VERDE LEGNANO
Quando nacque la V7 sport, si pensò di replicare il colore delle moto da Gran Premio degli anni 50, il famoso "verde ramarro" che era ottenuto applicando un aggrappante, il wash primer, direttamente alle strutture in elektron lucido. Questo allo scopo di proteggere le parti di carrozzeria dalla salsedine, in particolare durante le traversate per raggiungere l'isola di Man. Prima di allora si usava partecipare alle corse alla moda dei tedeschi, con la lamiere grezze. I pezzi non venivano coperti con altre tinte sopra il primer, per risparmiare sul peso.
Per la produzione della V7 sport, si era dapprima pensato di usare il verde delle Opel Kadett, però il risultato fu particolarmente triste.
Il rappresentante della Svi Standard, visti i provini di tinta applicata sull'elektron, si rese conto e propose la già esistente colorazione, pressoché identica, da loro già fornita appunto alla Legnano, famosa fabbrica di biciclette.
La tinta verde Legnano è oggi codificata come Lechler/Guzzi 263, e si compone di una base argento 3642 e di una lacca verde trasparente 0980119. In pratica, bisogna prima verniciare in argento i pezzi, (scimmiottando così l'elektron lucido). Poi, una volta essiccati, si applica la lacca trasparente verde. L'operazione va eseguita da un bravo verniciatore, oltre al riempimento va curato il costante spessore del film, per non avere chiazze. Pure l'argento non deve presentare difetti visivi che si scorgerebbero in trasparenza.
Vanni Bettega, una delle memorie storiche della Fabbrica di Mandello del Lario (LC)
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LO ZEN E L'ARTE
DELLA MANUTENZIONE DELLA MOTOCICLETTA
Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta è un libro di Robert M. Pirsig del 1974.
È una sorta di autobiografia di un viaggio (a metà fra il reale ed il metaforico) in cui l'autore ed il figlio Chris attraversano in motocicletta gli Stati Uniti da costa a costa.
Il racconto del viaggio, ricco di descrizioni particolareggiate, è intercalato da digressioni di carattere filosofico. In questo modo si viene a delineare un'architettura complessa del romanzo, che si risolve in due piani di narrazione: l'uno descrittivo e l'altro di indagine filosofico-spirituale.
Nel libro vengono sviluppati i primi elementi di quella che in seguito Pirsig avrebbe battezzato metafisica della qualità.
Mentre il protagonista elabora questa teoria, è impegnato anche nella assidua ricerca del proprio io primitivo, quella parte della sua personalità che lo aveva già condotto in precedenza sull'orlo della follia e che era stata sepolta dalla terapia con elettroshock, ma che durante il viaggio preme prepotentemente per riemergere.
La storia della vita del protagonista, verosimilmente l'autore stesso, viene rivelata lentamente durante l'opera, ed è proprio il senso della "ricerca" che domina lungo tutto il racconto.
Ricerca della propria personalità perduta da un lato e dall'altro del principio ontologico alla base dell'essere che si risolve nel delinearsi della metafisica della qualità.
Il protagonista in passato si era in effetti interessato di filosofia ed anzi dal romanzo si capisce che proprio questa ricerca metafisica lo abbia gettato nel vortice della follia; ed è questo il motivo per cui si rivela così restio a riprendere le sue indagini filosofiche.
Ma questa volta il protagonista ha a sua disposizione un'ancora, il figlio, che gli darà coraggio e forza d'animo per affrontare i terribili quesiti alla base dell'essere e sopportare le incredibili visioni e paesaggi che si dipanano innanzi agli occhi di un iniziato alla metafisica della qualità.
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