le cronache di vania

LA VERA AMICIZIA


 Mi capita spesso, soprattutto su FB, di trovare link a note e definizioni di vera amicizia.Tutte, invariabilmente, si sprecano nel tentativo di definire cosa sia per aiutarci a riconoscere chi ci è veramente amico/a.Però di rado mi sembra di leggere di qualcuno che si domanda se si comporta davvero come un vero amico o amica.Insomma, stiamo tutti a preoccuparci di capire come riconoscere chi ci vuole bene, chi è sincero e onesto e disinteressato con noi, quasi sempre aspettandoci dagli altri comportamenti sovrumani, che peraltro nemmeno noi riusciremmo a porre in essere. Epperò mai che qualcuno si domandi se si sta comportando da vero amico, o da vera amica.Allora, a tutti coloro che si aspettano di trovare sulla loro strada solo grandi e sincere amicizie, dedico qualche pensiero colto qua e là da un testo di Luigina Mortari, una di quelle docenti i cui testi mi danno ragione di continuare a studiare. “Capace di amicizia è colui che gioisce nell'essere amico più che nell'essere oggetto di amicizia.(...) la relazione amicale si nutre della logica del dono.La benevolenza implica innanzitutto una disponibilità che ci rende pronti per l'altro senza farsi chiamare e con sollecitudine, significa essere attendibili, capaci di attenzione premurosa, dedicando tempo all'altro.L'attenzione implica soprattutto capacità di ascolto, ovvero saper mettere da parte le proprie preoccupazioni per fare posto al vissuto dell'altro, così che possa percepire di essere accolto nel nostro sguardo.Proprio perché, confidandosi per ricevere aiuto, l'amico si espone allo sguardo dell'altro, questi per essere capace di autentica accoglienza dev'essere non solo presente con discrezione, ma anche con delicatezza, che non è però rinuncia ad agire con fermezza, poiché il dialogo autentico non può rinunciare a uno scambio dialogico onesto e franco.Il vero amico non mente e non finge, ma arrischia sempre il dire la verità.Ma l'amico agisce secondo il bene: il parlar franco deve avvenire senza ferire l'altro, e questo è possibile non perché si adottano raffinate retoriche, quelle che non fanno altro che annacquare la verità, ma facendo accadere la parola in una relazione nutrita di sentimenti positivi, che dicono tutto il rispetto e la considerazione che l'amico ha per l'altro.(L. Mortari "La pratica dell'aver cura" -  2006, Bruno Mondadori - Mi)