ushuaia

vuoto


e allora proviamo.è passato più di un mese dagli ultimi pensieri espressi su questo spazio. non considero, ovviamente, la piccola gag di risposta all'invito al gioco, troppo facile e scontato agganciarsi quando qualcuno ti lancia un appiglio.ma non considero nemmeno quella prima - e credo, per tanti motivi, unica per molto tempo - puntata su frank. alla fin dei conti, sono cose che ho scritto anni fa, non spostano la poca creatività di queste settimane.è accaduto quello che, a più riprese, succede da anni e anni. si spegne la luce.oh, per carità, non muore nessuno, e se questo mio piccolo spazio è un modo per soddisfare il mio piacere di scrivere e il gusto egocentrico di immaginare che qualcuno perda qualche minuto a leggere, beh, allora il risultato è comunque raggiunto.ma poi, puntualmente, arriva il momento in cui gli occhi restano immobili a guardare questo schermo - che un tempo era un foglio di carta, e poi una macchina da scrivere e poi il primo mac, il primo pc, quante prime volte - e niente, non succede niente.stephen king (misery) fa dire al suo paul sheldon che 'farsi venire un'idea non è la stessa cosa che avere un'idea'. e gli fa dire che non c'è niente che terrorizza uno scrittore come il momento in cui si ritrova davanti ad un foglio bianco senza che accada alcunchè. e di quanto sia consolatoria quella mano che pian piano comincia a muoversi, a rincorrere i pensieri, a prendere il ritmo, e poi a non riuscire più a stare ferma, a non essere veloce come quei pensieri.chi ha un minimo di esperienza di scrittura sa di cosa sto parlando. e sa anche quanto sia angosciosa quella sensazione di nulla, di vuoto.il problema è esattamente quello, e quando accade, hai voglia a dire-fare-baciare-lettera-testamento. la testa ti dice una cosa, il resto del corpo fa tutt'altro.succede che nella testa si forma un buco nero, che risucchia tutti quei bei pensieri che mi assalgono durante il giorno, in macchina, al lavoro, mentre pranzo, quando leggo il giornale o parlo con un amico... oh, non sapete quanti me ne vengono, e quanto mi sembrano stimolanti.a casa, la sera, spariti, tutti in ferie, più o meno come milioni di nostri connazionali in questo momento, in viaggio per chissà dove.in realtà, non dovrebbe essere un gran problema. quello che non regge lo spazio di poche ore, evidentemente non merita neanche la litania di un lamento nostalgico. se permettete, però, sono i miei pensieri che scappano, e questo un pò mi disturba.anni fa, 'quando il bambino era bambino' direbbe il caro wim wenders, un bambino un pò sviluppato ai tempi dell'università, tenevo una sorta di diario, che non era proprio giornaliero, anche perchè non sempre le giornate finivano canonicamente con l'arrivo della notte - ma di questo ne abbiamo già parlato.pochi giorni prima di laurearmi ci diedi un taglio, di netto, senza alcun ripensamento. (quindici anni dopo, con lo stesso distacco, con la stessa determinazione, ma anche grazie ad un grosso aiuto esterno, avrei smesso di fumare, di punto in bianco).in quella occasione, a rimarcare (per me stesso, perchè quelle pagine erano scritte esclusivamente per me) il risentimento ed il rimpianto per quanto stava per accadere, non riuscì a scrivere altro che 'sapevo che quel pezzo di carta (la laurea) avrebbe spazzato via queste pagine (il diario, appunto)'. non ne feci un dramma allora, non sarà la fine del mondo adesso.dunque, niente requiem, e se le idee vorranno tornare, saranno benvenute.a proposito di requiem,  ci siamo. anche quest'anno è arrivata la pasqua.curiosa la coincidenza, quest'anno, con l'inizio della primavera. pasqua come morte e resurrezione del corpo, arriva insieme alla primavera, resurrezione della natura. aufhebung hegeliano.non ho indugiato in considerazioni troppo personali a natale, non cambio la regola, almeno non del tutto, in questa occasione. chi non c'era allora continua a non esserci adesso, e quello che avviene all'alba del terzo giorno è l'unica cosa che mi fa sperare (mi dà la convinzione?) che non sia così per l'eternità. vedremo, ma quando sarà, ahimè, non sarò qui a svelarvi l'arcano. ve lo dovrete svelare da soli.ma nel continuo divenire della natura, in questa eterna rinascita che è la primavera, nell'uovo di pasqua (un pò prima, a dir la verità) c'ho ritrovato la mia marinaia in pianta stabile di nuovo a casa, cosa che non accadeva da un bel pò di anni.insomma, "it won't rain all the time" (the crow), ogni tanto è vero.ho finito, per stasera. non un granchè, ma mi serve per non far chiudere il blog "d'ufficio" (cinque post in due mesi, dice il regolamento).in quel diario, quando il bambino era bambino, scrivevo, ad un certo punto, "...e senza la mia penna non valgo un cazzo".vero a metà, perchè l'altra metà si fonda su un presupposto tutto da dimostrare: che con la penna (oggi le dita che battono su questi tasti) la situazione migliori.