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Storia e segreti del primo giornale che quando lo tocchi fa tin tin ...


Si è detto e si dirà che è facile mettere insieme Marco Travaglio, Peter Gomez, il magistrato Bruno Tinti e tutti gli altri, beatificare sulla montagna gli assetati di giustizia (Mt 5,6) e impartire quella lezione di giornalismo militante che un pezzo d'Italia vuole sentirsi fare, e par la quale lo stesso pezzo d'Italia è pronta a pagare preventivamente.Un giornale di notizie e di idee, dunque, ma che il direttore si cura di smarcare dall'etichetta di rifugio forcaiolo per nostalgici del 1992: 'Guarderemo ciò che succede e in base a questo faremo il giornale'.Non lo è Padellaro, per cui 'se avessimo fatto il giornale di Di Pietro avremmo chiesto i finanziamenti al partito di Di Pietro'; non lo sono gli altri, che parlano della libertà d'informazione con una carica ideale che farebbe felice Marshall McLuhan.Al Foglio Di Pietro conferma di essersi già abbonato al Fatto ('Lo leggerò tutte le mattine, prima degli altri giornali') e si aspetta da Travaglio e soci un grosso contributo nella battaglia per la libertà di stampa: 'Soprattutto perché - ricorda Di Pietro - è l'espressione di un editore puro, una cosa praticamente inedita in Italia'. Fonte:<br>http://www.ilfoglio.it/soloqui/3373