ushuaia

chiedo scusa


questo messaggio era più lungo, decisamente più lungo.il mio portatile ha deciso che forse era uno sproloquio (e a ripensarci, forse è vero), e mi ha comunicato che c'era un errore nell'applicazione: internet explorer si è chiuso e mi ha mangiato il testo.in altre occasioni l'avrei riscritto. ma se ti accorgi che era carta straccia, lasciala nel cestino. il signorino predicava che al cane sotto al tavolo venissero offerte le briciole cadute dalla mensa, non i rifiuti.ho fatto dell'onestà intellettuale e dell'umiltà due precise scelte di vita. la seconda mi permette di pormi sempre in maniera dubbiosa circa le mie ed altrui certezze, e di cercare sempre di imparare. la prima mi impone di non mentire, in primis nei miei confronti.oggi è un anniversario particolare. il 17 maggio 1972, a milano, veniva ucciso sotto casa sua il commissario luigi calabresi.non sono abituato a questo tipo di commemorazioni, ma questa è un'operazione di onestà. per anni mi sono raccontato una storia che non esisteva, mi sono riempito di preconcetti e pregiudizi, nella piena ignoranza dei fatti, e nella piena indifferenza verso i (pur pochi) dati reali ai quali avevo prestato ascolto.resto convinto del fatto che l'omicidio di giuseppe pinelli (sì, omicidio, non suicidio) sia e resti una delle pagine più buie e sporche della nostra democrazia; in un certo senso, il vero (pretestuoso) inizio della stagione della lotta armata.resto altresì convinto del fatto che la condanna di sofri, bompressi e pietrostefani gridi vendetta di fronte a qualsiasi cultura giuridica, una condanna finta, nel nome di una giustizia ingiusta trovata per dare almeno un colpevole ad almeno uno dei casi che offendono le coscienze della nazione.ma l'altra sera ho visto un'altra storia, raccontata da minoli, su luigi calabresi. e mi sono dovuto rimangiare tutti i miei pregiudizi.ho imparato a conoscere una persona sensibile, intelligente, profondamente umana. una persona che nonostante la giovane età occupava un posto rilevante (responsabile della sezione politica della questura di milano, in pratica l'odierna digos) proprio in virtù delle sue immense capacità professionali e dell'attenzione alle sfumature, ai segnali della società, dei movimenti (e quanti movimenti, che anni vivi e vitali erano quelli).ho visto un esempio concreto di deliberata (e irresponsabile?) gogna mediatica, il "manifesto degli 800" pubblicato su 'l'espresso', ottocento esponenti della cultura, dell'intellighenzia, che contro ogni evidenza consacravano definitivamente quella condanna a morte che già si intuiva, e che dopo sarebbe stata proclamata, in qualche modo legittimata proprio da quel manifesto, dalle pagine di 'lotta continua'.ho dato ascolto, finalmente per la prima volta senza pregiudizi e senza essere accecato dalla rabbia per la morte di pinelli, alle parole di gerardo d'ambrosio, il quale, con pacatezza e con una logicità fuori da ogni sospetto di connivenza dello stato con lo stato, spiegava i motivi per cui giudicò, con una sentenza postuma, che luigi calabresi non era responsabile della morte di pinelli.ho letto con dolore alcuni dei nomi di quegli ottocento - umberto eco, eugenio scalfari, norberto bobbio, giorgio bocca, giulio einaudi, federico fellini, camilla cederna, folco quilici, nanni loy, paolo mieli, luigi comencini, bernardo bertolucci, i fratelli taviani, e quanti ne dimentico - e ho ascoltato con commozione carlo ripa di meana ammettere che la firma di quel manifesto significò la condanna a morte di un innocente - e quindi doppiamente ingiusta.credo che nessuno sappia o abbia mai saputo dei miei pregiudizi verso calabresi. al massimo mi si è sentito gridare allo scandalo per la condanna di sofri, o gettare maledizioni per la morte di pinelli. forse proprio per questo sento il bisogno di chiedere scusa.oggi è l'anniversario della sua morte, se fosse vivo luigi calabresi avrebbe 71 anni. facendo pubblica ammenda, nel mio piccolo essere insignificante, spero di rendergli onore e giustizia.