La vita secondo Val

Post N° 699


Parliamo di scuola. Parliamo di scuola perchè è stato uno tra gli argomenti caldi, scottanti, del periodo in cui non sono stata presente,parliamo di scuola soprattutto perchè mi sta a cuore, perchè ne faccio parte.Ci sono pochi fondi [ma per banche ed Alitalia i soldi ci sono], il prossimo anno, se ancora vorrò studiare, dovrò chiedere i soldi a chi ha votato l'attuale governo, perchè purtroppo da sola non ce la farò.Vorrei analizzare i punti chiave di questa ""riforma"" utilizzando la mia esperienza scolastica in generale:la prima elementare l'ho fatta in una scuola privata, avendo iniziato a studiare un anno prima del necessario,con una maestra "unica" meravigliosa, dolce e fondamentalmente incapace di insegnarmi cose nuove.Per una bambina che a tre anni leggeva, scriveva e faceva di conto fluentemente, trovarsi a cinque anni a dover seguire lezioni sull'alfabeto era piuttosto snervante, quindi durante le lezionileggevo le storie presenti nel libro di testo, oppure disegnavo.Ciò portò a grandi discorsi tra mia madre e la maestra, con quest'ultima che cercava di spiegarle come, anche se capiva le mie difficoltà di attenzione, non potesse permettermi di fare cose diverse dagli altri,visto che ciò portava ad una sorta di emulazione da parte dei miei compagni, i quali però avrebbero avuto bisogno di seguirle, quelle lezioni.Un anno buttato. Ma già ero avanti un anno, due non sarebbe stato possibile, per legge. Un errore a mio parere, ma questo porterebbe ad un discorso sull'infanzia rubata ai bambini, discorso che non voglio affrontare, perchè pensoche sia un discorso diverso da bambino a bambino, e che ci vorrebbero altre mille righe solo per spiegare la miaposizione. E già questo post sarà lungo e nessuno lo leggerà, quindi evitiamo.Gli altri quattro anni di elementari ho avuto due maestre, una che fumava in classe, urlava e di cui tutti avevano paura,ma che mi consentì di imparare ad amare la nostra lingua come nessun altro sarebbe stato in grado di fare,e una maestra di matematica perennemente a casa, tra gravidanze e malattie, sostituita da decine e decine di supplenti.Fino alla quarta elementare, quando fu finalmente assegnata una sostituta fissa, che ci portò fino alla quinta,andammo avanti con questa non-continuità, che certo non giovò ad apprendere la materia.Nonostante tutto, matematica ed italiano mi sono sempre piaciute molto, quindi in un qualche modo ho imparato molto.Peccato per scienze, geografia e storia, materie che non ho mai apprezzato, principalmente perchè le nostremaestre si erano ritrovate, per poter insegnare le discipline che amavano, a doverci spiegare anche queste, che non erano propriamente nelle loro corde. Tutt'ora ho una scarsa conoscenza della storia, e ignoro la maggiorparte delle capitali europee e non. Tutto ciò per dire che, visto che già con due maestre mi sono ritrovataad essere carente in vari settori, figuriamoci se ne avessi avuta una sola. Che poi, per inciso, non ho mai avutoun insegnante di matematica che avesse un buon vocabolario, o uno di italiano che andasse più in là del 2+2.Mi immagino cosa sarebbe stato del mio lessico se ad insegnarmi la nostra lingua ci fosse stata la maestra di matematica e rabbrividisco, tanto quanto se penso a quanti soldi avrei perso se ad insegnarmi a far di conto ci fossestata quella di italiano, visto che ovviamente di ripetizioni non ne avrei potute dare.Arriviamo alle medie, isola felice nella quale ogni professore insegnava in quello che era il proprio settore:una professoressa di italiano meravigliosa, come pure quella di storia (ma era arrivata tardi, purtroppo), di francese, di disegno, di matematica (scomparsa troppo presto, alla fine dei miei tre anni, stroncata da untumore al pancreas), di tecnica, etc.Alla fine dei tre anni la professoressa di italiano mi consigliò un liceo classico,quella di matematica uno scientifico, quella di francese un linguistico, quella di arte un artistico.Erano state talmente brave nel farmi appassionare a ciò che insegnavano, che io per ripagarle avevo assorbito comeuna spugna ogni cosa che spiegavano, che amavano, e l'avevo fatta mia.Avrei seguito volentieri ognuna delle strade da loro indicate, e in particolar modo avrei voluto iscrivermi al liceo classico, ma sapevo già allora che purtroppo in quest'italia, se io avessi smesso di studiare dopo le superiorinon avrei trovato da lavorare, e quindi ripiegai su di un istituto tecnico commerciale, quello che mi avrebbe consentitouna maggior gamma di possibilità lavorative in un futuro.Scelta sofferta, ma sono stata comunque fortunata, trovando professionisti nell'insegnamento, che mi sono rimastinel cuore. Il prof di matematica, che non si arrabbiava quando durante le lezioni mi mettevo a spiegare alla mia compagna di bancoquello che lui stava dicendo, e che lei non riusciva a capire, quella di informatica, che teneva corsi persinoall'università, e tutta un'altra serie di persone umanamente e professionalmente ineccepibili.Con loro sono arrivata alle fasi regionali delle olimpiadi di informatica e di quelle di matematica, e più di una volta. Sempre prima nella mia scuola, sempre felice di esserlo.Peccato che il livello umano del bipede che avrebbe dovuto insegnarmi l'italiano e la storia non fosse altrettanto elevato:proponemmo di leggere sceneggiature teatrali, e ci bocciò l'idea, proponemmo che provasse a spiegarci storicamenteparlando le guerre che in quel periodo stavano nascendo, e rifiutò.Chiamarlo docente sarebbe un insulto, grazie ad un mio litigio con lui, riguardante Pirandello, mi fu abbassato didieci punti il voto d'esame, era ed è una persona incapace di tenere a freno una classe di adolescenti. Un uomo NON nato per insegnare. Un uomo che ancora oggi sta privando generazioni di un valido insegnamento della cultura linguistica del nostro paese. Lui sì che dovrebbe essere "tagliato". Ma non lo sarà, perchè i professori nonvengono praticamente giudicati.Università, desiderio di iscrivermi a lettere moderne, decisione caduta su ingegneria informatica, sempreper il famoso discorso delle possibilità lavorative.Qua ho trovato tantissime persone molto preparate, ma una buona metà di esse incapace di trasmettere le proprie conoscenze, e comunque lì a ricoprire un posto da professore. Queste persone sarebbero grandissimi ricercatori,ma sono pessimi insegnanti. Eppure sono lì, e nessuno li manderà via. Pietoso.A tutto ciò aggiungerei il fatto che dai quindici anni lavoro per mantenermi, e all'università ho dovuto iniziare a lavorareotto ore al giorno, perchè con la borsa di studio di 1500 euro all'anno sicuramente non potevo mantenermi nemmeno librie trasporti, e tra le altre cose gradirei anche mangiare e vestirmi ogni tanto.Lavorando otto ore al giorno, non ho più nessuna agevolazione, borsa di studio compresa, e a ventitrè anni ancoranon sono riuscita a laurearmi.Vorrei prendere anche la laurea specialistica, e il mio sogno è sempre stato di prendere una seconda laurea in letteremoderne, per poter studiare anche quello che amo davvero, eppure dubito che in questo paese sia possibile,e sto pensando di andarmene.Per una persona innamorata come me della propria lingua, è quasi impossibile pensare di andarsene, di esprimersi quotidianamente in un idioma diverso, ma non vedo alternative.Non vedo futuro, non ho speranza.E se fosse troppo tardi per me, non voglio che i miei figli si trovino nella mia stessa situazione, o peggio.Ora vi chiedo, se tra quelli che sono arrivati a leggere fino a qui c'è chi ha studiato all'estero o si è informatosu come farlo, un aiuto a capire, per i vari paesi, quali sono i pro e quali i contro, quali le difficoltà e quali leprocedure. Grazie.