ushuaia

appunti di viaggio- fotografie -


"A tratti percepisco tra indistinto brusio particolari in chiaro, di chiara luce splendidi i dettagli minimali in primo piano, più forti del dovuto e adesso so cosa fare, non fare, quando dove e perchè, e ricordando che tutto va ma non va..."(C.S.I. - A tratti)20 agosto- è l'alba quando scorgiamo in lontananza, dall'autostrada, montreal.sono così sfatto, stanco, indolenzito, sfibrato da due notti di viaggio in pullman, con quello che è successo da ieri pomeriggio, le incazzature, le amare sorprese, che non vorrei mai più scendere da qua. sì, paradossalemente, mentre mi sveglio del tutto e stiracchio le ossa infreddolite, mi scopro a pensare che adesso vado là dall'autista e gli dico di continuare a girare, di fare duemila volte avanti indietro da dove siamo venuti, di far scendere tutti e non caricare più nessuno, cosicchè posso abbassare tutti i sedili e rendere questo pullman un unico, immenso letto.- arriva il capolinea e ci fiondiamo subito alla fermata dei taxi.dico al tassista di portarci all'avis, sto per incazzarmi perchè gira dall'altra parte, poi mi accorgo che la strada è a senso unico e sta solo facendo il giro dell'isolato. certo, si fa anche un pò di abbondanti cazzi suoi, da un urlo a un collega per dirgli qualcosa, ma senza fregarci troppo ci porta al noleggio.- una chevrolet cobalto color blu, cambio automatico.targa del quebec, "je me souviens" ("mi ricordo"), è il motto nazionale, adottato, prima in forma ufficiosa e poi ufficiale, dal governo dello stato - dove oggi si fanno sempre più pressanti le istanze di autonomia dal resto del paese, anglofono - , e pare abbia a che fare qualcosa con i bei tempi in cui questa parte del canada era abitata esclusivamente da francesi.abbiamo caricato le valigie, tolto le maglie inumidite dal freddo della notte, e a bordo di questa macchina che sa di nuovo e pulito e caldo e di un minimo di confort il diavolo non sembra più tanto brutto.- siamo usciti da montreal, purtroppo imboccando la strada sbagliata. pensavo di seguire il fiume san lorenzo da un lato, mi ritrovo di là da un ponte su una strada che mi riporta verso gli stati uniti. dopo una ventina di km mi fermo ad un distributore, il ragazzo è così mongolo che ci impiega un quarto d'ora a darmi le indicazioni giuste, senza nemmeno darmele. lo metto in crisi (sic!) chiedendogli una cartina dell'ontario e una del quebec, non ce la può fare, ne vengo fuori solo quando si mette di mezzo una sua collega un bel pò più sveglia.- anni fa, quando guidai per la prima volta la macchina con cambio automatico di un amico, mi disse 'fai una cosa, per non trovarti in difficoltà: metti il piede sinistro da una parte e fai finta che te lo hanno amputato'.non mi sono ricordato dell'amputazione, per cui ho provato a mettere la seconda quando ho sentito la macchina che andava su di giri... e quindi ho premuto la frizione... risultato: un'inchiodata di dieci metri, e fortuna che non avevo nessuno dietro!- siamo di nuovo dalla parte giusta del fiume, proseguiamo verso sud, in direzione di toronto. l'idea è quella di percorrere un pezzo del san lorenzo per goderci i vari paesini rivieraschi - abbiamo letto che sono davvero belli, soprattutto in estate, e che ci sono feste continue, sagre paesane.- il tutto, al contrario, ci appare molto tranquillo, ma a dir la verità, dopo tutto il trambusto delle ultime ore, apprezziamo molto un pò di pace. ci fermiamo a far colazione in un paesino adagiato sulle rive del fiume - abbiamo evitato accuratamente altre autostrade - forse perchè siamo visibilmente spossati la signora ci riserva una doppia razione di sorrisi e di gentilezza. prima di rimetterci in macchina facciamo una passeggiata verso il fiume, ci sono due maestre che accompagnano una decina di bibini, sono buffissimi nella loro cordata orizzontale, una specie di palo di stoffa a cui sono aggrappati a coppia, uno per lato. si raccontano le loro storie da bibini, ascoltano le maestre, ci guardano incuriositi e si lasciano docilmente fotografare, indicandoci mentre tentano, timidi, di nascondersi dietro le loro manine.la marinaia ha tolto il broncio da un pò, si lascia abbracciare e così, con un muffin e un biscotto, un cappuccino e un caffè, torniamo verso l'auto.- a pochi km da gananoque stavo per addormentarmi al volante. una sosta brevissima, pochi minuti, e riprendiamo il viaggio. il paese, entrando da nord, non dice molto. una catena di supermercati, la zona "industriale" - se la vogliamo chiamare così, perchè in realtà di fabbriche se ne vedono pochissime - poi inizia il viale principale, che poi è questa sorta di statale rivierasca che stiamo percorrendo, e poi si aprono, lateralmente, le vie che riconducono al lago.ne prendiamo una, a caso, forse perchè è l'unica che parte da un incrocio un pò più grande, ci ha ispirato quello che vediamo in lontananza, una sorta di banchina.mentre procediamo, scorgiamo sulla sinistra un b&b molto carino, decidiamo di provare a prendere una stanza. la scritta sulla porta dice "no vacancy", ma tentiamo lo stessso.- la signora è gentile, ci dice che la camera c'è, a patto, dal momento che chiediamo di rimanere due notti, che domani accettiamo di cambiare stanza. ce le mostra tutte e due, e per un momento mi sembra di essere tornato in scozia, gli stessi arredi, le stesse moquette, colori caldi, tessuti morbidi sui letti, ninnoli di ogni genere sui bei comodini in legno, arredamento sobrio ma molto accogliente. la seconda stanza è in mansarda, c'è un terzo e un quarto letto, ma ci dice che se accettiamo ce la da allo stesso prezzo.quando torniamo alla reception - sì perchè in quella che dovrebbe essere una casa con camere per ospiti è in realtà una sorta di minuscolo alberghetto - ci fa vedere un bel salottino molto curato, e poi dove faremo colazione, in veranda.arriva il marito - su questo discuteremo a lungo io e la marinaia, per lei è il marito, e il biglietto da visita sembra darle ragione, per me è un figlio, molto grande e nemmeno troppo sveglio... -, comincia a bofonchiare qualcosa in un inglese molto stretto, è cordiale ma c'ha quest'aria da scemo del villaggio che lo rende un pò ridicolo.- in attesa che ci preparino la stanza andiamo a fare un giro in paese, e ad informarci per la barca. sì, perchè il vero motivo per cui val la pena di fermarsi a gananoque è il fatto che sia la porta verso le thousand islands, le mille isole che emergono in questa parte del san lorenzo, che visiteremo domattina.la stanchezza è davvero tanta, torniamo in camera per riposarci un pò.- questa bella bistecca al sangue è il primo pasto decente che facciamo da new york, a parte la colazione abbondante di ieri mattina a niagara falls. il bistrò è carino, c'è un allegro vociare di persone, anche se, da buon italiano, trovo orribile ciò che vedo nei loro piatti: spaghetti stracotti conditi con il ketchup e con una terribile salsina che mi ricorda molto blob, lasagne - sì, lasagne!, e ti dicono pure "bolognaise sauce" - che affogano in una brodaglia di sugo e besciamella, il tutto annaffiato con... dell'ottimo, si fa per dire, cappuccino!usciamo dal locale e passeggiamo per un grazioso parchetto, ci sono delle sculture in ferro battuto che sembrano giochi per bambini, in realtà sono opera di qualche artista locale piuttosto famoso. non è tardi - i locali, qua, chiudono molto presto la sera - c'è una gradevole brezza che accompagna il tramonto, ma non c'è molta gente per la strada. non ci sono neanche vetrine illuminate, locali che ci ispirano per una birra prima di rientrare, e così andiamo al b&b.- accendo la tv, mentre la marinaia si addormenta, sfinita.la cbs manda - e capisco solo dopo un pò che è una replica - i meravigliosi record di usain bolt: 9.69 sabato sui cento metri, 19.30 oggi sui duecento. lo guardo e rimango estasiato, macchè, sconcertato per la facilità di corsa, per quel suo 'fermarsi' venti metri prima nella finale dei cento, per il distacco inflitto agli altri, la sua gioia e l'incredulità degli avversari... non li ha sconfitti, ha messo anni luce tra sè e gli esseri umani...- resto un pò a vedere qualche altra gara, e accade.il giornalista dice qualcosa che non capisco bene, ho già un occhio chiuso e la testa incassata sul cuscino. parla di aggiornamenti su un incidente, così mi pare di sentire, poi le immagini... mi mostrano quelle facce da aeroporto, che stavolta non sono in serena tensione per una notizia che si ha paura possa sempre arrivare, no, stavolta sono facce stravolte dal terrore di una notizia arrivata. un aereo della spain air precipitato a madrid, fumo, morte, fuoco, gente che piange, il responsabile della compagnia che sussurra un "we apologize" che sa di grottesco.le ultime immagini che vedo prima di decidere di spegnere sono quelle di una ricostruzione dell'accaduto, l'aereo, visto da dietro, che si stacca da terra e un secondo dopo si schianta prendendo fuoco.mi addormento spaventato, sapendo che il pensiero di quell'aereo che si alza e va giù mi accompagnerà fino al momento in cui atterrerò a casa.21 agosto- l'impiegata della compagnia di navigazione mi dice qualcosa a proposito di passaporto, visto e carta verde. mi dice che il castello boldt, dove stiamo andando con la crociera nelle thousand island, è in territorio americano, e quindi potremmo avere bisogno del visto di ingresso. le faccio notare che il visto in realtà ce l'avevo, ma me l'hanno tolto a niagara falls in entrata. mi dice che forse può andar bene il timbro che c'è già, e comunque di chiedere in frontiera sull'isola.- la navigazione sul fiume è molto bella, le isole sono verdi e lussureggianti, non quel verde che uno si aspetterebbe di vedere in canada, carico e cupo, ma un verde che in alcuni tratti ricorda i boschi e le pinete lungo il po. ci sono tratti pianeggianti, si vedono colline sulle due rive, da un lato il canada, dall'altro gli usa, il battello che si tiene quasi dritto sul confine che idealmente spacca in due il san lorenzo, con una divisione, ci dice la guida, davvero equanime.le isole sono quasi tutte private, acquistate da ricchi americani che vi hanno costruito le loro tenute, estive ma anche no, con tanto di piscine, campi da golf, campi da tennis, maneggi ed ogni genere di comfort.- le storie che non ci hanno fatto in arrivo a new york ce le fa questo doganiere sull'heart island. prima ci fa uscire dalla fila, dicendoci che si occuperà di noi solo quando tutti gli altri sono passati. poi mi chiede perchè mi son fatto togliere la carta verde quando siamo entrati in canada. gli rispondo che non avevo idea del fatto che sarei rientrato negli stati uniti - oddio, rientro è una parola un pò grossa, non è che da qui posso nuotare fino alla terraferma - lui se ne sbatte e mi dice che avrei dovuto saperlo.ci fa il visto, costo sei dollari a cranio. mi sembra la scena di 'non ci resta che piangere', "chi siete? da dove venite? dove andate? un fiorino!". riprendo il passaporto mentre sto per ridergli in faccia. la mia marinaia fa pure peggio: per farle la foto - non si fa fotografare da me, figurarsi! - il ciccio le deve dire qualcosa a proposito di una serata al distretto...- il boldt castle si trova sulla heart island, ed è una piccola chicca, sebbene sia in fase di ristrutturazione e solo due piani su quattro siano stati ultimati. l'esterno ricorda in tutto e per tutto un maniero inglese, c'è un parco/giardino meraviglioso, una piccola dependance - che tanto piccola non è - che doveva servire come centrale elettrica, poichè si voleva che il castello fosse completamente autosufficiente; c'è, ovviamente, l'attracco per la barca, con una vera e propria piccola darsena e un ingresso al castello dal fiume.gli arredi dei primi due piani sono splendidi, ma la cosa che colpisce di più sono le foto appese alle pareti, che narrano quasi una favola. la storia di un uomo, george boldt, emigrato negli stati uniti dalla prussia a tredici anni nel 1860, che da piccolo sguattero di bottega cominciò la sua scalata verso l'essere uno degli uomini più ricchi dell'epoca, proprietario di diversi alberghi tra i quali il waldorf astoria di new york.innamorato senza fine della moglie, già proprietario di un'altra isola sul fiume, acquistò l'heart island per costruire questo castello che doveva essere il suo dono per lei. innamorato a tal punto che quando la moglie morì, nel gennaio 1904,  comunicò agli operai, con un semplice e laconico telegramma, che non avrebbero dovuto ripresentarsi nella primavera successiva per ultimare i lavori. mai più tornò all'heart island e al suo castello, che rimase distrutto da un incendio alla pari della sua tenuta sull'altra isola, il tutto pochi mesi dopo la sua morte.- torniamo a gananoque, è l'ora di pranzo, uno spuntino veloce e poi riprendiamo la macchina per proseuire verso sud, in direzione di kingston.antica capitale del canada, la guida ci dice che ancora oggi è una città vivace e graziosa, peraltro dichiarata patrimonio dell'umanità dall'unesco per il suo sistema di fortificazioni militari e per fort henry, ancora oggi sede di un qualche reggimento o di una scuola militare.dedichiamo poco tempo al centro, che sinceramente non troviamo poi così affascinante, e saliamo a fort henry. anche qui, al di là dell'imponenza delle mura, ciò che ci colpisce è questa continua quiete che sembra avvolgere tutta questa parte di ontario. le colline sono dolci, i prati di un verde acceso, non c'è frenesia nella gente, e il sole che si abbassa sull'orizzonte sembra dare un alone di malinconia a tutto il paesaggio. ma al di là dell'atmosfera, kingston ci lascia del tutto indifferenti.- rientriamo in camera che è ormai buio. la cena stasera era davvero squisita, e il posto è stato molto gradevole. non c'è la gente che c'era ieri al bistrò, forse perchè questo è un tantinello più raffinato, i clienti sono più compìti e parlano a bassa voce. c'era una coppia di ragazzi molto molto giovani, sembrava quasi un primo appuntamento per entrambi,  teneri nel dividersi la loro torta, e poi lui, con premure da 'grande', si è affrettato a pagare il conto.dall'altro lato, una coppia piuttosto in sù con gli anni, ma anche per loro mi è sembrato di capire si trattasse di un primo, o quasi primo, appuntamento. non so rendere l'idea, sembrava quasi come se lui fosse un datore di lavoro a cena con la segretaria con cui lavora da anni, e che abbiano cominciato a frequentarsi da poco fuori dall'ufficio... cosicchè lui le raccontava esperienze, battute di pesca e di caccia, o qualcosa di simile...- spero che non ci siano altre brutte notizie, quell'aereo decolla e cade continuamente nella mia testa.invece la tv mi regala tre ragazzi che, nel primo mattino di pechino, vanno da soli nella 50 km di marcia. poi la cbs si butta su altri sport, quando torna inquadra un australiano, poi un russo, e mi dico che il sogno è finito.trenta secondi di pubblicità e tornano le immagini dallo stadio, e quello che sbuca dal sottopassaggio è il sogno, quello che avrei voluto vedere già in giappone ai mondiali nell'ottobre scorso, alex schwazer che corre, anzi cammina a suon di record olimpico, verso la sua medaglia d'oro...22 agosto- oggi giornata di trasferimento.partiamo da gananoque diretti a nord, supereremo montreal per andare dritti a quebec city.la distanza non sarebbe notevole, ma i limiti di velocità sono da sballo, 100 km/h in autostrada - e quasi non la toccheremo - 90 sulle statali, che però passano nei paesi dove si scende fino ai 50 km/h. hai una macchina sotto al culo che potrebbe fare i 200, devi andare come una lumaca. e nella migliore delle ipotesi ci vorranno almeno sette ore per raggiungere quebec city.- è già tardi quando ci mettiamo in strada, ci stiamo adeguando ai ritmi di questo paese dove sembra che nessuno abbia particolarmente fretta. per di più, ci chiediamo come diavolo fanno a vivere, e con un tenore di vita anche piuttosto alto, posto che qua la gente che lavora sembra inesistente. i negozi aprono dopo le nove, nove e mezzo, alcuni le dieci se non le undici; chiudono presto al pomeriggio, turni doppi di riposo settimanale oltre la domenica. eppure le casette sono carine, ordinate, quasi tutte monofamiliari con giardino e veranda, e se ci entri dentro sono in tutto e per tutto le tipiche case da famiglia medio borghese che vedi nei telefilm - insomma, un continuo 'happy days' con howard e marion e...- la prima cosa che abbiamo notato lungo le strade sono le loro cassette delle lettere, certe volte ti aspetti di vedere snoopy appollaiato su una di queste.cassette delle lettere come quella che stiamo pagando alla cassa di questo brico-store, perchè ci sembra normale tornare a casa con un piccolo souvenir che non da alcun ingombro nelle valigie.- siamo partiti tardi, abbiamo perso tempo per la cassetta delle lettere, a montreal, in questa sorta di raccordo anulare che anulare non è per niente se no non ci perderemmo, impieghiamo una vita per immetterci sull'autostrada giusta. finalmente siamo dall'altra parte, ma guardando la cartina non riesco a capire dove.dovrei essere sull'autostrada 40, che dovrei percorrere per un breve tratto prima di buttarmi sulla statale 138, invece mi ritrovo, e non riesco a liberarmene, sull'autostrada 20.- ascolta, dà un'occhiata sulla cartina, cerca drummondville..mah, non la trovo...beh, guarda nell'indice alfabetico...no, non c'è...vabbè, sarà un paesino piccolo...- un'ora e circa ottanta km dopo scopriamo che drummondville è piccolo più o meno come potrebbe essere bologna, che la marinaia, preoccupata dei suoi nei, ha guardato male l'indice alfabetico e che la cartina era piegata male, e per questo non trovava quel cazzo di città.morale della favola: sono le quattro e mezzo del pomeriggio, dobbiamo arrivare al fiume da est, oltrepassarlo in corrispondenza di trois rivières e da lì proseguire verso nord. ce n'è ancora tanta, di strada, e quest'altra che si fa gli affari suoi; andrebbe pure bene, se solo non si intestardisse a non volermi far guardare la cartina.- alle otto siamo a trenta km da quebec city, decidiamo di trovare un posto per dormire. il paesino si chiama neuville, il b&b che vediamo sembra fare al nostro caso.in meno di trenta secondi scopriamo che: questo è il 400mo anno della fondazione di quebec city, e quest'estate è stata piena di manifestazioni e turisti; celine dion è una quebecoise, e stasera terrà un concerto proprio a quebec city; in città sono previste svariate decine di migliaia di persone per il concerto, e dunque neanche a parlare di arrivarci; non solo, se andiamo avanti non troveremo neanche da dormire...- torniamo indietro, dieci, quindici km.la mia marinaia, se potesse, butterebbe in un burrone me e la macchina.a donnacona, non so perchè, vado verso il centro invece di continuare sulla statale. sempre il caso mi dice di girare a sinistra in una via nè più nè meno uguale a tutte le altre. c'è una signora che sta scaricando la macchina, sempre per caso ci fermiamo a chiedere qualche informazione, magari, hai visto mai, è proprietaria di un b&b o di un motel...non riesco a descriverla. sembra di quelle donne che hanno vissuto una vita nell'anonimato - peraltro, come ogni altro essere umano - una giovinezza appena appena sfiorita, ora, che diventerà una malinconia struggente nello sguardo quando gli anni che devono passare saranno passati, il sorriso timido strozzato dall'affanno della voglia di aiutarci, e non attende i miei sforzi di parlare un francese pessimo e di capire in qualche modo il suo, no, è lei che cerca le parole in inglese per aiutarmi anche nella comunicazione. snocciola nomi di motel, poi alla fine rinuncia e corre a prendere l'elenco telefonico, lei stessa ne chiama uno, il cellulare non funziona, cambia telefono, ecco, no, non c'è la camera, ne chiama un altro, è a dieci km, c'è la stanza, è l'ultima, ce l'ha fatta a non farci passare una notte in macchina. ce l'ha fatta a non inguaiarmi del tutto con la marinaia.non so come ringraziarla, ma gli angeli apparsi per caso non vogliono ringraziamenti, quasi si scusano perchè non sono apparsi prima.- il motel è anonimo ma pulito. il proprietario è un tipo ganzo, pochi fronzoli e la cordialità giusta. ci indica un posto dove possiamo mangiare un boccone, ci fa vedere le immagini in diretta da quebec city, 200mila persone riempiono ogni millimetro della città.scarichiamo le valigie e andiamo a cena.il pollo della marinaia e il vitello da cui hanno tagliato la mia bistecca hanno sicuramente vissuto momenti migliori.mentre mi addormento, con quest'altra che è incazzata nera, penso lo stesso di me.