La vita secondo Val

Per il sig. Y.


Ciao, ti scrivo qui, in questi ameni luoghi, per renderti partecipe di un paio di cose.Il luogo scelto non è casuale, è un omaggio alla piattaforma che ci ha fatti incontrare, Libero, e che ha fatto sì che liberi noi, ora, più non siamo.Anni a sfottere quelli che andavano in rete per "rimorchiare", per poi trovarmi a far parte di quei pochi fortunati ad aver trovato davvero qualcuno da amare tramite uno schermo.Ironia della vita. Così io, sarcastica, insicura, combattiva e testarda piccola donna, mi ritrovo inerme di fronte a te, così gonfia di gioia e gratitudine per l'averti incontrato da non essere in grado di fare altro che osservarti adorante, per poi sorprendermi ancora a chiedermi dove stia l'inghippo, a chiedermi se e quando questa vita che è stata tanto avara di affetti finora farà sì che si prendano strade differenti.Ma non posso immaginarlo, fa troppo male.Forse il fatto che ci siano tanti anni tra noi, e la longevità maggiore delle donne, alla fine faranno sì che quella a dover vivere senza l'altro sarò io, ma direi che questi pensieri, a ventiquattro anni, posso anche postporli un poco.Per ora, conviene preoccuparsi di quando mi mollerai. ^_^ Questa mia è per ringraziarti, nel caso io ancora non l’abbia fatto, per aver creduto in noi, aver lasciato il paese natio ed esserti trasferito in questa umida e nebbiosa città, questa regione che tanto esce martoriata dai tuoi confronti, per nulla obiettivi, con i tuoi amati monti.Un anno, sei mesi e una manciata di giorni fa, dopo due settimane traballanti, abbiamo deciso di tentare quello strano esperimento che era avere una relazione a 280 km di distanza.Tre mesi a prendere il treno ogni sabato mattina alle nove, per poi riprenderlo al lunedì mattina alle sei, dieci ore di viaggio in quarantott’ore, e altri tre mesi ancora più avari di ore, la domenica pomeriggio già il ritorno.La tua decisione di non prendere in considerazione la proposta di tuo fratello perché c’ero io, e non sarebbe potuta durare per sempre la mia “pendolarità”, la casa vista in una pausa pranzo mia, la decisione di prenderla, il trasferimento.Quasi undici mesi per sistemarla, fine settimana passati a dipingere, montare mobili, pulire, e finalmente il mio trasloco. Ed ora che è più di un mese e mezzo che viviamo assieme, dormire sola ieri sera mi ha resa malinconica.Ancora non mi sono stancata di averti attorno e, nonostante anelassi una serata in solitudine, nonostante mi mancasse un po’ di tempo con me stessa, non me lo sono goduta, senza te. Mi ha sempre infastidita l’eccessiva stucchevolezza, eppure mi trovo mio malgrado ad essere la prima mielosa, tutta colpa di cuore e cervello che non sono in grado di contenere tutto, e mi costringono ad esprimerne parte a gesti, a parole. Ti amo, come mai avrei pensato che avrei potuto fare quel giorno di settembre in cui mi si è parata davanti una panda bianca, guidata da uno strano vecchietto, un singolare ex-edicolante che non riuscivo bene ad inquadrare. Ora, se tu sistemassi il guardaroba di tela, tenessi un po’ più ordinato e lavassi i piatti di tanto in tanto, saresti perfetto. Ma si sa, la perfezione a lungo andare stanca.  Piuttosto piatti di plastica.