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Post n°2 pubblicato il 04 Maggio 2007 da GIANLUMAN80

27 giugno 1980 - alle 20,59 il Dc9 Itavia Bologna-Palermo da' l'ultimo segnale, poi piu' nulla. Il primo avvistamento del relitto avverra' solo la mattina seguente. L'aereo e' precipitato. I morti sono 81. Le cause ancora ignote. La prima ipotesi e' quella del cedimento strutturale. Partono subito i depistaggi. Una telefonata a nome dei Nar sostiene che sull' aereo c'era Marco Affatigato, estremista di destra legato ai servizi.
8 luglio 1980 - il ministro della Difesa Lelio Lagorio, risponde al Senato alle interrogazioni sull'incidente, escludendo il coinvolgimento di aerei militari.

18 luglio 1980 - in Sila viene trovato il relitto di un Mig 23 libico.

2 agosto 1980 - attentato alla stazione di Bologna. 85 morti.

7 agosto 1980 - prima relazione della commissione ministeriale nominata dal ministro dei Trasporti Formica. Le ipotesi sono collisione in volo, bomba a bordo, missile o cedimento strutturale.

17 dicembre 1980 - Il presidente dell' Itavia Aldo Davanzali afferma di avere la certezza che si e' trattato di un missile lanciato da un aereo.

28 gennaio 1981 - il ministro dei Trasporti Formica revoca la concessione dei servizi aerei di linea all' Itavia.

16 marzo 1982 - la relazione finale della commissione d'inchiesta ministeriale esclude il cedimento strutturale ma conclude che non e' possibile stabilire se la causa dell'incidente e' stata un missile o una bomba.

gennaio 1984 - il pm Giorgio Santacroce formalizza l'inchiesta che passa al giudice istruttore Vittorio Bucarelli.

novembre 1984 - il giudice Bucarelli nomina una commissione di periti per stabilire le cause del disastro.

10 giugno 1987 - la ditta francese Ifremer comincia le operazioni di recupero della carcassa del Dc9. Il recupero sara' incompleto e si concludera' a maggio del 1988.

16 marzo 1989 - il collegio dei periti consegna a Bucarelli la relazione che propende per la tesi del missile lanciato da un aereo.

10 maggio 1989 -la relazione della commissione d' inchiesta governativa propende per l'ipotesi del missile, senza escludere la bomba. Escluso invece il coinvolgimento del Mig.

29 giugno 1989 - con l' audizione di Formica, la commissione stragi comincia ad occuparsi della vicenda.

27 maggio 1990 - due dei cinque periti si dissociano dalle conclusioni presentate nel marzo 1989 e sostengono la tesi della bomba a bordo.

23 luglio 1990 - l'inchiesta viene affidata al giudice Rosario Priore. Che nomina un altro collegio di periti.

27 settembre 1990 - la commissione stragi deposita in Parlamento la relazione su Ustica.

19 luglio 1991 - la societa' inglese Winpol, incaricata di completare il recupero del relitto, riporta in superficie la scatola nera.

15 gennaio 1992 - comunicazioni giudiziarie del giudice Priore contro ufficiali dell' Aeronautica.

14 aprile 1992 - la commissione stragi approva la relazione conclusiva dell'inchiesta su Ustica, che segnala in modo pesante reticenze e menzogne di poteri pubblici e istituzioni militari.

29 giugno 1994 - i periti degli ufficiali dell' Aeronautica inquisiti sostengono che si e' trattato di una bomba.

23 luglio 1994 - il collegio di periti nominato da Priore consegna una relazione che sostiene l'ipotesi della bomba a bordo, ma due dei periti presentano un'altra relazione che non esclude la tesi del missile.

17 giugno 1997 - per la perizia radar consegnata a Priore da un collegio di esperti, oltre al Dc9 erano presenti aerei militari.

31 agosto 1999 - il giudice Priore rinvia a giudizio i generali Bartolucci, Tascio, Melillo e Ferri per attentato contro gli organi costituzionali con l'aggravante dell'alto tradimento e altri 5 ufficiali, mentre dichiara di non doversi procedere per strage perche' ''ignoti gli autori del reato''.

26 novembre 2003 La tragedia di Ustica non fu certamente provocata dal cedimento strutturale del Dc9 dell'Itavia, ma probabilmente da un missile esploso dall'esterno dell'aereo. Il tribunale di Roma, a 23 anni dalla tragedia, dichiara responsabili i ministeri dei Trasporti, della Difesa e dell'Interno, e li condanna in solido a risarcire all'Itavia i danni, quantificati in circa 108 milioni di euro (210 miliardi delle vecchie lire).

La sentenza fa seguito al lungo giudizio intentato dall'Itavia, assistita dall'avvocato Giuseppe Alessi, nel 1981, pochi mesi dopo i fatti. L'Itavia ha sostenuto che il disastro di Ustica "non fu provocato da cedimento strutturale dell'aereo ma da un missile lanciato da un altro aereo, che la responsabilità dell'incidente era imputabile ai ministeri della Difesa, dell'Interno e dei Trasporti che non avevano garantito la sicurezza dell'aerovia assegnata alla Itavia e che i danni sofferti dalla società, che aveva cessato l'attività perché dichiarata decaduta da tutti i servizi di linea ed era stata sottoposta all'amministrazione straordinaria, erano pari allo stato passivo accertato dal commissario governativo".

30 aprile 2004 La terza sezione della Corte d'Assise di Roma assolve da tutte le accuse contestate i generali dell'Aeronautica Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo individuando responsabilità nelle condotte dei generali Bartolucci e Ferri in merito alle informazioni che i due militari fornirono, in maniera errata, alle autorità politiche, anche se per questo capo di imputazione il reato è considerato prescritto.

15 dicembre 2005 Bartolucci e Ferri sono assolti in appello.

 
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Commenti al Post:
ebrogneri
ebrogneri il 16/01/09 alle 17:39 via WEB
A suo tempo ho avuto modo di raccontare la storia del disastro di Ustica in un primo testo intitolato AI MARGINI DI USTICA e, all’esito del processo sui presunti depistaggi a carico dei generali, in un secondo libro con titolo AI MARGINI DI USTICA 2 – IN TUTTA OMERTA’. Successivamente, nel dibattere specifici argomenti sul tema con occasionali frequentatori di blog, ho compreso che per una seria trattazione del caso non può prescindersi da un minimo di conoscenza dei fatti. Pertanto, intendendo sollecitare l’attenzione dei lettori su alcuni aspetti che ad oggi non hanno trovato giusto rilievo nei media e favorire in tal modo l’apertura di una discussione più accattivante, riporto alcuni passaggi – tratti dai predetti testi - che possono comunque generare delle riflessioni. Dal libro “AI MARGINI DI USTICA” Capitolo X Una sesta ipotesi … Egli non conosceva i particolari né le varie fasi del mio nuovo e diverso orientamento sulla questione del Mig libico. Gli raccontai tutto dall'inizio e lo pregai di essere cauto e riservato. Soprattutto gli rimarcai che io stesso nutrivo perplessità, anche sulle mie stesse opinioni, che consideravo semplici ipotesi e nient'altro. - Perché tanto interesse dei tedeschi? Gli domandai incuriosito. Gumpel sospirò malinconico e mi guardò con aria sorpresa. - Ma come! ... Ramstein (49) è stata una grande tragedia nazionale. Noi siamo tutti convinti che c'è uno stretto legame tra la nostra vicenda e Ustica. - - A che punto sono le indagini? Il giornalista si strinse nelle spalle: - Purtroppo, abbiamo grosse difficoltà nell'inchiesta. - - Non mi dica che i vostri magistrati stanno prestando credito all'ipotesi della collisione in volo! E' così evidente che non ce n'è stata! E poi ... sono state identificate quelle due persone su quel terrazzo? - - E' proprio questo il punto. La nostra magistratura nutre forti sospetti su quelle due presenze che, ad oggi, non è stato possibile identificare e rintracciare. - Comunque, è stato un attentato. Di questo sono convinto. - Obiettai - Naldini e Nutarelli non dovevano parlare col giudice, e qualcuno ha deciso di tappar loro la bocca, per sempre. - M'aspettavo, a questo punto, che Gumpel volesse approfondire l'argomento. E invece: - Può chiarirmi la storia del Mig? - Mi domandò mentre con l'indice sottolineava, nella lettera del 2.3.1994 che avevo inviato a Claudio Gatti, l'ipotesi della possibile sostituzione del Mirage (o del Kfir) col Mig. - Questa mi sembra più che probabile. - Gli risposi - Ho già chiarito la questione a Priore: io non ho visto il Mig libico, ma sicuramente un aereo militare con ali a delta che non può essersi volatilizzato. Forse era un Mirage o forse era un Kfir. Questo è tutto da chiarire. - - E Gheddafi, dunque, c'entra o no? - Domandò il giornalista. - Io dico solo che, nel corso delle indagini su Ustica, ci si è imbattuti in un caccia libico. Ma questo non significa necessariamente che quella libica sia la pista giusta. - - In questa lettera a Gatti, lei ipotizza che in Sila i servizi possano aver fatto il "gioco delle tre carte".- Vede, io sono convinto che là a Castelsilano non sia caduto nessun Mig. Quello che è stato rinvenuto è solo l'aereo che s'è voluto far trovare per nascondere una ben diversa realtà. Qual è? - Incalzò Gumpel. - Quella, per esempio, che avrebbe fatto figurare altre nazioni tra le principali protagoniste della battaglia aerea. E in tal caso, se ho ben visto, la Libia avrebbe avuto un ruolo del tutto marginale; il suo sarebbe stato nient'altro che una comparsata posticcia, finalizzata a far sì che, nel tempo, ove non fosse stato possibile il definitivo insabbiamento, vi fosse almeno la possibilità di puntare sul male minore: la pista libica appunto. - " Gumpel, incredulo, guardò negli occhi i suoi collaboratori, ai quali, di tanto in tanto, riportava nella loro lingua i punti salienti del nostro colloquio. Poi, con un cenno delle mani, m'invitò a continuare. … Dal libro “AI MARGINI DI USTICA 2 – In tutta omertà” LIBERTA’ DI STAMPA “… Mannucci tradiva nel corso del dialogo una certa preoccupazione, e la questione mi procurava dispiacere. Non volevo creargli problemi con l’editore, e tuttavia mal sopportavo di essere stato gabbato. Quella sua proposta di rettifica, mediante pubblicazione di un trafiletto, non mi pareva in ogni caso adatta a rimettere le cose al loro posto. La rifiutai con decisione. - Assolutamente no. - Risposi - Le sembra la stessa cosa? Chi mai andrà a leggerla così relegata in quello spazio? E sul resto? - - Cosa c’è di più? - Domandò Mannucci. - Non è il momento di approfondire, ma non le pare che anche il contenuto lasci a desiderare? - - Cos’è che non va?! Ho riportato il suo pensiero in sintesi – - Lei non si rende conto che già lo stesso titolo “credevo di aver visto l’aereo libico ma si trattava di un Mirage francese” fa intravedere una mia grave incertezza? – Mannucci fu costretto a improvvisare una diversa interpretazione, ma non riuscì a convincermi. - Lei, avvocato, è accecato dalla passione per Ustica, e questo le fa onore. Nondimeno, io credo che lei stia vedendo il diavolo là dove non c’è peccato - - Resto della mia convinzione. Il suo obiettivo era di attaccare i magistrati evidenziando alcune loro manchevolezze sulla tipologia del mio aereo - Gli contestai. - Non vedo nessuna discordanza sostanziale. Ho in fondo sintetizzato il suo pensiero e glielo dimostro. Lei dice… ecco: “Non posso accusare di malafede i giudici”- - Visto? Non c’è proprio nel suo articolo. Non è stato riportato di proposito – Dissi imbronciato. Mannucci balbettò parole senza senso e, per l’imbarazzo, pareva proprio volesse imprecare contro qualcuno. Sembrò alla fine convincersi che qualcosa non era andato per il verso giusto e cedette accettando la mia nuova proposta di scrivere un secondo articolo in tempi brevi e prima della seconda udienza dibattimentale fissata per il 16 ottobre. Anche sotto tale profilo, però, rimase inadempiente, costringendomi a una azione giudiziale avanti al Tribunale di Roma. - Non me lo aspettavo! – Esclamò a telefono - Lei può avere ragione sul fatto della mancata pubblicazione del secondo articolo, ma la verità è che, per una emergenza, non ho avuto la possibilità di presenziare alla seconda udienza del processo. E io in ogni caso non avevo capito che quello suo era un termine ultimativo - - Non è colpa mia però. Credevo di essere stato chiaro – Gli risposi. - Quel che mi ferisce nella sua citazione, – soggiunse Mannucci - è che lei metta in dubbio la mia professionalità alludendo al fatto che io avrei servito quei soggetti interessati a occultare la verità su Ustica perché potenti o perché insediati nel mondo politico ed editoriale - - Ho leso la sua dignità professionale? Bene, il suo avvocato saprà come chiedere i danni - …” TRADIMENTO “… Tonino commentò l’episodio con graffiante comprensione. - E’ tutta gente che può vantare amicizie altolocate, contro le quali puoi far poco. E se pensi di poter essere tu a mettere in luce i misfatti di Ustica, devo convincermi che sei proprio ingenuo - Non seppi dargli torto. - Vabbé! - Buttai riesumando Scaloni - Ma non puoi negarmi il diritto di reagire se qualcuno m’accusa in mala fede di essere un assassino. Le offese sono lì, sono parole pesanti, amplificate dai microfoni e riprese da internet, ti rendi conto del contesto? - - E che vuoi farci! - Esclamò Tonino - Dopo tutto potrebbe essere stato davvero un lapsus, no? - - Un lapsus? E perché non ha chiarito!? Ha avuto tanto tempo per scusarsi! E invece, sai che ha fatto? Ha finto. Ha sostenuto di aver sottoposto ai giudici alcune domande di cancellazione delle espressioni offensive, e si è poi scoperto che si trattava di vere e proprie simulazioni, di istanze “ballerine” che potevano saltare da un procedimento a un altro per poi scomparire all’occorrenza. I suoi difensori hanno sostenuto che io avrei dovuto mettere la sordina all’episodio, e sai perché? Perché, dal loro punto di vista, il loro assistito non poteva e non doveva fare una brutta figura. Lui, il principe del Foro anconetano, il fondatore della Camera penale di Ancona, lui non poteva scoprirsi. La gente, i suoi clienti non dovevano sapere che, per imprecisati condizionamenti, non aveva onorato il processo di Ustica. Nessuno aveva il diritto di sapere - Tonino prese fiato e insistette sulle sue apprensioni: - Sono fatti gravi senza dubbio. Il pericolo è però in questo, nel potenziale allarme che suscitano certe riflessioni. Tu non puoi parlare di condizionamenti senza uno straccio di prova. Ti rendi conto dei rischi? - Osservò. - Sono stati loro e non io, sono stati proprio i difensori di Scaloni a coinvolgere i magistrati della Procura di Roma. Vuoi sapere cosa hanno scritto a discolpa del loro rappresentato? Hanno detto che il loro cliente aveva dovuto aggiornarsi in tutta fretta sull’episodio del Mig perché solo pochi giorni prima dell’arringa qualcuno dalla Procura gli aveva fatto sapere di dover trattare anche la questione della possibile connessione con la caduta del DC9. Chiaro? Accantoniamo pure la prospettata incredibile interferenza della Procura, ma milioni di pagine, inevitabilmente correlate alla storia di una battaglia aerea, con un presunto Mig libico onnipresente, un Mig che lasci a Castelsilano e te lo ritrovi a Pratica di Mare dopo che era stato restituito alla Libia di Gheddafi, un Mig che appare e scompare come le ballerine di Scaloni, una mole, dico, così imponente di pagine può essere digerita in pochi giorni? - Tonino a questo punto si mostrò sconcertato. - E tu credi possa bastare per ipotizzare…? - Domandò - Non ho elementi decisivi per sospettare grandi manovre. Ma a volte le verità fanno capolino proprio dietro i lapsus e, dopo quello di Scaloni, di lapsus ce ne sono stati altri - Esclamai rigirandomi tra le mani il libro che era stato da poco pubblicato dagli Editori Riuniti. Tonino si incuriosì. - Un altro libro su Ustica?! - - Un altro libro, sì. E sai chi sono gli autori? Sono Erminio Amelio e Alessandro Benedetti, rispettivamente Pubblico Ministero e avvocato di parte civile nel processo Ustica, un libro scritto a quattro mani. E su questo, lasciamo perdere. Ci sono dei passaggi strani però - Tonino non poteva ancora raccapezzarsi. - “ IH870 - Il volo spezzato” - Scandì lentamente. - Già, “Il volo spezzato”. Non riuscivo a trovarlo in libreria. Internet l’aveva pubblicizzato col diverso titolo di “ Ustica - Diario dal processo”. Ho fatto varie telefonate a Roma, all’avvocato Benedetti e, per ultimo, allo stesso editore. Ho saputo alla fine che era stato ristampato col titolo attuale, e hanno fatto bene visto che è stato scritto mentre si celebrava il processo - - Non potevano farlo? - - Non lo so. - Risposi - Pensa a quel che è successo alla Forleo e a De Magistris. Lasciamo perdere Benedetti, ma per i magistrati ci sono dei limiti fondati sull’opportunità di non diffondere dichiarazioni sui processi loro affidati - - E che hanno scritto di tanto grave? - - Leggi qua! - Gli dissi aprendo il testo a…” Saluti. Enrico Brogneri ( www.studiolegalebrogneri.it )
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iusfetstrazasola
iusfetstrazasola il 19/02/09 alle 10:27 via WEB
Tempo fa, sul sito del Comune di Bologna era presente un sito molto articolato e dettagliato dove era possibile leggere, consultare, scaricare una quantità enorme di documentazione a riguardo; Dopo qualche tempo quel sito è sparito, sostituito dall'attuale: http://www.comune.bologna.it/iperbole/ustica/ infinitamente meno dettagliato e documentato. Ho contattato i responsabili per chiedere informazioni e la risposta è stata molto generica, evasiva e tutto sommato in "linea" con il carattere di questa vicenda. In pratica tra i si, i ma, i mo, i boh, i forse, i non so comparivano non meglio specificate giustificazioni di risparmiare un po' di spazio d adedicare ad altre informazioni. lavoro nell'ambiente informatico e non mi accontento di una simile risposta; mi rifiuto di credere che il Comune di Bologna non possa sostenere la spesa di qualche centinaia di euro (se non meno) per potenziare il suo già notevole apparato informatico in modo dale da non dover oscurare un sito a mio avviso fondamentale come fonte di documentazione riguardo questa tragedia. Se così dovesse essere m'impegno personalmente a pagare di tasca mia l'acquisto di un disco che possa ospitare quel sito e ciò che in quel sito era contenuto; se ciò dovesse essere, ripeto la domanda che ho fatto a quei responsabili del servizio ai quali proponevo, se le difficoltà erano quelle di mantenere on-line un sito per mancanza di spazio, di inviarmi il sito e mi sarei fatto carico io di approntare un piccolo computer sul quale ospitarlo e tenerlo on-line. La cosa che mi ha profondamente deluso è che proprio a Bologna ho trovato il mio personale muro di gomma, costruito e mantenuto in piedi da persone tutto sommato insospettabili. Purtroppo mi vedo costretto a considerare questo atteggiamento il contributo di Bologna alla perdita di una memoria importante.
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