Strappare un...

Post N° 22


Antonio Ballero Il mio tributo ad un grande pittore spesso dimenticato che seppe rappresentare la sua terra con grande drammaticità e realismo…Pittore e scrittore. Nacque a Nuoro nel 1864 e compì gli studi classici a Cagliari. Ventenne, scrisse il romanzo Don Zua e il racconto Vergini bionde che vennero pubblicati dall’editore Dessì di Sassari nel 1894. Collaborò con diverse riviste e quotidiani, sia locali che nazionali, con articoli e recensioni. La sua vera passione fu però la pittura, alla quale cominciò a dedicarsi in modo totale, seppur tardivo, all’età di trent’ anni. A questo scopo si accontentò di lavori spesso umili e poco remunerativi, ma che gli diedero la libertà di trovare l’ispirazione vagabondando per le campagne sarde e studiando tradizioni e paesaggi. Amò riprodurre, infatti, nelle sue tele, scene di vita della sua terra, feste, balli, gare poetiche, costumi, paesaggi. Il forte legame con l’isola non gli impedì tuttavia di sviluppare interessi più ampi e di viaggiare per gallerie d’arte e musei d’Italia, venendo così a a conoscere le opere dei grandi artisti. Il suo percorso d’artista è in sintonia con le correnti predominanti del tempo (dal verismo al divisionismo), alle quali però non si conformò mai supinamente, ma che reinterpretò, adeguandole alla propria sensibilità. E’ il caso delle Primavere barbaricine, pitture puntinistiche dei primi anni del Novecento, e dei disegni a penna realizzati nello stesso periodo, dove ghirigori e grovigli di segni rappresentano con un singolare effetto di chiaroscuro gli uomini della Barbagia. Intorno al 1911-1912 ritornò alla tecnica veristica delle origini (Contos de focile, Veglia funebre).   Sollecitazioni culturali e artistiche gli vennero dai contatti con illustri conterranei, come Francesco Ciusa, Sebasiano Satta e Grazia Deledda; ma intrattenne una fitta corrispondenza anche con altri artisti italiani e stranieri: Vittorio Turati, Giuseppe Pellizza da Volpedo e, soprattutto, Eduardo Chicharro, uno dei pittori costumbristi spagnoli che avevano soggiornato per qualche tempo, facendo scuola, nel paese barbaricino di Atzara, ai primi del Novecento, e dai quali il Ballero era stato fortemente influenzato. L’artista partecipò durante la sua carriera artistica a numerose esposizioni (tenne anche alcune personali), ottenendo lodi e riconoscimenti: il suo Autoritratto al sole fu molto apprezzato alla Quadriennale di Torino, nel 1908, tanto da essere poi riprodotto, accompagnato da un lusinghiero commento, nella Enciclopedia Sonzogno. Espose anche a Genova, Firenze, Milano, Torino, Monza (dove, nel 1924, alla mostra del ritratto femminile ottenne il diploma d’onore), Sassari, Cagliari. Due suoi disegni, esposti alla Quadriennale di Torino nelle edizioni del 1917 e del 1923 (Il Conciliatore), vennero acquistati dalla Società Promotrice delle Belle Arti. Morì a Sassari nel 1932.