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La morte a Murcia


Neanche per andare a visitare i luoghi da Spagna profonda in cui si snoda il video di Nunca estàs a la altura, la miglior canzone del loro disco d'esordio (Tù hoguera està ardiendo), perchè un anonimo commentatore segnala su youtube che in realtà si tratta di Elche, cittadina di mare della limitrofa provincia di Alicante, e insomma, se anche loro decidono di non ambientare a Murcia il loro video, perchè dovrei sprecarci io un fine settimana' Il maestoso complesso che oggi ospita il lussuoso parador, un pugno di palazzi baronali, chiese e conventi, lo sghembo porticato della tipica plaza mayor, più che spiccare quali vestigia di un passato glorioso, cattolico e signorile, sembrano risucchiate dal contesto moderno, anonimo e povero, e più che ad interrogarsi sul senso della vita e della morte, i negozi di salumi, olio e formaggi spingono all'edonismo più sfrenato, almeno quello gastronomico. E così dormimmo nel castello che ospita il parador di Jarandilla de la Vera, leggendo il giornale negli stessi saloni in cui Carlo V si era fermato a riposare; percorremmo la carretera che unisce come puntini in un gioco enigmistico tutti i paesini dimenticati della valle, con i peperoncini appesi ai balconi appoggiati su pericolanti colonne di legno, le pareti ricoperte dall'eternit e le botteghe ricolme di conserve di pomodori, marmellate, mieli, formaggi, castagne, morcillas patateras e pimentòn; attraversammo piccole cascate (le chiamano gargantas, le gole), tappeti di foglie bagnate, distese di ciliegi (che in primavera colorano di bianco le colline, e da lontano sembra che abbia appena nevicato); visitammo il cimitero tedesco di Cuacos de Yuste, nascosto in un angolo di mondo tra i tornanti, dove sono sepolti i soldati tedeschi delle due guerre mondiali che morirono sulle coste e sulle terre spagnole a causa del naufragio delle loro navi o dell'abbattimento dei loro aerei, tutti ricordati senza distinzione con un'asutera croce di granito scuro; e come in un climax spirituale, infine contemplammo la serena perfezione della vista che si domina dal monastero di Yuste, dove Carlo V decise di ritirarsi negli ultimi anni della sua vita e, soprattutto, di morire. Il giorno che che mi sentirò pronto, il giorno in cui non potrò più sopportare (per dirlo con le parole visionarie di Alfred Kubin) la lotta che esprimono le forze di attrazione e repulsione, i poli della terra con le loro correnti, l'alternarsi delle stagioni, il giorno e la notte, il bianco e il nero, il cui "vero inferno consiste nel fatto che questo doppio gioco contraddittorio si prolunga in noi", saprò dove andare, affitterò la macchina, metterò il disco di Klaus&Kinski e, senza aria condizionata, punterò verso sud, verso Murcia, e non sarò (il) solo. Fonte: http://www.ilfoglio.it/cronachettelocali/132