Creato da italogaibazzi il 12/02/2005
Newroz 2006 ed altro nel Kurdistan turco

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Un arcobaleno a Beytussebap Progetto Fidenza - Beytussebap

Post n°56 pubblicato il 23 Novembre 2005 da italogaibazzi
Foto di italogaibazzi

Beytussebap è una cittadina kurda di 10.000 abitanti a cui se ne aggiungono altri 20.000 se si considerano i dintorni. È posta in un luogo bellissimo, tra monti, vallate verdeggianti; la sua gente è ospitale, le sue stradine risuonano delle voci di tanti ragazzi.

Sarebbe bello perdersi tra le case, sui sentieri di montagna, sedersi a contemplare il tramonto. Ma a Beytussebap non si può, perché è uno dei posti più militarizzati del Kurdistan: 6.000 militari e 2.200 guardie di villaggio mostrano la loro sinistra presenza in ogni angolo della municipalità. Quasi ogni giorno ci sono scontri armati, uccisioni,sparizioni, minacce di ogni tipo; nessuno è al sicuro.

È molto difficile anche arrivarci a Beytussebap: ogni 10 chilometri c’è un posto di blocco, bisogna fermarsi, farsi perquisire, esibire i documenti ed aspettare … . La motivazione ufficiale è la vicinanza al confine con l’Iraq; tra queste montagne ci sono i sentieri percorsi da tutti coloro che fuggono dalle violenze e dalle discriminazioni : afgani, iraniani, iracheni, ma la verità è che qui i militari continuano a soffocare l’anelito di libertà e giustizia del popolo kurdo.

La situazione socio-economica è pessima: non c’è un medico stabile, ogni mese arriva un neolaureato, rimane 30 giorni, poi ne arriva un altro; tutti i lavori dei campi si eseguono  a mano, mentre le opere di utilità pubblica sovente sono eseguite gratuitamente dai cittadini.

Abbiamo incontrato il sindaco, Faik Dursur, kurdo, del partito filokurdo Dehap: da quando è stato eletto, il governo di Ankara, per penalizzarlo, elargisce alla municipalità la minor quantità di contributi economici possibile, praticamente solo la quota per pagare gli impiegati statali.

Anche lui, come tutti gli esponenti di questo partito legalmente riconosciuto non è mai al sicuro: ha dovuto imparare a convivere con questa continua, lacerante incertezza. Al nostro arrivo ci accoglie  con grande gioia: siamo tra i primi europei che giungono nella sua cittadina da almeno venti anni. Anche noi siamo altrettanto felici di portare la nostra amicizia e la nostra solidarietà in questo lembo dimenticato del Kurdistan turco. La nostra permanenza dura solo una giornata, ma l’essere stati testimoni di tanta paura, di tanta violenza, di tanta povertà, ma anche di tanta determinazione e di tanta voglia di pace ci fa capire come sia importante, addirittura vitale, mantenere un legame con quel posto che non compare nemmeno nelle più dettagliate cartine geografiche; per non dimenticare e per non  fare dimenticare a nessuno che la violenza è figlia del silenzio.

A Beyutssebap ci sono moltissimi giovani che frequentano le scuole turche, non hanno luoghi di aggregazione,  né biblioteche, né cinema.

Il governo turco impedisce qualsiasi manifestazione di identità e cultura kurda , ed un popolo senza la sua cultura muore ; per questo abbiamo deciso, insieme ad alcune classi  dell’Istituto Berenini    di Fidenza di contribuire alla realizzazione di una piccola biblioteca proprio nel Municipio di Beytussebap; non si è potuto farlo nelle scuole perché là la lingua kurda è vietata, come anche la letteratura, la musica ed ogni altra manifestazione artistica.

Vogliamo continuare questo progetto iniziando una sorta di realizzazione informatica: attraverso un blog in Internet che sarà creato a Fidenza i nostri ragazzi potranno scambiare idee, interessi e notizie con i loro coetanei kurdi. Abbiamo chiamato questo piccolo progetto Keskesor, arcobaleno in kurdo. L’arcobaleno crea ponti, avvicina e fa conoscere realtà lontane, contiene i colori sempre negati della bandiera kurda, il rosso, il giallo e il verde, è il nostro simbolo di pace.

E proprio di pace parla questo progetto, quella pace che si può raggiungere solo guardando il mondo con gli occhi di chi soffre e di chi è discriminato.

Abbiamo conosciuto la negazione dell’identità kurda attraverso il progetto “Terra d’asilo”, volto a sostenere i richiedenti asilo; il nostro Comune è il capofila di 26 comuni della provincia di Parma . Il primo richiedente giunto a Fidenza, che ora ha ricevuto il diniego e sta affrontando il ricorso presso la magistratura ordinaria, è stato Muslum Bagmaci, kurdo. Ci ha parlato della sua vita, del Kurdistan, dei diritti negati ad un intero popolo. Siamo stati in Kurdistan come osservatori internazionali, abbiamo fatto insieme alle classi dell’ITIS un percorso EDU sfociato in un CD multimediale sul diritto d’asilo

Ora ci piacerebbe che “ keskesor” fosse l’inizio di un rapporto continuativo con una delle parti  più dimenticate del mondo: il Kurdistan turco, dove i più elementari diritti sono negati, dove, addirittura, chi indossa alcuni colori di cui è composto l’arcobaleno  può finire in prigione.

 

 

 
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Kurdistan turco - scudi umani

Post n°55 pubblicato il 12 Aprile 2005 da italogaibazzi
Foto di italogaibazzi

La situazione è sempre più preoccupante; si susseguono arresti e detenzioni

 
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Kurdistan - 3/4/2005 Arrestati 27 scudi umani

Post n°54 pubblicato il 12 Aprile 2005 da italogaibazzi
Foto di italogaibazzi

MARDIN (DIHA) – Dei 70 componenti dell’Iniziativa scudi umani di Istanbul e Batman dopo essere stati trattenuti in stato di custodia mentre si recavano per un’azione di interposizione al villaggio di Çay, presso Derik, provincia di Mardin, dove erano in corso operazioni militari nella zona, sono stati arrestati.

Le 70 persone che si sono recate nella regione, dove le operazioni militari in corso si sono intensificate a seguito della morte di due guerriglieri delle HPG (Forze di difesa popolare), sono state trattenute press oil commando della Gendarmeria di Derik. Ieri, gli Scudi Umani sono stati condotti all’ospedale statale di Derik per essere visitati prima di essere condotti all’Ufficio del Procuratore.

Il Procuratore della Repubblica di Derik li ha accusati di aver "contravvenuto alla Legge 2911 sulle riunioni e le manifestazioni" e di "aver provocato irritazione nella società". Mentre 21 dei 70 dopo aver rilasciato la propria testimonianza all’ufficio della Procura sono stati rilasciati, gli altri 29 sono stati rinviati al Tribunale competente con richiesta di arresto. Le 29 persone dopo l’esame del fascicolo accusatorio hanno dichiarato di essere state vittime di maltrattamenti. Mentre Leyla Ekmen e Cahit Acar sono stati rilasciati gli altri 27 sono stati trasferiti al Carcere chiuso di Derik.

Fra gli arrestati c’è la rappresentante dell’ Iniziativa Madri della pace, Muyesser Gunes, insieme a Mahmut Akýl, Recep Gökhansofuoðlu, Maruf Erdem, Ekrem Demirhan, Birgün Yýlmaz, Batif Savacý, Uður Karadaþ, Ýdris Aydýnlý, Tülin Avcý, Hasan Kaygusuz, Nazým Soylu, Ercan Dik, Cemalettin Gördeyiz, Erdem Sarýyer, Gülistan Demir, Ýhsan Bilgi, Edip Yalçýn, Deniz Kürtoðlu, M.Þirin Baytar, Perihan Kaya, Ýshak Özçaktu,

Hüsnü Çýnar, Cevdet Çoban, Eyüp Aydýn, Medeni Akgül e Faruk Yýldýz.

La segreteria dell’ufficio di Mardin dell’Associazione per i diritti umani (IHD) ha dichiarato che sarà presentata un’istanza di scarcerazione per i 27 Scudi Umani.

(be/aö/sy)

per contatti:  italogaibazzi@inwind.it

 
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In Turchia chi chiede la pace finisce in prigione

Post n°53 pubblicato il 02 Aprile 2005 da italogaibazzi
Foto di italogaibazzi

"Le madri kurde e le madri turche non devono più piangere i loro figli uccisi"

"I popoli sono fratelli"

"No alla guerra, subito la pace"

Questi sono gli slogan dei giovani kurdi che cercano di raggiungere i luoghi dove sono avvenute operazioni militari per manifestare il loro desiderio e bisogno di pace.

Questa mobilitazione, partita in sordina qualche mese fa, sta diventando sempre più numerosa e frequente.

E’ di oggi la notizia che settanta "scudi umani" sono stati arrestati mentre si dirigevano sul monte Cudi, presso Sirnak. La loro colpa? Volere la pace!

Noi che abbiamo visto di persona quanta oppressione subisce il popolo kurdo e quanto grande sia il suo desiderio di vivere in pace, con giustizia e dignità, noi che siamo stati a Sirnak proprio come osservatori di pace, per portare la nostra solidarietà a chi si batte per una vita degna, noi che continueremo anche dall’Italia ad essere voce di chi non ha voce, perché la lotta di un popolo oppresso è anche la nostra lotta, chiediamo a tutti coloro che non sopportano le ingiustizie di unirsi a noi nel dare solidarietà, affetto e simpatia ai giovani "scudi umani" che, armati solo di una maglietta bianca con scritto "pace" in kurdo ed in turco, si recano, su pulmini bianchi, dove ci sono stati scontri a fuoco per ribadire il loro "nunca mas! (mai più!)" e per questo vengono arrestati e segregati nelle lugubri carceri turche anche per mesi.

Non lasciamoli soli! Divulghiamo queste notizie!

(Nelly, Italo, Marco, Alberto, Elena, Luca, Angela, Luca, Nicola)

per contatti:  italogaibazzi@inwind.it

 
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Alcune informazioni direttamente dal Kurdistan

Post n°52 pubblicato il 01 Aprile 2005 da italogaibazzi
Foto di italogaibazzi

Dai luoghi che abbiamo visitato ci arrivano notizie poco rassicuranti; la repressione dopo il Newroz appare più forte che mai.

Alcune persone sono state arrestate a Cizre (Cizir in kurdo) e tre di esse sono tuttora in prigione. A Sirnak il movimento governativo, costituito da polizia, soldati e guardie dei villaggi, sta facendo grande pressione sulla municipalità (governata  da partito filo kurdo Dehap) affinché ovunque in città venga esposta la bandiera turca.

Molte operazioni di repressione sono in corso in tutto il Kurdistan turco e specialmente a Dersim. Decine e decine di interventi sono stati fatti dai militari ed in particolare si stanno dirigendo verso il Monte Cudi, che contorna la città di Sirnak, per concentrare le operazioni in quel luogo, dove sembra concentrarsi la resistenza.

Durante la nostra permanenza a Sirnak per il Newroz, numerosi furono gli scontri sul monte Cudi che causarono morti sia da parte della resistenza che dei militari. Come segno di potenza dell’esercito, la televisione turca evidenzia sempre le perdite dei guerriglieri e mai accenna ai caduti da parte dei militari. E’ l’informazione di in un paese ancora lontano dalle forme democratiche richieste dal Parlamento Europeo per entrare in Europa.

Per concludere le informazioni odierne, risulterebbe che alcuni detenuti nelle carceri di Diyarbakir (Amed in kurdo) abbiano cercato di celebrare il Newroz, ma la punizione per tale desiderio sembra sia stata pesantissima.

 

 
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Dal Mondo  Kurdo - Gli Scudi Umani nel Kurdistan Turco 

Post n°51 pubblicato il 01 Aprile 2005 da italogaibazzi
Foto di italogaibazzi

INTRODUZIONE

A seguito delle guerre del XX secolo è sorto un movimento di opposizione pacifica ai conflitti. Il XXI secolo si è pertanto aperto con questa importante novità, l’esistenza di un movimento pacifista, di protesta contro la guerra.

Breve storia degli “scudi umani” – Durante il conflitto tra il PKK e le forze armate turche (iniziato nel 1984) per ben tre volte è stato dichiarato un cessate-il-fuoco (nel 1993, nel 1995 e nel 1998). E si sono nel frattempo anche avviate iniziative volte a chiedere di fermare il conflitto: tali richieste di fermare il conflitto turco-kurdo dal 2000 sono divenute assai diffuse e insistenti. Sono giunti in Turchia due gruppi di pace, che si sono consegnati alle autorità: uno era formato da elementi provenienti dalla guerriglia, l’altro giungeva dall’Europa. Inoltre le forze della guerriglia si sono ritirate oltre i confini turchi dopo la proclamazione dell’ultimo cessate-il-fuoco. Intento dei gruppi di pace era di dimostrare che l’offerta di pace della guerriglia era sincera. Lo stato turco non ha però risposto positivamente ad alcun cessate-il-fuoco, né ai gruppi di pace (i cui membri sono stati arrestati); anzi ha portato avanti le operazioni militari volte all’annientamento dei guerriglieri, nonostante essi fossero in posizione di mera autodifesa. In breve: le autorità turche non hanno  mutato la loro linea politica. I kurdi dimostravano la loro volontà di giungere alla pace, mentre dall’altra parte le autorità statali turche insistevano nel portare avanti la guerra. Si è così giunti al 2004.

Il I° settembre 2004, Giornata Mondiale della Pace, gli “Scudi Umani” hanno nuovamente manifestato la loro avversione al conflitto. Un gruppo di 35 persone si è recato da Diyarbakir sul Monte Gabar, chiedendo che si fermassero le operazioni militari contro i guerriglieri kurdi, dato che questi rispettavano la tregua e si mantenevano in assetto di autodifesa. Si sono poi creati gruppi di pace anche ad Istanbul, Urfa e Adana, Essi si sono recati nelle zone in cui erano in corso operazioni militari, ma lì i militari hanno sbarrato loro la strada e la polizia è intervenuta per fermare i membri dei gruppi. Il gruppo di Diyarbakir, ad esempio, è stato bloccato e tutti i suoi componenti sono stati incarcerati per 18 mesi, su disposizione del Tribunale di Cizre, per aver manifestato sul Monte Gabar.

Un altro gruppo, composto da 18 persone, si era recato nell’area di Dersim. Il 9 ottobre 2004 i membri del gruppo sono stati arrestati e il Tribunale Penale di Pertek li ha processati per violazione dell’articolo 312 del Codice Penale Turco. L’11 novembre sono stati tuttavia liberati. Durante il fermo di polizia ý membri del gruppo hanno subito violenze fisiche e psicologiche. Un altro gruppo, di 28 persone, ha manifestato sul Monte Kato, nel Botan, il 16 ottobre 2004: di esso faceva parte anche una giornalista dell’agenzia DIHA. Dopo esser stati processati, sono stati liberati il 22 novembre.

 

NUOVE OPERAZIONI MILITARI NEL 2005

Durante l’inverno, da dicembre a febbraio, le forze armate non hanno effettuato operazioni militari a causa della neve. Le operazioni sono però riprese a marzo 2005, con l’arrivo della primavera.

Nei dintorni di Dersim si è svolta il 30 marzo un’ampia operazione militare. Si dice che vi abbiano preso parte 3000 soldati, e che siano stati impiegati elicotteri per gli spostamenti e velivoli COBRA per i bombardamenti. Essi si avvicinano all’obiettivo senza che sia possibile avvistarli o udirli, data la loro forma particolare, e sganciano bombe che si dirigono dove avvertono la presenza del calore emanato da forme di vite umana; il cratere che lasciano nel terreno raggiunge il diametro di circa 5 chilometri. Le operazioni suddette hanno avuto luogo nei pressi di Hozat, Çemişgezek e Ovacik.

È stato anche riferito di operazioni militari a Siirt, alle quali sono stati chiamati a prendere parte anche i guardiani di villaggio della zona di Eruh. Si dice che siano stati impiegati 10 carri armati e 35 veicoli militari dal comando generale della gendarmeria di Siirt, mossi in direzione di Cırav.

Infine vi è stata l’operazione sul Monte Cudi, nell’area di Sirnak, il cui inizio risale al 23 marzo. L’Ufficio Informazioni delle HPG ha riferito che l’operazione si è conclusa il 27 marzo, con una ventina di morti (tra cui due guerriglieri) e numerosi feriti.

Le operazioni descritte hanno spinto i gruppi di scudi umani a riprendere l’iniziativa. Due gruppi si sono recati verso le zone di operazioni, partendo da Diyarbakir e da Istanbul. Un gruppo di 23 persone si è recato verso il Monte Cudi, nella provincia di Sirnak. Ha assunto come slogan la frase “Non lasceremo spazio alla guerra” ed è stato fermato per ben due volte dai militari nei pressi di Mardin. Prima di partire il gruppo aveva tenuto a Diyarbakir una conferenza stampa, nella quale aveva dichiarato di volere che si concludessero le operazioni militari e che desiderava che sia le madri turche che quelle kurde non dovessero più piangere per la morte dei propri figli. Hanno dichiarato di volere la pace e hanno poi indossato t-shirt bianche come simbolo di pace e salutato la folla riunitasi per assistere alla loro partenza.

Quanto al gruppo partitola Istanbul, i suoi 25 componenti si sono riuniti a Batman e lì hanno tenuto una conferenza stampa. Di esso fanno aprte anche un gruppo di pacifisti tedeschi. Varie associazioni e partiti (tra cui il DEHAP) ne hanno salutato la partenza. Muyasser Gunes, a nome delle Madri della Pace, ha dichiarato prima che partissero: “Sosteniamo gli Scudi Umani perché vogliamo che si fermino le operazioni militari ed essi vogliono fare in modo che le operazioni si interrompano. Il nostro fine è di andare verso lezione di operazioni per ricercare con gli interlocutori soluzioni alla Questione Kurda. Abbiamo bisogno di vivere in pace e lo gridiamo”.

Un rappresentante del gruppo di tedeschi, Martin Dolzer, ha detto che il suo gruppo si sente responsabile nei confronti del popolo kurdo, in quanto ha constatato che i kurdi sono rispettosi dei diritti umani e pertanto meritano rispetto: “Da anni il popolo kurdo lotta e, giunti a questo punto,  esso ha pagato un prezzo assai alto. Durante il nostro viaggio abbiamo visto quali sofferenze patisca il popolo kurdo, e ciò ha fatto soffrire anche noi. Noi desideriamo che il popolo turco e le autorità governative turche si accorgano che il popolo kurdo ha teso loro pacificamente la mano, al fine di fermare la guerra, e che pertanto i turchi facciano i passi necessari per giungere a conseguire la pace. Vogliamo che si ponga fine a un approccio politico che produce morti. Desideriamo che non via siano più morti”.

Dopo essere stati fermati una decina di volte durante il loro tragitto (ogni volta sono stati perquisiti, e sono state anche perquisite le automobili su cui viaggiavano), i membri del gruppo sono stati bloccati a circa 30 chilometri da Cizre.

Inoltre, riferisce MHA (notizia del 31 marzo 2005), a Derik, nei pressi di Mardin,  75 “scudi umani” sono stati fermati a lungo mentre stavano per entrare nella zona di operazioni. Non hanno avuto il permesso di entrare nell’area. Gli scudi umani, mentre erano in cammino verso Derik, sono stati bloccati da carri armati; il prefetto di Mardin ha basato il suo divieto nei loro confronti sull’articolo di legge 5441. E’ stato riferito al gruppo di pacifisti di scontri nella zona, e che una persona è morta, e che le operazioni militari proseguono: pertanto gli scudi umani non possono accedere e se non rispettano tale decisione saranno puniti in base alla legge sulle manifestazioni pubbliche. Per protesta gli scudi umani si sono seduti dove si trovavano, hanno cantato e hanno provato a trattare con le autorità militari, ma non hanno comunque avuto il permesso di proseguire. Per il prolungarsi della loro protesta, due di essi sono stati ammanettati e portati via. Gli altri hanno continuato a inneggiare slogan: “I popoli sono fratelli”, “No alla guerra, subito la pace”, “Continueremo a resistere”. Non è stato fermato, invece, né il gruppo di tedeschi, e nemmeno il loro interprete. 

 

Si richiede a tutte le associazioni di dare sostegno e voce all’azione significativa dei gruppi di pace composti da scudi umani.  

 

 
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Kurdistan - siamo sempre più preoccupati

Post n°50 pubblicato il 29 Marzo 2005 da italogaibazzi
Foto di italogaibazzi

Siamo tornati dal Kurdistan, ma la preoccupazione per le persone che abbiamo incontrato e per molti altri kurdi non può attenuarsi. Nel seguito riporto solo alcune delle notizie che ci giungono dal Kurdistan turco. Nel precedente messaggio sono riportate le violazioni dei diritti umani raccolte dal DEHAP solo per i mesi di gennaio e febbraio 2005.

Perquisizioni nelle case

In diverse città, in molte case di kurdi che hanno partecipato al Newroz e che sono stati filmati ed identificati da infiltrati confusi tra la folla, sono avvenute perquisizioni, generalmente verso le tre o le quattro del mattino senza mandati scritti, non appena le delegazioni straniere hanno lasciato il Kurdistan.

Hanno sequestrato bandiere del Dehap, calendari, fotografie, striscioni; hanno identificato le persone e registrato quanto trovato. In altri casi hanno prelevato le persone per interrogatori; non sappiamo cosa capiterà loro.

Operazione NEWROZ ad Ankara- DIHA 24 marzo 2005

16 operatori del Centro Culturale della Gioventù (AGKM) di Ankara e 3 membri del DEHAP, che il 20 marzo hanno preso parte alle celebrazioni per il Newroz ad Ankara, sono stati arrestati in seguito ad un'operazione intrapresa contro gli operatori di AGKM e contro i membri del DEHAP. Studenti, operatori di AGKM, studenti, membri del DEHAP, sono stati prelevati dalle proprie case, alle fermate degli autobus, all'ingresso della sede dello AGKM e in diversi punti della città, a causa di un'operazione intrapresa dalle Squadre Anti-Terrorismo. In base alle notizie che abbiamo ricevuto dagli studenti che si trovavano nelle loro case mentre i loro amici venivano arrestati, poliziotti in borghese erano alla ricerca di bandiere della Confederazione Democratica e dei relativi documenti. I nomi delle persone che si trovano con certezza in stato di arresto in base a quanto ha appreso l'ufficio IHD di Ankara, sono: Nihat Firat (AGKM), Dilek Karahan e Behcet Gungor (AGKM), l'ex presidente del DEHAP di Mamak Tuncay Yogurtcu, Hatice Ozuc (DEHAP Altindag), Leyla Tusun (membro dell'Organizzazione della Gioventù del DEHAP di Ankara). Il presidente dell'Ufficio IHD di Ankara, Salih Karaaslan, ha affermato di non conoscere tutti i nomi.

 Radio Dunya chiusa per 30 giorni a causa del la presentazione di un libro ADANA 24 marzo 2005 

Il Consiglio Supremo per la Radio e la Televisione (RTUK) ha inflitto a Radio Dunya una condanna a 30 giorni di chiusura per aver presentato il libro "Gerilla Anilari" (Memorie della Guerriglia). Il Direttore Generale dell'emittente, Fatih Demir, a seguito del decreto di chiusura, ha detto che la decisione di chiudere la stazione radiofonica per 30 giorni è stata presa quando ancora non c'è una sentenza definitiva della Corte e che avvierà un’azione legale contro il decreto stesso.

Il 9 giugno 2004 Radio Dunya (Radio World), che trasmette ad Adana, ha presentato il libro "Gerilla Anilari" agli ascoltatori della trasmissione "Kitap Tanitimi" (Recensione di Libri). L'ufficio di Controllo e Valutazione dello RTUK ha preparato un rapporto sulla trasmissione e lo ha presentato a RTUK. Sulla base della violazione dei principi enunciati nella Legge 3984, "per aver permesso trasmissioni che spingono la società all’odio e all’ostilità, al terrorismo e verso la violenza e per aver permesso discriminazioni etniche, razziali, linguistiche, religiose, settarie e di classe, la stazione radiofonica è condannato a 30 giorni di chiusura".

Per chi vuole approfondire può visitare il sito di UIKI (vedi a fianco)

 

 

 

 

 
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Kurdi - Le violazioni dei diritti umani continuano più che mai

Post n°49 pubblicato il 29 Marzo 2005 da italogaibazzi

Rapporto di DEHAP- Violazioni dei Diritti Umani del Gennaio-Febbraio 2005

Il Partito Democratico del Popolo (DEHAP), ha pubblicato un proprio rapporto riguardante le violazioni dei diritti umani verificatesi nei mesi di gennaio e febbraio 2005.

Un caso di estradizione, 5 uccisioni  e il proseguimento di atti di tortura sono stati rilevati nei due mesi trascorsi. La polizia ha messo sotto custodia 333 persone e in 106 casi è stato trasformato il fermo in arresto.

Sono stati avviati 177 procedimenti legali nei confronti di membri e di dirigenti del DEHAP.

Orhan Mirogolu, presidente della commissione del DEHAP per la giustizia e i diritti umani, in una dichiarazione resa pubblica,  ha portato l’attenzione sull’aumento del numero di violazioni dei diritti umani nei confronti delle organizzazioni della società civile e di forze democratiche, in particolare dal 17 dicembre 2004. “Il quadro degli ultimi due mesi mostra che le attività democratiche organizzate dal DEHAP vanno incontro a una aspra politica persecutoria e a numerosi ostacoli”; poi ha aggiunto: “non c’è nessun altro partito politico i cui membri e attivisti siano vittime in così larga misura di pressioni, detenzioni da parte della polizia e minacce di morte”.

il rapporto del DEHAP contiene un resoconto sommario dei seguenti casi:

SIRNAK: 5 morti a seguito di torture, 13 persone messe sotto custodia dalla polizia, 4 persone arrestate, 30 persone fermate per interrogatori. A gennaio Huseyin Hezer, Muhittin Ozcan, Ismail Malgaz e Serik Malgaz sono stati arrestati a Idil. I cadaveri di 5 civili, trattenuti dal 19 gennaio 2005, si sostiene che siano corpi di guerriglieri uccisi durante una operazione militare.  L’11 febbraio 2005 la polizia ha disperso delle persone che stavano ritornando agli uffici del DEHAP dopo essersi radunate nel cimitero di Sirnak.

ERZINCAN: 6 persone sottoposte a interrogatorio.

BURSA: 22 persone sottoposte a interrogatorio.

AYDIN : 5 persone sono stati fermate, 5 persone sono state trattenute sotto custodia, 12 persone sono state interrogate.

Il 10.01.2005, M.A Kerim Kara, Melle Ozlem Tekin, Melle Hatice Sen, Fesih Kaya e Sedat Duman, membri della commissione giovanile del DEHAP di Aydin, sono stati sottoposti a fermo di polizia

DIYARBAKIR: 40 persone sono trattenute sotto custodia, 39  persone sono state arrestate, 37  persone sono state ferite

Il 15.02.2005, in un incontro organizzata da Tuhad-Fed, finalizzato a preparare un comunicato stampa, si è verificato il ferimento di 37 persone e 40 persone sono state messe sotto custodia dalla polizia, dopo essere state interrogate.

BITLIS: 4 persone sono state messe sotto custodia., 44  persone sono state interrogate.

il 26.01.2005 si è aperto un processo a carico degli amministratori del DEHAP, per delle canzoni intonate in lingua kurda durante del congresso del DEHAP. Ciascun amministratore è stato condannato a 5 mesi di carcerazione e a pagare una multa di 12 miliardi di lire turche.

il17.01.2005 si è aperto un processo a carico di 30 persone, tra le quali 3 amministratori del DEHAP e il presidente della provincia Bitlis, Mehmet Can Demir, il presidente di distretto centrale di Bitlis, Bahattin Cagatay, e il presidente del distretto di Tatvan, Suhat Altun. Sono tutti accusati di aver preso parte al funerale di un guerrigliero.

SIIRT: 65  persone sono state messe sotto custodia, 37  persone sono state arrestate. il 21.02.2005 i cadaveri di Sibel Sartik e Nergiz Ozer, uccisi a Sirnak, sono stati restituiti ai loro famigliari per essere sepolti a Siirt, la città in cui erano nati, ma la gendarmeria ha fermato il convoglio che li trasportava all’esterno della città di Siirt e, dopo 17 ore d’attesa, ha forzatamente rimosso i cadaveri, non dimostrando alcun rispetto per il rito religioso della sepoltura. Ne sono scaturiti incidenti all’interno del cimitero e 12 persone sono rimaste ferite a seguito di una incursione della polizia, dopo la quale 20 persone sono state messe sotto custodia. Nei giorni seguenti altre 45 persone sono state messe sotto custodia e tra esse vi sono membri e amministratori del DEHAP. 37 persone sono tuttora agli arresti, inclusi Ibrahim Kilicaslan, presidente del DEHAP a Siirt, Emine Oguz e Sibel Ete, presidente e membro della commissione femminile del DEHAP a Siirt, Mustafa Gunduz, dirigente del distretto centrale, e Tevfik Kacar, Resit Batur, Muzaffer Akan, e Pakizer Uskun, che sono membri della commissione giovanile. L’incursione ha provocato la rottura di vetri da parte della polizia nelle abitazioni dei membri e degli amministratori del DEHAP.

MARDIN: 1  persona è stata messa sotto custodia.

MUS: 31 persone sono state messe sotto custodia. , è stato aperto un processo a carico di Abdulkadir Celebi, presidente del DEHAP di Mus, e di Muhlise Karaguzel, Mukkades Isik, Veysel Sakik, Halide Budak, Yadigar Sakik, Nayla Korkmaz e Kutbettin Sonmezer, che sono tutti amministratori del DEHAP nella regione. Sono accusati di aver emanato un comunicato stampa di fronte alla prefettura di Mus, il 10.09.2004.

URFA: 33 persone sono state fermate per interrogatorio.

ADANA: 1 persone è stata messa sotto custodia dalla polizia, 1 persona è stata arrestata: si tratta di Kaze Ozlu , membro del DEHAP, arrestato il 4 gennaio.

MERSIN :1 persona è stata uccisa , 23 persone sono state messe sotto custodia , 8 persone sono state arrestate.

Il 15.02.2005 Umit Gonultas è stato ucciso da proiettili sparati dalla polizia dopo una manifestazione democratica tenutasi a Mersin: contro tale manifestazione le forze di polizia erano intervenute aprendo il fuoco.

il 16.02.2005, durante le manifestazioni seguite alla sepoltura di Umit, sono stati feriti dagli spari della polizia due ragazzi di 12 e 14 anni. Il 17.02.2005 le forze di polizia sono intervenute di nuovo durante un raduno, nel quale si protestava per le azioni violente della polizia; è stato reso noto un comunicato stampa davanti all’ufficio del DEHAP di Mersin, 14 persone sono state messe sotto custodia dalla polizia: tra loro figurano il presidente del DEHAP di Mersin, Halis Deger, Ercan Sezgin, membro del partito, e Kotay Machine, funzionario della commissione giovanile.

IZMIR:2 persone sono state messe sotto custodia, 1 persona è stata arrestata, 5  persone sono rimaste ferite

Il 15.02.2005 la polizia ha attaccato delle persone che si stavano preparando a rendere pubblico un comunicato stampa; l’azione ha causato numerosi feriti. Ahmet Karayil è stato arrestato.

MANISA:114 persone sono state messe sotto custodia, 1 persona è stata arrestata.

ANTEP :30 persone sono state interrogate. 

KARS: 27 persone sono state messe sotto custodia, 9 persone sono state arrestate.

ISTANBUL :7 persone sono state messe sotto custodia, 1 persona è sottoposta al fermo di polizia, 27 persone sono rimaste ferite. Il 15.02.2005, nel corso di un raduno, la polizia ha attaccato delle persone riunite, provocando il ferimento di 27 persone, che sono state poi curate in ospedale. Cafer Selcuk, presidente del DEHAP nel distretto di Zeytinburnu, assieme ad altre 6 persone, è stato messo sotto custodia. Il 19.02.2005 Saliha Karakoc, presidente del DEHAP del distretto di Esenyurt, è stata messa sotto custodia e poi arrestata a seguito di un’incursione della polizia negli uffici del DEHAP, a Esenyurt.

 
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In Kurdistan col cuore, con l’anima, col corpo

Post n°48 pubblicato il 25 Marzo 2005 da italogaibazzi
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Conoscere il popolo kurdo col cuore , con l’anima, col corpo accende emozioni di una intensità tale da diventare sofferenza. Sofferenza del cuore e della carne.

I Kurdi rappresentano un popolo che non esiste, perché una tirannide ottusa impedisce loro l’identità.

Entrare in contatto con loro è entrare nel pieno dell’umanità, dello spessore più profondo di quello che mai ho potuto supporre possa esistere in un uomo.

Uno sconosciuto che viene da molto lontano, da una cultura occidentale opulenta e priva di dubbi, solo perché mostra di interessarsi, per qualche giorno, di loro, disposto ad ascoltarli, ad abbracciarli ed a farsi abbracciare, a stringere centinaia di mani, viene accolto come un uomo, una persona, uno di loro. Perché i Kurdi sanno l’umanità.

Essere molto lontano da casa, tra gente sconosciuta e sentirsi in casa propria, tra gente amica, ti fa sentire bene accetto, amato, come raramente mi è capitato in sessanta anni di vita.

Ti ascoltano, ti stringono, ti calcano addosso la loro umanità, il loro corpo. Quel corpo che rappresenta l’unica ricchezza dell’oppresso: per questo le polizie di tutti gli stati tiranni, all’ultimo, infieriscono sul corpo, lo mutilano, rendono insensibili i suoi nervi.

E’ un popolo sano, ama la sua terra e non può coltivarla, non ne è padrone. Ama le sue tradizioni, le sue radici, ma gli è impedito di mostrarle, condividendole con gli altri uomini del mondo, trasmettendole ai propri figli.

Conosco i Kurdi e non amarli è impossibile. E’ un popolo disgraziato perché l’occidente consumista e superficiale non può permettere una cultura libera, fiera, antica. L’occidente non può permettersi di confessarsi debitore della cultura di un popolo emarginato.

Amo il popolo kurdo per la sua fierezza, per la sua sete di libertà, per il suo desiderio di giustizia, per le sofferenze patite e che patisce. Amo il popolo kurdo perché difendendo la sua dignità difende la dignità di tutti gli uomini della terra. Amo i Kurdi col cuore, con l’anima, col corpo.

(Alberto Marzucchi, delegazione a Sirnak)

 per contatti: italogaibazzi@inwind.it

 
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24 marzo

Post n°47 pubblicato il 25 Marzo 2005 da italogaibazzi
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 Incontro con il sindaco Abdullah Demirbas della municipalità Surici (Amed)

 
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24 marzo

Post n°46 pubblicato il 25 Marzo 2005 da italogaibazzi
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 Visita alla città di Mardyn

 
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23 marzo - Il nostro ultimo giorno nel Botan

Post n°45 pubblicato il 23 Marzo 2005 da italogaibazzi
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Nella nostra ultima giornata nel Botan, laboratorio di sperimentazione militare, abbiamo incontrato i sindaci di Silopi e Idil. La giornata é iniziata con il commiato al Sindaco di Sirnak che ci ha fatto conoscere i problemi della sua citta' e le speranze per un futuro di cooperazione e di amicizia.

Raggiungiamo in mattinata la citta' di Silopi e incontriamo il Sindaco  Mushun Kunur che ci accoglie con l'affetto e l'ospitalita' che ormai riconosciamo. E' del partito Dehap, in carica per la prima volta a Silopi dal 2004, con il consenso del 72% dei votanti. La citta' conta ufficialmente 50000 abitanti; in realta' la popolazione é di 70-80.000 persone. Il governo turco effettua censimenti ogni 10 anni: per questo motivo i dati non sono mai aggiornati. Fino agli anni '70 l'economia di Silopi era basata essenzialmente sull'agricoltura e allevamento. In seguito, con l'apertura del confine con l'Iraq, sono state avviate diverse attivita' di commercio import-export e di trasporto. Purtroppo questo non ha portato alcun beneficio alla popolazione locale: il governo turco ha insediato in questa attivita' personale proveniente da  altre zone della Turchia mentre ai kurdi (che costituiscono il 100% della popolazione originaria) non é rimasto che l'inquinamento proveniente dalla strada principale e attivita' primarie private di ogni tipo di sostegno economico. La citta' viene attraversata ogni giorno da duemila camion per ogni senso di marcia. Ognuno di essi paga alla dogana una tassa di 10 Nuove Lire turche (circa 6 Euro), cionostante alla municipalita' non viene stanziato alcun sostegno sebbene le spetti l'onere di occuparsi dei numerosi incidenti ed incendi che questo traffico genera ogni giorno. Le richieste di intervento avanzate al governo (ad esempio l'autorizzazione per creare un'area di sosta per i camion lontana dalla strada) non sono state accolte.

La situazione della popolazione é drammatica. Il 90% della gente vive al di sotto del livello di sussistenza. Il 50% é analfabeta: chi non lo é ha un livello d'istruzione comunque bassissimo. In citta' sono presenti 4-5 medici (nessuno specialista) a pagamento. Esiste un'ospedale con 30 letti in cui operano altrettanti medici. La struttura é supportata da ben due ambulanze e il Sindaco non manca di sottolineare che per questo possono considerarsi molto fortunati. Solo il 15% delle nascite avviene in ospedale: qui un parto costa 500-600 Nuove Lire (circa 300-350 Euro). La mortalita' infantile é circa il 5%. Sostanzialmente ci troviamo di fronte ad un'altra realta' gravissima: la gente é poverissima per cui non é in grado di pagare tasse, l'amministrazione con i pochi fondi che riceve dal governo non puo' fare molto di piu' che pagare i dipendenti. Cogliamo un dato positivo: con gli stanziamenti per l'istruzione si riesce a contribuire agli studi di 80 universitari con 60 NLT all'anno (circa 40 euro). La societa' civile non é organizzata in alcun modo. Le uniche associazioni esistenti hanno carattere economico.  Non esistono sindacati né associazioni per i diritti umani, sebbene in citta' ci siano stati 50 casi di persone scomparse e nel '92 il Newroz abbia portato all'uccisione di un uomo da parte delle forze governative. Ci viene anche ricordato che in seguito all'apertura del primo ufficio Dehap in citta' nel 2002 i due responsabili sono stati prelevati dall'esercito e da allora non se ne hanno avute piu' notizie. Concludiamo come sempre cercando di valutare la possibilita' di un reale sostegno a questa municipalita'. Sono stati elaborati 4 progetti per la citta':

1) la realizzazione di un centro di salute rivolto a donne e bambini (il progetto é gia' stato inviato alla UE tramite il Bureau Dehap in Ankara)

2) la creazione di un centro culturale

3) la copertura e il risanamento del fiume

4) la canalizzazione e depurazione delle acque.

L'ultimo Sindaco che incontriamo é Resul Sadak, sindaco Dehap di Idil e fratello di Selim, incarcerato insieme a Leyla Zana. Idil é una citta' di 19.000 abitanti, si trova in pianura, quindi ha avuto, nei suoi dintorni "solo" 8 villaggi distrutti su 108. Il problema principale e piu' pesante é quello dell'acqua: viene erogata tre ore alla settimana, per le necessita' quotidiane le case sono doýtate di cisterne per raccoglierla. Come in ogni altro municipio retto dal Dehap il governo da pochi contributi, un modo per impedire lo sviluppo socio-economico della zona kurda. Non ci sono fabbriche, industrie, gli abitanti vivono di agricoltura e pastorizia inoltre nell'estate vanno a lavorare per i latifondisti anche in zone molto lontane da Idil. L'ospedale é a pagamento, in piu' c'é il problema della lingua: spesso i kurdi non parlano ne capiscono il turco, mentre i medici usano solo la lingua kurda. Il 40% degli abitanti é analfabeta, gli altri sanno a malapena leggere e scrivere. C'é un giornale locale che viene stampato da due mesi; l'ultimo numero reca in prima pagina la parola "Newroz", "w" é una lettera vietata, chissa' se i militari lo chiuderanno! Resul Sedak, come tanti altri sindaci Dehap, riceve molte minacce tuttavia la sua determinazione ci colpisce. Al termine della visita ci trasferiamo con il nostro pulmino a Mardyn. Proprio vicino ad una base militare foriamo una gomma. Con qualche difficolta' e attorniati dai militari che ci domandano come mai dei turisti arrivano fin qui, dove ci sono tanti "terroristi", finalmente cambiamo la ruota e ripartiamo.        

 
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23 marzo

Post n°44 pubblicato il 23 Marzo 2005 da italogaibazzi
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Silopi - La fila interminabile di camion verso l'Iraq

 
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23 marzo

Post n°43 pubblicato il 23 Marzo 2005 da italogaibazzi
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Idil - Il sindaco Resul Sadak

 
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22 marzo - Incontro con il sindaco di Beytussebap

Post n°42 pubblicato il 23 Marzo 2005 da italogaibazzi
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Oggi una parte della delegazione va a Beytussebap, a 120 km di distanza da Sirnak. Impieghiamo 5 ore per arrivare, le strade sono in pessime condizioni, in piu' siamo obbligati a fermarci 4 volte ai posti di blocco all'andata e altrettanti nel ritorno. Appena usciti da Sirnak, sulle montagne circostanti non ci sono alberi, se non appena piantati. I militari negli anni 90 hanno fatto terra bruciata per stanare i guerriglieri, per cui non solo hanno disrtrutto i villaggi, ma anche i boschi. Dopo 10 km siamo obbligati a fermarci al primo posto di blocco: ci prendono i passaporti, li registrano, telefonano per sapere qualcosa in piu' su di noi, perquisiscono i nostri bagagli ed il nostro pulmino; il tutto si svolge tra militari con mitra pronti a sparare, carri armati e veicoli blindati.Questa situazione si ripete ad intervalli di 20-30 km. Finalmente arriviamo a Beytussebah con un carrarmato che ci segue. Davanti al municipio, dove ci aspetta il sindaco, ci chiedono per l'ennesima volta i passaporti.
Fouk Dursur è sindaco Dehap; è contento di vederci perchè abbiamo visto quali e quante difficoltà si devono superare per arrivare e perchè possiamo raccontarle in Italia.
Qui da 20 anni non vengono europei: forse proprio perchè è così dimenticata ci sono tanti problemi. Questa città ha 10.000 abitanti, 30.000 con i dintorni. C'è un piccolo ospedale senza medici. Per tutta la popolazione c'è un medico neolaureato al mese. Il 70%  della popolazione è giovane; di questi solo il 20% alfabetizzata. Non esistono biblioteche, nè sale cinematografiche nè centri di aggregazione. Le uniche risorse economiche sono l'agricoltura e la pastorizia.
Da quando Frank è diventato sindaco i fondi governativi si sono ridotti notevolmente in quanto appartemente al Dehap. Ci fa un esempio:per costruire 2 km di canalizzazione per l'acqua la gente ha dovuto prestare la sua opera gratuitamente.Non si possono fare investimenti, non è possibile servirsi di tecnologia in campo agricolo così tutti i lavori devono essere fatti a mano: per le municipalità a maggioranza democratica il governo centrle non dà fondi. Il sindaco non ha contatti con i militari che praticamente accerchiano tutta la città e i dintorni, municipio compreso.  In tutta la zona i militari sono 5000, d cui 1000 in città.  Le guardie di villaggio sono 180 in città e 2000 nei dintorni.
Nel salutarci questo coraggioso sindaco ci chiede solidarietà e appoggio.
Ritorniamo a Sirnak rifacendo in senso inverso una strada dai panorami mozzafiato, con le stesse soste obbligate ai posti di blocco con mitra spianati e mezzi blindati. L'occupazione militare, che è stata masssiccia negli anni 90, non è diminuita di una sola unità.
La serata stempera la preoccupazione e la tristezza per ciò che abbiamo visto e vissuto: il Sindaco di Sirnak ci ha invitati a cena a casa sua. Seduti intorno alla stanza su morbidi tappeti sperimentiamo la meravigliosa ospitalità kurda;i piatti tipici sono veramente buonissimi ed al termine della serata la moglie del sindaco regala ad Elena il vestito tradizionale che ha indossato al Newroz.

Per contatti: italogaibazzi@inwind.it

 
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22 marzo

Post n°41 pubblicato il 23 Marzo 2005 da italogaibazzi
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A casa del Sindaco di Sirnak ci siamo integrati benissimo. Elena e la moglie del sindaco

 
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22 marzo

Post n°40 pubblicato il 23 Marzo 2005 da italogaibazzi
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Beytussebap - paesaggio lungo la strada

 
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22 marzo

Post n°39 pubblicato il 22 Marzo 2005 da italogaibazzi
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Si studia nella biblioteca di Sirnak

 
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22 marzo a Sirnak - Un po' di cultura

Post n°38 pubblicato il 22 Marzo 2005 da italogaibazzi
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Mentre una parte di delegazione è partita presto questa mattina per raggiungere le alte montagne che sovrastano Sirnak, alcuni di noi sono rimasti in città per la consegna del materiale scolastico proveniente dall'italia e promesso ai sindacalisti dell'Egitim Sen (sindacato delgi insegnanti facente parte del Kesk). La consegna avviene presso il palazzo municipale dove incontriamo Ramazan, un ragazzo Kurdo che, dopo averci fatto da interprete durante l'incontro con le personalità che prendono in consegna il materiale, si offre per accompagnarci in giro per la città.
Ovviamente accettiamo.
Ramazan si dimostra disponibile ed entusiasta: riconosciamo la cordialità e l'affetto che questo popolo ci dimostra ogni giorno. E' quasi imbarazzato nel dirci che la città non offre alcun luogo ricreativo o iniziativa culturale: non ci sono cinema ne teatri. Ritrova entusiasmo nel parlarci di una biblioteca: saliamo le scale di un grande edificio adibito ad uffici ed entriamo in un corridoio scalcinato su cui si aprono le porte di alcune aule deserte e di una in cui 5 ragazzi stanno preparando un esame di matematica. In una stanza soltanto vediamo uno scaffale con dei libri: non più di 200 volumi per tutta la biblioteca, forse abbastanza per una città in cui il 70% delle persone non sa ne leggere ne scrivere.
Riprendiamo la strada centrale che ci conduce nei pressi dell'unica scuola primaria della città, frequentata da studenti dai 6 ai 14 anni. Nel cortile una moltitudine di bambini ci accoglie gioiosa. Forse portiamo un po' di scompiglio mentre ci aggiriamo nei corridoi cupi e disadorni, ma le giovani insegnanti ci invitano ad entrare nelle classi. Cartelloni, disegni e addobbi colorano le pareti. I bambini sono pieni di entusiasmo per la nostra presenza e si divertono a dimostrarci la loro conoscenza dell'inglese: "What's your name?" "Where are you from?".
Dalla classe dei più piccoli riceviamo in regalo dei fiori di carta fatti da loro: sono gialli,rossi e verdi...
Conveniamo con Ramazan che si tratta di un bellissimo simbolo di speranza per la pace e la democrazia in questa terra.
Per la nostra sicurezza il nostro amico ci accompagna fino all'albergo: come tutti i giovani è assetato di informazioni sull'Europa e sull'Italia, sulla possibilità che può avere un giovane kurdo di venire nel nostro paese: gli raccontiamo le storie difficili di quelli che ci stanno provando... sentiamo la sua commozione e solidarietà per i propri fratelli quando ci invita a salutarli...
E' tempo del commiato davanti all'ennesimo çay.... con i fiori puntati sul petto ci diciamo un'altra volta "Biji Kurdistan"...

 
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21 marzo a Sirnak - Newroz piroz be 

Post n°37 pubblicato il 21 Marzo 2005 da italogaibazzi
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Finalmente è Newroz, Capodanno Kurdo, festa di libertà, di identità, di pace del Popolo che non c'è, un Popolo di 40 milioni di persone. Fino ad alcuni anni fa era proibito, ora è permesso eppure in alcune città i militari non hanno dato l'autorizzazione come a Dersim, dove è stato anticipato a ieri.
Qui a Sirnak è stato permesso, ma contemporaneamente il governatore e i militari hanno organizzato una brutta copia turca della festa: il nevruz. Si svolge proprio in un luogo significativo ... vicino ad un enorme striscione in cui c'è scritto "felice chi può dirsi turco". Nelle scuole, nei posti di lavoro aperti perchè lunedì sono state fatte minacce a chi parteciperà al Newroz. Ma la festa colorata, viva, kurda è vicino al nostro albergo. Verso le 7 cominciano gli arrivi dei carrarmati, delle camionette piene di militari in assetto anti sommossa con minacciosi mitra, che si appostano sopra gli edifici, anche sopra il nostro albergo. 
Il Newroz si svolge in una piccola piazza in cui convergono varie strade dove si posizionano i militari, forse per impedire le vie di fuga. Alle 9 siamo già in piazza con le nostre sciarpe gialle, rosse, verdi: i colori proibiti. Lentamente arrivano frotte di alunni che hanno bigiato la scuola, chissà quale castigo li aspetta domani ... ma oggi è Newroz ... La massiccia presenza di militari intimorisce un po', ma dopo poco, quando la folla si fa veramente imponente nessuno fa più caso ai cecchini armati sugli edifici perchè è Newroz, la festa di libertà, giustizia, democrazia per i kurdi e per tutti i popoli oppressi. A poco a poco sventolano le bandiere del Kurdistan, tantissime immagini di Apo, le foto di tanti martiri di Sirnak.
 C'è una giovanissima donna vestita con il costume tradizionale che innalza una foto forse del suo giovane marito ucciso o scomparso ... passa tutto il tempo della festa piangendo. Sul palco si alternano i discorsi del sindaco, del presidente del Dehap. Alle 11 ci invitano ad accendere il fuoco del Newroz. Ci emozioniamo tutti per questo invito dei nostri Compagni e Fratelli kurdi, con cui condividiamo la speranza di identità, di rispetto dei loro diritti così violentemente calpestati. Andiamo poi sul palco, la madre di un guerrigliero ucciso parla di lotta e di speranza, poi tutti insieme liberiamo tante colombe bianche, la festa continua in un tripudio di canti, di balli, di bandiere con i colori proibiti, di piramidi umane improvvisate da cui sventola la foto di Apo, di abbracci con le madri e mogli degli uccisi durante la durissima repressione militare che non è ancora cessata. 
Arriva anche Selim Sadak e Dogan Erbas, avvocato di Ocalan. Gli chiediamo notizie della sua ultima visita ad Apo. La sua salute fisica non è peggiorata, ma quello che gli pesa di più è il completo isolamento che vive ad Imrali. Il pensiero di tutti corre ad Apo chiuso in una cella di tredici metri quadrati mentre noi siamo in mezzo alla sua gente che lotta e spera.
Questo Newroz ci ha veramente emozionato, ci ha fatto vivere, anche se in maniera riflessa lo Sherildan: nonostante a Sirnak
 ci sia stata una pesantissima repressione, decine di villaggi distrutti, emarginazione, povertà, estrema militarizzazione (ancora oggi su settantamila abitanti ci sono diecimila militari in città) le donne e gli uomini anziani kurdi non hanno mai chinato la testa, non lo faranno mai e noi siamo e saremo con loro. Newroz piroz be!      

Per contatti:  italogaibazzi@inwind

 
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