ushuaia

dolore


non raccontiamoci favole. la pietà che dimostriamo quando lasciamo passare un'ambulanza è in realtà bieca sottomissione ad un ricatto: quella corsa prima o poi toccherà a noi. (h. s. orrieslund, il cinismo della sofferenza)giugnodio buono, non me l'aspettavo. era tanto facile, svita, cambia, metti la canapa, avvita, così quel cazzo di rubinetto doveva andare a posto. certo che duro, era duro. e poi quel braccio che faceva male, il caldo insopportabile, abbassarsi là sotto, in quello spazio così angusto. e già che prima o poi dovrò decidermi a far calare 'sta pancia.quell'altra, invece di lamentarsi, poteva pure darmi una mano. macchè, solo capace di sparare un mucchio disordinato di parole inutili. i figli, poi. ti raccontano che sono un patrimonio, sì, un patrimonio buttato all'aria, branco di falliti insulsi. li metti al mondo e li cresci, ci perdi le notti, ti spacchi la testa e pure il culo per loro, ci butti energia e denaro. che ti resta? che quando hai bisogno guai, guai cazzo!non posso agitarmi adesso. eh sì che sono pure stanco, il braccio continua a farmi male e 'sta flebo mi squarcia la vena. deve avermela messa quell'infermiera maledetta, per forza che è stata lei, c'ha la grazia di uno scaricatore di porto e l'alito fetido. se c'ha un marito scommetto che non se la guarda da vent'anni. figurarsi trombarla. oddio no, no, calma, non posso ridere, oddio che male.fa caldo, c'è odore di fogna. certo che m'hanno messo in bella compagnia, quello ha vomitato tutta stamattina e quell'altro non passa la notte.eh, c'è poco da fare il cretino, mica m'ha detto qualcuno che la notte la passo io.guarda te in che situazione mi son andato a cacciare.quell'altro m'ha detto che sono fortunato che m'hanno preso appena è iniziato, il coccolone. vista da questo letto, per me tutto è tranne che fortuna. se poi me lo dice colla bocca che gli puzza ancora di sigaretta e caffè corretto, quasi quasi lo mando a fan culo.pensa te che gente, e questo dovrebbe essere quello che mi cura. scommetto che ne fuma più di me. fidati, quando avrai la mia età qualcuno ti viene a trovare in questo posto. no, non hai capito: non nel tuo studio, proprio su questo letto. puoi giurarci.certo che ci devo essere andato proprio vicino. glielo leggo in faccia. ieri sotto quel lavandino non c'era nessuno, e guardali, guardali adesso. tutti là, con quelle facce trite e contrite. fate tutti finta di niente, fate battute cariche di sorrisi nervosi, vi scambiate occhiate e pensate che non me ne accorgo. ma ve lo leggo in faccia che avete paura. per me che posso crepare, certo. ma soprattutto avete paura del vostro rimorso. come fareste a giustificare che stavate a farvi tutti i cazzi vostri mentre io stavo lì a beccarmi un infarto in quel cazzo di cesso?se è vero quello che m'hanno detto, stavolta vi andrà bene perchè mi andrà bene.ma la prossima, ci sarete?