi modelli e l’arrivo dei calcolatori

 

“Le scienze non cercano di spiegare, non cercano nemmeno di interpretare: si limitano a costruire modelli”.

                John von Neumann

 

Fu L.F. Richardson che cercò per primo di risolvere le equazioni che descrivevano il moto dell’atmosfera, tanto che negli anni ‘20 propose di risolverlo “a mano” utilizzando 64.000 persone. A scopo dimostrativo tentò una previsione di alcune ore sull’Europa centrale utilizzando i dati iniziali disponibili e svolgendo personalmente i calcoli a mano per un anno. 

Il risultato fu così scoraggiante che per più di 20 anni la sua proposta fu abbandonata: rispetto ad una pressione che rimaneva stazionaria aveva previsto un aumento di 145 hPa. L’errore fu attribuito alla scarsità dei dati iniziali, in realtà anche le modalità di calcolo utilizzate non erano soddisfacenti.

 
 
 

Post N° 132

Post n°132 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La fabbrica delle previsioni.

 

 “..Sulla sommità vi siede il responsabile di tutto l’insieme, circondato da numerosi assistenti e messaggeri. Uno dei compiti del responsabile consiste nel far sì che tutte le parti del globo mantengano una velocità di progressione costante… puntando un raggio luminoso rosa in direzione delle regioni che sono in anticipo e uno blu verso quelle in ritardo..”.

 

 L.F. Richardson

 
 
 

Post N° 131

Post n°131 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La scala dei moti

 

Gli studi però continuarono spinti anche dalle possibili applicazioni in campo aeronautico che in quel periodo stava nascendo; nel 1930 cominciò a diffondersi tra i meteorologici l’idea di considerare la “scala dei moti” in maniera da tener conto solo dei processi più importanti. Uno dei pionieri fu C.G.Rossby, che era stato allievo di Bjerknes, il quale considero delle ipotesi che nonostante sembravano irrealistiche approdarono a sorprendenti risultati, si doveva però ancora aspettare l’arrivo dei calcolatori per dare frutti pratici.

 
 
 

Post N° 130

Post n°130 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

ENIAC

Grazie a J. Von Neumann nel 1950 fu realizzato uno dei primi calcolatori (ENIAC) all’università di Princeton allo scopo di effettuare delle previsioni numeriche. Del gruppo faceva parte J.G.Charney ed utilizzando un sistema meno complesso di Richardson ottenne dei risultati incoraggianti. Intanto durante la guerra l’utilità di conoscere l’informazione durante le trasvolate atlantiche fece aumentare gli sforzi scientifici nel settore, ed un risultato importante fu l’aumento delle misure in quota e la scoperta delle “correnti a getto”.

 
 
 

Post N° 129

Post n°129 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

L’uomo tecnologico

 

“Chi continua a pensare che la tecnologia ci insegnerà a fare meglio le cose che abbiano sempre fatto, limitandosi a facilitarle, non ha capito la portata del cambiamento che abbiamo di fronte. Quando fu inventato il motore a reazione, non si pensò di metterlo sulla carrozza, ma furono inventati nuovi mezzi, gli aeroplani”

            Symour Paper - esperto di I.A. del MIT 

 

 

 

La prima vera previsione numerica  fu sviluppata in Svezia nel 1954 e l’anno successivo negli Stati Uniti utilizzando un modello messo a punto da G.P.Cressmann.

 

E’ possibile capire il clima scientifico di quel periodo rileggendo il discorso del 24 aprile 1963 fatto dal Presidente della “Royal Meteorological Society” H.L.Penman:

 

”un rapido sguardo a qualunque periodico di meteorologia fa pensare che condizione necessaria per la pubblicazione di un lavoro sia che esso contenga alcune equazioni matematiche. Non che sia condizione sufficiente – benché la lettura non dissipi sempre questa illusione - ma insomma il primo vero passo verso la rispettabilità meteorologica è quello di mettere giù una equazione”.

 
 
 

Post N° 128

Post n°128 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Centro europeo per le previsione a media scadenza

 

Ad iniziare da quegli anni il costo della tecnologia è divenuto talmente alto che le nazioni per affrontarlo, ove possibile preferiscono consorziarsi.

E’ seguendo questi intendimenti che nel 1975 viene approvata la creazione del “Centro europeo per le previsione a media scadenza” (ECMWF), che diverrà operativo nel 1977. Qui si provò per primi a rendere operativi gli studi fatti presso il GFDL (Geophysical Fluid Dynamics Laboratori) da Kiku Miyakoda, che aveva per primo dimostrato la possibilità di produrre previsioni molto al di là dei 1-2 giorni a patto che le condizioni iniziali fossero state ben definite e di disporre di un modello completo con un adeguata risoluzione verticale ed orizzontale.

Il centro fu il primo nel 1979 ad emettere previsioni quotidiane a 7 giorni utilizzando un computer CRAY-1, attualmente utilizza uno dei più potenti calcolatori al mondo per ricevere circa 100 milioni di messaggi giornalieri ed elaborare delle previsioni meteorologiche due volte al giorno.

 
 
 

Post N° 127

Post n°127 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

I satelliti e l’ osservazione dallo spazio

Nel 1986 viene lanciato il primo satellite europeo per la meteorologia, chiamato Meteosat, nato dall’agenzia EUMETSAT.

 

L’osservazione dallo spazio è utile, ma deve essere integrata e completata dalle altre misure più tradizionali effettuate in quota ed al suolo, purtroppo non di rado è possibile trovare sofisticati e costosi apparati elettronici utilizzati per effettuare in modo più veloce e comodo le stesse misure (con eguale cadenza temporale e qualche volta minore affidabilità) effettuate in passato dalle stazioni manuali. 

 
 
 

Post N° 126

Post n°126 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Dall’epoca della “scarsità”a quella della “qualità”.

 

Il tempo delle scelte: dall’epoca della certezza a quella del rischio.

 

Alla ricerca dell’’affidabilità” dell’informazione.

 

“Innanzitutto di a te stesso chi vuoi essere; poi fa ogni cosa di conseguenza”.      

Epitteto

 

“L’azione ha luogo… come prodotto… del sistema di aspettative”.         

D. Silverman

 

Una previsione è tanto più utile quanto più precisa; ma la probabilità che sia errata aumenta con la precisione, rendendola non solo inutile ma anche pericolosa.

C.S.Gray – Paradosso della Precisione

 

 

“Perciò, da un punto di vista (neo) bayesiano le teorie influenzeranno la pratica in tanto in quanto influenzeranno le valutazioni delle probabilità pertinenti alla formazione della decisione in questione”.                                  

S. Morini

 

 

Nel settore meteorologico, come per tutti gli altri settori dove avviene una produzione di prodotti o servizi, l’ultimo secolo ha segnato il progressivo passaggio da un’epoca della “scarsità” ad una “dell’abbondanza”, dall’epoca in cui la quantità era fondamentale a quella in cui la “competizione” si svolge sul fattore qualità.

Tale fenomeno è avvenuto anche per i dati meteorologici: da un’epoca dove questi erano molto pochi e difficilmente reperibili, si è passati[1] ad una disponibilità “real-time” di un gran numero di dati sui quali si desiderano effettuare elaborazioni ed analisi approfondite, che per fornire risultati attendibili richiedono richiedono delle garanzie sul dato di base.



[1] Grazie allo sviluppo nelle telecomunicazioni e dei sistemi automatici di misura.

 
 
 

Post N° 125

Post n°125 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

I dati sono di qualità quando soddisfano i requisiti dettati dallo scopo per cui sono prodotti. Quindi lo scopo di un’organizzazione che fornisce un supporto di tipo meteorologico è assicurare che i dati soddisfino i requisiti (per incertezza, risoluzione, continuità, omogeneità, rappresentatività, tempestività, formato, etc.) per le specifiche applicazioni ad un costo minimo praticabile. I dati buoni non necessariamente sono eccellenti, ma è essenziale che il loro requisito di qualità sia noto e dimostrato.

Senza un sistema che garantisca il grado di attendibilità delle informazioni queste debbono essere utilizzate come di qualità incerta o sconosciuta e la loro utilità deve essere inevitabilmente degradata. Solo le informazioni/dati ben definiti (di cui si conosce errore, data di calibrazione, tipo di strumento con cui si è effettuata la misura, formazione del personale, etc.) sono tali da poter effettuare elaborazioni affidabili che possono trasformare l’incertezza in Rischio Misurabile e così portare a scelte prudenti.

 
 
 

Post N° 124

Post n°124 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Controllo di qualità

Per quanto riguarda l’uso delle previsioni, la mancanza di un “controllo di qualità” che informi gli utenti sul grado di affidabilità obbliga spesso inconsapevolmente all’utente stesso di ottenerlo utilizzando la propria esperienza e/o ricavandolo in base all’autorevolezza del fornitore (spesso si sente dire “l’ha detto la Televisione”). Questo rende possibile che qualche ignaro spettatore riponga più fiducia nella previsione di un aumento di temperatura di 2°C tra 100 anni che tra due giorni.

 

Il processo di diffusione del grado di attendibilità della previsione e dell’errore associato al valore previsto, oltre a favorire l’utente, implicherebbe degli effetti sull’immagine della meteorologia (il modo di proposta sarebbe differente dall’oroscopo). Se ciò non avverrà per alcune persone il meteorologo resterà colui a cui chiedere d’estate se è normale che faccia così caldo e d’inverno viceversa.

 
 
 

Post N° 123

Post n°123 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

L’atmosfera è “globalizzata” e perde la memoria (la teoria del caos)

Previsioni Numeriche: nuovi approcci

“..il battito delle ali di una farfalla in Brasile può provocare una tromba d’aria in Texas”

Edward Lorenz e il “butterfly effect”

Nella misura in cui le leggi della matematica si riferiscono alla realtà non sono certe. E nella misura in cui sono certe, non si riferiscono alla realtà”

A.Einstein (Geometry and Experience)

“La scienza può dimostrare solo che una teoria è sbagliata, ma non che è giusta”.         

K. Popper

“Oggi si può finalmente dire, semplificando un poco, che il nostro interesse si è spostato dalla sostanza alle relazioni, alla comunicazione, al tempo”.                          

I. Prigogine

All’inizio degli anni ’60 il meteorologo Edward Lorenz stava studiando il problema della prevedibilità del tempo meteorologico, utilizzando un semplice modello ottenuto semplificando sensibilmente l’equazioni fondamentali di moti e processi atmosferici.

Dall’analisi dell’evoluzione temporale del modello si evinse che già un semplice sistema descritto da equazioni non lineari, è sensibile alle condizioni iniziali[1] divenendo un sistema caotico.

Dall’impossibilità pratica e teorica di determinare lo stato iniziale con una precisione infinita discende la sostanziale imprevedibilità del sistema al di là del breve periodo, quindi ulteriori affinamenti dei nostri modelli “deterministici” porteranno miglioramenti sulla breve scadenza ma non sulla lunga.

Tali deduzioni sono confermate anche da una verifica sull’attendibilità pratica delle previsioni effettuate dall’ECMWF su 15 anni di attività (dal 1980 al 1995), è stato concluso che grazie al miglioramento della definizione delle condizioni iniziali, potenza di calcolo e metodi di parametrizzazione, si è verificato un miglioramento sensibile sui primi 5 giorni mentre è solamente minimo sulla parte finale della previsione.

La situazione non ha buone prospettive se resta solo l’approccio deterministico.

 
 
 

Post N° 122

Post n°122 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

La teoria del caos

Nella “teoria del caos” spesso viene citato l’”effetto farfalla” enunciato da Lorenz per la prima volta il 29 dicembre 1979 alla Conferenza annuale della “American Association for the Advancement of Science”, incuriosisce notare che tale effetto rende un  l’atmosfera un sistema “globalizzato”[1] dove anche piccole variazioni possono determinare pesanti effetti sull’intero sistema.

Altro aspetto importante della “teoria del caos” è che gli “attrattori” divengono caratterizzanti alcuni sistemi, cioè degli stati a cui il sistema tende nel tempo a seconda del variare anche dei parametri esterni.

 

Altra fondamentale e rivoluzionario concetto legato alla “teoria della complessità” è l’auto-organizzazione” esistono sistemi orientati all’obiettivo indipendentemente dalle condizioni iniziali (molteplici sono gli esempi biologici, sociali, economici, etc.), capaci di migliorare le proprie prestazioni senza aiuto esterno.



[1] Una delle caratteristiche della “globalizzazione” è che le relazioni che collegano località distanti fanno sì che eventi locali vengono determinati da eventi che si verifichino a migliaia di chilometri di distanza e viceversa (Giddens, conseguenze della modernità).

 
 
 

Post N° 121

Post n°121 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Nuovi approcci

Vista la complessità nella descrizione dei sistemi si sono tentati nuovi approcci nella realizzazione dei modelli per le previsioni, molte speranze aveva suscitato l’uso di nuovi sistemi più o meno sofisticati (reti neurali, automi cellulari, fuzzy-logic,etc) che potessero apprendere da soli dalle esperienze del passato (utilizzando così anche l’enormità di dati disponibili) in modo da effettuare delle previsioni senza dover pensare alla descrizione matematica del fenomeno. Oggi questi sistemi rimangono applicati con successo in alcuni settori e spesso hanno assunto la denominazione di “sistemi di supporto alla decisione”. A livello di riflessione l’adozione di questi nuovi sistemi porta alla luce una tendenza della nostra epoca, l’importante non è più capire il perché delle cose ma basta il come.

 
 
 

Post N° 120

Post n°120 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

 “Weather-modification”

Se conosci il nemico e conosci te stesso, la  vittoria non sarà mai in pericolo. Se conosci il territorio e conosci il tempo, la  vittoria sarà assoluta e con il minimo di perdite.

Sun Tzu 850 a.C.

Nel settore bellico la conoscenza del tempo presente durante la battaglia è stata sempre importante, in alcuni casi l’uso di tale informazione è stata determinante.

Ma è durante la prima guerra mondiale con, la provocazione artificiale di valanghe tramite l’artiglieria, che l’ambiente comincia ad essere utilizzato come un’arma. Durante la seconda guerra mondiale, precisamente durante il bombardamento di Amburgo e Dresda, ci si accorse involontariamente della possibilità di poter modificare il clima su una zona. Infatti a seguito degli incendi provocati dalle bombe al fosforo, era stata richiamata aria verso le zone incendiate provocando venti fino a 200 Km/h che causarono distruzione e morte peggiori di quanto avvenuto ad Hiroshima e Nagasaki con l’esplosione nucleare (il fenomeno fu detto “fire storm”).

 

 
 
 

Post N° 119

Post n°119 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

L’ arma ambientale

A partire dagli anni ‘60 si affianca al desiderio di prevedere il tempo anche quello di modificarlo volontariamente a proprio favore in battaglia; all’epoca non si parla di “modificazione del tempo” ma di “controllo del tempo”. 

Sono i primi segnali dell’invenzione  di una nuova arma detta “ambientale”, che affiancherà le più note armi convenzionali, batteriologiche, chimiche e nucleari, famosa recentemente  quando il regime di Saddam l’ha utilizzata in Iraq incendiando i pozzi petroliferi.

 
 
 

Post N° 118

Post n°118 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Operazione Popeye

Le prime notizie dell’utilizzazione di tecniche di “weather modification” in battaglia  risalgono alla guerra del Vietnam, quando l servizio meteorologico USAF utilizzò aerei WC-130 per inseminare nuvole e causare forti piogge allo scopo di rallentare i rifornimenti logistici che venivano trasportati lungo il sentiero di Ho Chi Minh. La missione in codice era detta “Operazione Popeye” ed iniziò nel 1967 per finire nel 1972, lo scopo era peggiorare l’effetto delle operazioni più convenzionali di bombardamento.

 

Altre operazioni di “weather modification“ furono attivate per dissolvere la nebbia dalla base marines di Khe-San assediata dai Viet Cong. Solo all’inizio degli anni ’70 i media rivelarono al grande pubblico l’esistenza di questo tipo di operazioni per il controllo del clima (contemporaneamente portate avanti anche dall’ URSS, Israele, etc).

 
 
 

Post N° 117

Post n°117 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Una superarma meteorologica

In quegli anni l’URSS era preoccupata per la nuova “superarma meteorologica” che si credeva  messa a punto dagli americani, tanto che sembra tale problema fu argomento di discussione nell ’incontro tra Nixon e Breznev il 3 luglio 1975 a Mosca.

L’indagine sull’argomento avviata dal Congresso USA nel 1978, contribuì alla decisione dell’Assemblea delle Nazioni Unite di giudicare indispensabile dover raccomandare al “Comitato per il Disarmo” di Ginevra di approntare quanto prima un testo per impedire ogni intervento sull’ambiente naturale e sul clima a scopo bellico.

Era un modo per non pregiudicare la sicurezza internazionale, nonché il benessere e la salute degli esseri umani (trattato che per alcuni è stata la conferma indiretta dell’esistenza di tali armi meteorologiche).

 
 
 

Post N° 116

Post n°116 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Non era fantascienza!

 

Almeno a livello teorico si parlava di possibili azioni che sembrano tuttora fantascientifiche:

 

- provocazione di un temporaneo “buco” dell’ozono con fenomeni chimici e/o fisici su una determinata area;

- fusione dei ghiacci polari modificando l’albedo (potere riflettente) a mezzo di una polvere scura, rendendo anche le zone più calde ed ospitali;

- raffreddare o scaldare zone del pianeta tramite l’immissione di gas ad effetto serra, aerosols, etc.;

- spargimento di prodotti chimici su vaste aree oceaniche per evitare l’evaporazione e quindi diminuire la probabilità di formazione di violenti uragani nelle zone tropicali;

- cambiamento delle condizioni climatiche di vaste zone climatiche deviando la corrente del golfo o sbarrando lo stretto di Bering.

 
 
 

Post N° 115

Post n°115 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Sky Fire Project

 

In quell’epoca molti progetti di ricerca furono stati finanziati e tra questi è da segnalare quello  per il controllo dei fulmini (project sky fire) e quello per la comprensione e controllo dei tornado. Oggi il sogno di “ordinare il tempo” anziché prevederlo ha perso parte delle illusioni iniziali, ma per alcune nazioni ricopre ancora un’importanza strategica.

 

Ad esempio nella visione strategica della forze aeree americane per il 2025 si prevede che oltre al “dominio dell’aria” sarà fondamentale sviluppare le “capabilities” tali da raggiungere il dominio dello spazio, dell’informazione e del tempo locale, (l’espressione usata è “in 2025 we can ‘own the weather’.”) anche a seguito di studi di geopolitica i quali prevedono la futura nascita di contrasti tra nazioni non più solo per il controllo delle risorse energetiche ma anche per l’acqua.

 
 
 

Post N° 114

Post n°114 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Applicazioni civili… discutibili!

Contemporaneamente alle militari si sono sviluppate anche applicazioni civili della “weaher modification”. Tra le recenti azioni possiamo ricordare quella per contrastare la siccità in Sicilia nel 2002 oppure quanto fatto al G8 di S. Pietroburgo del 1 giugno 2003 per tenere lontano la pioggia dal vertice (nonostante i nove aerei impegnati il vertice è stato comunque bagnato).

 

Fa riflettere negli ultimi decenni la possibilità dell’uomo di mettere in atto interventi tali da poter sconvolgere l’intera atmosfera, le persone cominciano a domandarsi  se tutto ciò che è scientificamente e tecnologicamente fattibile lo è anche eticamente (problema divenuto ancor più evidente in tutti i campi della bioetica)

 
 
 

Etica della conoscenza…

Post n°113 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Risorsa o no?

 

Quanto sopra riportato sulla “weather modification” ed in egual misura per i cambiamenti climatici, è la constatazione che lo stesso uomo è poi libero di far divenire le sue stesse conoscenze uno strumento che può essere risorsa (se usate secondo un’etica) o pericolo (se usate con scopi utilitaristici) per il Creato a seconda dei fini che si pone.

 
 
 

Post N° 112

Post n°112 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

Questo può far venire in mente  quanto scritto dalla Conferenza Episcopale Italiana:

 

 “Quanto più cresce la potenza dell’uomo, tanto più si estende ed allarga la sua responsabilità”, più che proprietario lui è amministratore e deve rendere conto. Possiamo le cose a nostro vantaggio, ma sviluppando  perfezionando una finalità già data. Dobbiamo inoltre considerare il bene delle future generazioni e non solo le nostre, si tratta di utilizzare con responsabilità le risorse della natura per soddisfare i propri bisogni, quelli della famiglia e della società. E’ l’impresa grandiosa della scienza e del lavoro per umanizzare il mondo, farne la degna dimora dell’uomo, una casa di libertà e pace”.

 
 
 

CONCLUDENDO….

Post n°111 pubblicato il 22 Marzo 2007 da uomo_ambiente

 

 

 

Uomo “custode” o “stregone” del mondo?

”Il lavoro umano,

essendo una cooperazione all’azione creatrice e ordinatrice di Dio,

non deve distruggere, ma sviluppare l’ordine  

posto dalla divina Sapienza  nel mondo creato.

La natura può e deve essere utilizzata a scopi umani,

ma deve anche essere contemplata e rispettata:

allora essa diventa «una dimora di Pace»”

(Is 32,18)

 

 

 
 
 
 
 

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