Caffè Letterario

...la panchina delle meditazioni...


Mi piace chiamarla, la panchina delle meditazioni. E' una, ormai vecchia, panchina che comprai diversi anni fa per il mio giardino. Un telaio in ferro battuto e delle traverse di legno che, ogni anno, a primavera inoltrata, provvedo a risistemare e riverniciare. Perché acqua e vento lasciano sempre i loro segni, come usa fare il tempo sul bel viso di una donna. Spesso vado a sedermi su quella panchina situata tra due aranci che, con i loro frondosi rami, assicurano anche una gradevole frescura. Come ieri pomeriggio, quando ho sentito il bisogno di pensare “bene”, visto che in molte occasioni ci limitiamo solo a pensare, cosa che di per sé non è mai sufficiente, soprattutto quando il cielo decide, vai a sapere come e perché, di giocare a dadi con te. Ci sono di quei momenti in cui senti lo spirito turbato da conflitti, la vita che va alla rovescia, tutti contro di te. Ecco, in momenti come questi, c'è chi si butta dalla terrazza di un albergo, chi si fa una o due canne, chi esce per strada e spara sui passanti. Io mi siedo sulla panchina delle meditazioni. Dopo un po', come sempre, arriva Maggie, la mia shar-pei di 4 anni, che mi si siede di fronte e comincia a fissarmi con i suoi occhi leggermente obliqui. E con quello sguardo, dolce e rassegnato, rassegnato perché sa che non avrà risposta, pare che mi dica: Vuoi aiuto? So benissimo che state pensando che non è alla portata di un cane dare rimedio a sofferenze, pene e angosce umane. Almeno nel modo che ci aspettiamo dalle persone care o dagli amici. Eppure, sappiamo che il cane è il migliore amico dell'uomo. Certo, non ha il dono della parola, ma agisce con gesti dettati dall'infallibile istinto di animale che lo caratterizza. Intanto, Maggie si avvicina un po' di più, ciondolando il suo testone tutte pieghe, e comincia a leccarmi le mani. Penso: Se un cane avesse un proprio linguaggio e potesse esprimere delle parole, quali userebbe per accompagnare questo gesto d'affetto di leccarmi le mani? Non trovo risposte immediate. Il fatto è che non siamo in grado, credo, di saper cogliere ciò che si trovi al di qua o al di là della nostra umanità. Cioè, ci comportiamo come se solo ciò che è umano abbia significato ed esistenza. Guardo l'orologio, s'è fatto tardi. Ma Maggie sembra non preoccuparsene. Lei non distingue le ore e le settimane, o i mesi e gli anni. Per un animale come lei c'è solo presenza e assenza.