volevo cercare oro

Post N° 99


Anche in Spagna ho trovato un gabbiano con cui parlare, si chiama Eugenio. Lo so, non sembra un nome spagnolo ma è di origini italiane, il nonno era di Cerignola.Mi parlava un pò di se, delle sue aspirazioni, dei suoi progetti. La cosa che più mi colpi fu il racconto del suo primo volo. Era autunno, iniziavano i primi freddi ed Eugenio, affamato, era solo nel suo monolocale (nido); vide dapprima un airone, imponente, maestoso, aggraziato, che volava disegnando traiettorie come ricami di cotone su lino. In seguito un falco, prendeva il vento di petto e rimaneva immobile controcorrente, per poi fuggire velocissimo verso la valle.Eugenio prese il coraggio a piene mani e provò un saltello verso l’albero affianco; un paio di battiti di ali un pò scoordinati, un atterraggio da volo low cost e arrivò a destinazione.Ora si sentiva pronto per un volo vero e proprio, chiuse gli occhi, respirò profondamente e spiccò il volo.Primi volteggi, prime piroette, tutto bene, tutto per il meglio…correnti ascensionali, picchiate fulminee, tutto semplice, fin troppo.Rientrò a casa (ops, nido) soddisfatto e sfamato; non vedeva l’ora di raccontare l’accaduto a mamma gabbiana.Mamma gabbiana non tardò a rincasare  ed ascoltò freddamente il racconto di Eugenio che concludeva dicendo: “oggi ho imparato a volare!”Seguirono momenti di silenzio dopo i quali la mamma, rivolgendosi al neo aviere, disse: “non hai imparato a volare, hai imparato a stare in aria. Imparerai a volare quando, stando in aria, saprai che in fondo volare è semplicemente stare in aria…”