DENTRO E FUORI

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Quella mattina per la prima volta mi resi conto che il mio umore era identico a quello che avevo il giorno prima.E identico a quello di tutti i giorni prima d’allora.Meravigliato dalle mie tazze, dai miei ospiti e da me stesso. E non c’entra il mercurio. Non c’entri neppure tu.Questa è una storia che parla di dipendenze. Vale per gli alcolisti, per i tossicodipendenti, per i bulimici. E quindi per i sessodipendenti.Sai che gli impiccati spesso nel momento del trapasso si pisciano addosso?Ancora una brutta figura. Risoluzione da scartare. Dio, ti mostrerò che non sei onnipotente.La tua placenta dovrebbe sapere ormai della mia fame atavica.Fame da morti di fame.Mio Signore, questa sera resti pure tra le sue stelle.Il mio è solo un idraulico tentativo di masturbazione non riuscita. Io sbaglierò sempre. Lo farò solo ai tuoi occhi o per davvero.Ma mi tolgo il cilindro e con un inchino ti presento una possibilità dell’io che non si è mai realizzata. E immagino sarebbe bello essere quello che si è. Anche quando si è poco, pochissimo, niente. Perciò non provare a franarmi. Non provare a disinfettarmi. Non provare neppure ad affondare il tuo faccione come se io fossi una torta alla panna da finire in due minuti. Non mi sento uomo accanto a un uomo. E non mi vedo donna accanto a una donna.C’è da rimanerne traumatizzati. Tienimi a distanza, perché odio il prevalere del contenitore sul contenuto.Odio persino il divieto di scorgersi dal finestrino.E le mie 23 personalità dissociate. Che sopraggiungono tutte quante.Faccio di me ogni giorno una menzogna. Ma vorrebbe dire forse non essere reale?E ti dirò di più:Io, di due ferite, sarei la benda.