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Silvio si cancella dall'inno "Meno male che noi ci siamo"


CON il suggello della più autorevole ufficiosità, Libero ha ieri annunciato in prima pagina che "Berlusconi cambia musica", nel senso che dall'alto del suo potere ha stabilito di mutare in realtà, più che la musica, le parole del celeberrimo "Meno male che Silvio c'è", definito "l'inno" del Pdl, anche se su questo non si ricorda un pronunciamento formale - ma pazienza: i movimenti carismatici vivono più di effervescenza creativa che di regole pattuite e messe ai voti. La stessa Patrizia D'Addario nelle sue fresche memorie, "Gradisca, presidente" (Aliberti) racconta che dopo la proiezione protocollare di alcuni lunghi e noiosi filmati su G8 e Bush, una mano caritatevole offrì alle gentili ospiti la visione "di un documentario in cui si canta 'Meno male che Silvio c'è', e tutti nella stanza cominciano a cantare con le braccia alzate e fanno la ola" (lei no, e anche per questo si fa notare da Silvio, tiè). Con tutta probabilità si tratta di quel fantastico video elettorale che compare anche in Videocracy e nel quale, trascinati dall'onda emotiva della canzone composta da Andrea Vantini nel 2002 con il titolo "A Silvio" e riaggiustata nel 2008 nella versione che sta per cambiare, comunque si possono ammirare alcuni rappresentanti della società civile, un gelataio, un maestro, delle mamme, dei tassinari, degli addetti a un call-center, oltre a una serie di giovani anche abbastanza scatenati tra cui spicca pure di profilo la bella portavoce del club napoletano "Silvio ci manchi", che scendono la gradinata del colosseo quadrato dell'Eur e a gran voce invocano il nome battesimale del leader. Da questo punto di vista la deliberazione annunciata ieri da Libero, quella specie di sorprendente rinuncia dell'ego e di generosa accettazione di una dimensione più collettiva dell'agire politico, può perfino intendersi come un messaggio di buona volontà nei confronti di Fini. Source: Continue reading »