ushuaia

passaporti


poche righe, stasera, pochi pensieri forse sconclusionati, o senza un filo logico o senza una conclusione definita e definitiva. perchè non sono portatore delle verità ultime del mondo, e spesso non sono capace di convincere me stesso neanche delle mie stesse convinzioni.so che il fatto di essere nato di qua del mediterraneo, di qua del bosforo, di qua delle alpi, e nonstante l'italia sia il paese abitato dagli italiani, con tutto ciò che ne consegue nel bene - forse tanto - e nel male - sicuramente tantissimo - mi da qualche vantaggio rispetto a qualche miliardo di persone.una mail che mi ha mandato un caro amico - tu lo sai che sei tu, e ora sai, ora ti confermo che ti ritengo un caro amico - una di quelle mail che girano su internet quale messaggio/catena di buone intenzioni, ma forse anche di continua instillazione del senso di colpa nell'animo di noi lettori cristiani e (purtroppo, in quell'acqua siamo stati immersi, volenti o nolenti) cattolici, che già il senso di colpa ce l'abbiamo nel dna... dicevo, questa mail era lì, con il suo allegato powerpoint (apri in sola lettura perchè non hai il codice di entrata) che mi narrava, e mi inchiodava col suo narrato, di quanto fossi fortunato, perchè non ero in quella percentuale di analfabeti nel mondo, perchè sto usando un computer, eccetera.non me lo ricordo bene, anche perchè, nella sua cruda durezza, quel pps mi raccontava solo una infinitesima parte della verità. i motivi per cui dovrei ritenermi sculato rispetto a miliardi di persone non sono riassumibili in tre minuti di pps. al massimo, in quei tre minuti me ne posso fare un'idea.com'è come non è, ha ragione chi dice che non devo sentirmi in colpa per tutto questo culo.ho già raccontato da qualche parte quale sensazione di smarrimento - sì, smarrimento è l'unica parola che riesco ad associare - mi colse a ceuta, enclave spagnola in territorio marocchino.attraversi lo stretto e ti ritrovi in africa, ma sei ancora in spagna.ceuta è una bella città, europea in tutti i sensi, moderna, viva. esci dal porto, percorri una bella strada asfaltata, in certi punti anche panoramica, pochi chilometri e ti ritrovi in un posto che si chiama "a linea". è il confine con il marocco.non è come attraversare il mare, che so, prendi un aereo a roma, londra, parigi, e atterri al cairo, ad algeri, a tunisi. lì lo sai che stai lasciando l'europa e vai in africa, hai il tempo per abituarti, hai il tempo per capire che stai attraversando dimensioni spazio/temporali, non solo geografiche.no, a linea è il punto esatto in cui, in cento metri, hai chiara, netta, precisa la percezione di quanto nella vita possa diventare fondamentale nascere di qua o di là di una linea.sono nato di qua, un marocchino, un keniota, un nigeriano, un albanese o un ucraino sono nati di là. non è colpa loro, non è colpa mia.affermare il contrario sarebbe intelligente più o meno come affermare che jesse owens avrebbe dovuti vergognarsi per il fatto di aver ottenuto da madre natura quelle meravigliose doti atletiche che gli fecero vincere, lui sporco negro, quattro medaglie d'oro alle olimpiadi di berlino 1936, alla faccia del fuhrer. no, non esiste.il punto in cui però finisce la fortuna ed inizia la responsabilità - faccia bella della medaglia sul cui altro lato è incisa (non il senso di, ma) la colpa - è il concetto di condivisione, o meglio il concetto contrario di esclusione.ho già spiegato che, pur sentendo una profonda appartenenza alla mia terra e alle mie tradizioni, alla mia gente, non riconosco la patria come valore per il semplicissimo motivo che rifiuto il concetto di confini. rifiuto a priori l'idea che la vita possa essere condizionata dalla fortuna di essere nato in un posto piuttosto che in un altro, sostanzialmente per il fatto che rifiuto l'idea che ad un'altra persona possano essere rifiutate, che possa essere esclusa dalle stesse possibilità che sono state concesse a me.in termini meno prosaici e meno materialistici, e quindi in un senso forse egoistico di arricchimento personale, sociale, culturale, spirituale, ho sempre guardato con estremo interesse, con viva partecipazione e con profonda volontà - non di integrazione, bensì - di interazione ai fenomeni migratori.se siamo qui - noi europei, abitanti di questo vero bengodi che è il vecchio continente, altro che america - è perchè popolazioni provenienti dall'asia e dall'africa hanno contribuito, un pezzo sull'altro, a costruire questa nostra civiltà. ma questa nostra civiltà ha la memoria corta e parla di purezza della razza, con espressioni tali da richiamare, quasi con un meccanismo da riflesso incondizionato, esperienze non proprio edificanti di un passato non troppo remoto.tutte queste considerazioni nascono dalla copertina, martedì sera, di crozza a ballarò.in tre parole, con la consueta ironia, ha snocciolato qualche dato interessante - che guarda caso è, in sostanza, in linea con la mail del mio amico -, e cioè (vado a memoria): il 10% della popolazione mondiale controlla il 90% della ricchezza prodotta; quasi (o oltre) il 50% della popolazione mondiale vive ai limiti della soglia di povertà; circa il 20% è sotto il limite di sopravvivenza.ha aggiunto, il bravo comico (comico? ma perchè, queste cose, pur dette col sorriso e con l'ironia fanno ridere qualcuno?) che in italia il 90% della ricchezza è in mano ad 1... non 1%, proprio 1...e ha aggiunto, il buon crozza, con una chiosa diretta al caro maroni (che nonostante il nome e nonostante certe uscite rientra sempre nel meglio che questa classe governante può offrire, figurarsi il resto), chiosa davanti alla quale, fossi stato al posto del ministro forcaiolo verso gli immigrati clandestini, mi sarei tranquilamente sprofondato:  "di fronte a dati del genere, con una sproporzione così rilevante nella distribuzione delle risorse, risulta così assurdo capire che milioni di persone, uomini e donne, siano disposti a qualsiasi tipo di sacrificio per migliorare la situazione propria e dei propri figli?"ci aggiungo, di mio, una domanda che pongo da tempo agli amici e conoscenti che plaudono ad ogni iniziativa contro i fenomeni migratori - spesso mascherando dietro la repulsione per gli immigrati clandestini veri e propri sentimenti di razzismo -: negli ultimi vent'anni e per i prossimi venti almeno, ci sono stati e ci saranno milioni, decine e centinaia di milioni di persone che premeranno ai nostri confini per entrare in italia, in europa, per trovare un ponte verso le americhe... pensiamo davvero di poterli respingere a furia di decreti flussi, leggi sull'immigrazione, controlli alle frontiere (sospendiamo schengen? al g8 di genova ha funzionato, vero?) o, come chiederebbe umberto (e come purtroppo una volta è avvenuto), affondandoli nel canale d'otranto o di lampedusa?è odioso pensare che si combatta non la criminalità vera di individui concreti, ma la irregolarità meramente formale di gruppi di popolazioni intere.la mia esistenza non dipende da un passaporto; l'esistenza di nessun essere umano può dipendere da un pezzo di carta. altro che sodomia e atti contro natura. incularsi è pratica abbondantemente praticata da ogni specie animale dotata di organo erettile e di orifizio anale. provate a chiedere ad un leone la carta di identità. ecco cos'è contro natura.nel sentire crozza l'altra sera mi sentivo confortato nel pensare che, in fondo, sicuramente è vero che non sono il portatore ultimo delle verità del mondo, ma che qualche mia verità, dopo essere riuscita a superare la soglia dei dubbi sulle mie convinzioni, è condivisa anche da altre persone.e questa sui fenomeni migratori è una verità, una mia verità, alla quale tengo tantissimo.e mi son tornati in mente due passi del 'tè nel deserto' di paul bowles...... sulla oggettiva, assoluta importanza di ogni essere umano in sè, senza alcun bisogno che qualcuno, qualcosa, qualche entità morale, politica, spirituale conferisca alcuna patente di validità, di rilevanza:- non sono tenuto a giustificare la mia esistenza con mezzi tanto primitivi, io. il fatto che respiro è in sè la mia giustificazione. se l'umanità non la considera una giustificazione sufficiente, per me faccia pure quello che vuole. non sarò io a portarmi dietro un passaporto per l'esistenza, per dimostrare che ho il diritto di essere qui! sono qui! sono nel mondo! ma il mio mondo non è il mondo dell'umanità. è il mondo come io lo vedo.... e su quale deve essere lo stato d'animo di chi attraversa il mediterraneo su quelle bagnarole precarie, o vive in clandestinità, o viene accompagnato in un cpt (centro di permanenza temporaneo - degno ossimoro di una legge assurda), o viene espulso, o, come sarà in futuro se passa il reato di clandestinità, verrà messo in galera per la mancanza di un documento - e sarò curioso di vedere circa 500mila nuovi processi istruiti, mandati a giudizio, e le relative condanne eseguite, ma di tutto questo, al ministro che commemora nel cognome i testicoli che dimostra di non avere più, cosa importa:- è strano - detto con un sorriso di deplorazione - come, fin da quando ho scoperto che il mio passaporto era scomparso, io mi sia sentito vivo solo a metà. ma sa, è molto deprimente, in un posto come questo, non avere alcuna prova di chi sei.avevo detto poche righe. da mozzo bettolaro, dunque marinaio, mi capita di non mantenere le promesse. buonanotte.