UTOPIAFOLLE

CREDI NELL'UOMO


Pure in spiaggia a volte non si riesce a stare in santa pace. Bambini che piangono, genitori che urlano, il “coccobello” che prima o poi farà fare l’infarto a qualcuno con le sue grida improvvise… ma soprattutto ciò che non sopporto sono le futili chiacchiere sotto l’ombrellone (effettivamente sono un tantino “asociale” quando vado in vacanza… libro davanti e guai a chi mi rivolge la parola).Oggi due signore commentavano un fatto di cronaca successo in Cornovaglia, dove una ventina di delfini sono morti sulla spiaggia, nonostante molti volontari abbiano cercato – inutilmente – di portarli in mare aperto. Le due signore quasi si mettevano a piangere, non la smettevano più di dire “poverini”… “che tragedia”… “che carneficina”… etc. etc.Mi chiedo (e vi chiedo) ma tutti i profughi (PERSONE) che affogano nel tentativo di raggiungere una terra che – forse – gli potrà dare migliori condizioni di vita per sé stessi e le loro famiglie?…. Nessuno pensa a loro??? Ormai queste tragedie non fanno più notizia! Ci siamo abituati a questa routine!Di seguito vi propongo alcuni versi di una splendida poesia di Nazim Hikmet: “Forse la mia ultima lettera a Mehmet”, una sorta di testamento che a mio parere è uno splendido inno alla vita.Non vivere su questa terracome un inquilinooppure in villeggiaturanella naturaVivi in questo mondocome se fosse la casa di tuo padrecredi al grano al mare alla terrama soprattutto all'uomo. Ama la nuvola la macchina il libroma innanzitutto ama l'uomo. Senti la tristezzadel ramo che si seccadel pianeta che si spegnedell'animale infermoma innanzitutto senti la tristezza dell'uomo. Che tutti i beni terrestriti diano gioiache l'ombra e il chiaroti diano gioiama che soprattutto l'uomoti dia a piene mani la gioia.