DENTRO E FUORI

.


Tu. Fata di frutta e latte. Se mi vedessi.Se mi vedessi adesso che muto. Adesso che materia mi sformo. Adesso che dispero di incubi. Di notte cattiva. E cattiva digestione. Balleresti tu quell'insensato walzer ancora del tuo pube, del tuo utero, di quel seme che scende e smania, scende e smania, quell'insania demente rosacea idea di natalità?Torna.Oggi ti insegnerei che l’amore è virale. Nevrotico. E’ la paura del buio di un bambino molto piccolo. Ma io lo posso giurare, Vostro Onore, che sono rimasto a sentire il mio tunnel addominale.E per effetto del vento che soffia da occidente, tutt’oggi , è possibile ascoltare.Plurisuicida con un incrollabile senso dell’umorismo. Che qualcuno mi dica di smetterla.E di scappare.O scoppiare. Anne Sexton scriveva: “Sono un’attrice nel proprio dramma autobiografico”.Era il 4 ottobre del 1974. Indossò una vecchia pelliccia della madre e si chiuse in garage. Entrò in macchina. Accese la radio. Poi il motore. Chiuse gli occhi e si affidò al monossido di carbonio. Fine di una storia.“ Lei è tutta là. E’ sempre stata là.Ed è molto di più.Lei ti è dovuta.E’ la somma di te e dei tuoi sogni.Montala come un monumento, gradino per gradino.Lei è solida.Quanto a me, io sono un acquerello.Mi dissolvo.”