Racconti e dintorni

Inesorabile destino


 Erano le 6 del pomeriggio, quel giorno di tutti i giorni. Stavo canticchiando in modo nevrotico qualche frase catturata ad una monotona canzone e al suo sfigato cantante, e più cantavo più mi domandavo perché dovevo imitare proprio quello lì con la sua stramaledetta canzone, allora..... continuavo a cantare perché le parole uscivano da sole e la nevrosi saliva su per il corpo dandomi scariche adrenaliniche che solo cantando potevo sfogare e allora ..... soddisfiamo l’adrenalina, ma pronunciare quella parola mi tendeva i nervi, così decisi di chiudermi quella mia bocca da civetta e allora... fu la mente che riprese a cantare rimbombandomi tutto dentro e scombussolando tutte quelle povere cellule che certe avevamo ben altro a cui pensare e allora ..... bastò un CLIC.Ah membra mie respirate, godetevi questo sano traffico, fatevi cullare dalle sue melodie a ritmo di clacson, immergetevi in quei sani insulti pronunciati dai suoi protagonisti.....Quindi tutto mi respirava, e creava un rumore malcerto e sibillino che richiamava pericolosamente i fantasmi sonori di poco prima, presagendo nulla di buono.Il peggio infatti veniva dai miei occhi, loro non volevano credere a loro stessi, si stropicciavano, si sgranavano, si aguzzavano, si chiusero perfino, ma non c’era niente da fare, vittime inconsapevoli di ciò che li circondava non poterono fare altro che constatare loro malgrado l’inevitabile realtà: quel cantante sfigato era lì, o meglio quei miei compagni di viaggio, ignari casi statistici di un evento rituale e ritmico quale il traffico, erano tutti lì per lui.Mi sentii tradito, dov’è la solidarietà tra automobilisti, mi chiedevo, mentre lo stadio si avvicinava sempre di più e io mi sentivo inerme, travolto da un evento inarrestabile che mi conduceva metro dopo metro, decametro dopo decametro, ettometro dopo ettometro al mio triste destino:QUELLA STRAMALEDETTA CANZONE!