Vasco Da Gama

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1922 - L'ARRIVO ALLA PRIMA DIVISIONE DEL CALCIOLa redenzione arriva nel 1922. Il Vasco vinse in Serie B in tutti i campi in cui giocò. Chi stava nello stadio di Rua Morais e Silva, il giorno 17 luglio di quell'anno, vide la squadra di casa massacrare il Carioca, imponendogli un umiliante 8 a 3, e alzare la "Taça (coppa) Costantino", la prima nella storia del calcio del club.La formazione, comandata dal rigoroso tecnico uruguaiano Ramón Platero, giocò con Nélson, Mingete e Leitão, Nolasco, Bráulio e Artur, Pascoal, Cardoso Pires, Torterolli, Claudionor e Negrito. Il cannoniere fu Claudionor che segnò quattro gol, seguito da Cardos Pires, con due. Pascoal e Torterolli ne fecero uno ciascuno.Oltre al titolo, la goleada diede al Vasco la possibilità di cui aveva bisogno per stare tra le grandi, nella serie A della Prima Divisione, e mostrare il suo valore. Con un collettivo sempre migliore e una tifoseria che cominciava a mostrare la sua forza nei dintorni di Rio, sarebbe stato più facile del previsto. Ma, prima, la squadra avrebbe dovuto affrontare il São Cristovão, ultimo classificato della Divisione Principale del 1922, per guadagnare un posto tra le grandi. Con un pareggio senza gol, il Vasco vinse la desiderata promozione e il São Cristovão non retrocesse.1923 - IL PRIMO TITULO SUBITO DOPO IL DEBUTTO TRA LE GRANDI
Il primo campioni tra i grandi clubL'anno successivo, con i cariocas che ancora piangevano per la morte di Ruy Barbosa (scrittore e giurista brasiliano), la squadra entrò nella lotta per il titolo principale della città. Il Vasco, un club che non godeva di alcun credito, veniva da un campionato in cui gli avversari erano deboli. E avrebbe affrontato le grandi come Flamengo, Fluminense, Botafogo e América.Un fatto destò, però, l'attenzione. Mentre le squadre che disputavano la Serie A erano formate esclusivamente da giovani che provenivano dalle migliori famiglie cariocas, il Vasco arrivava in campionato con una squadra composta in maggior parte da neri e operai, tutti reclutati nei terreni spogli della periferia carioca. Il tecnico Ramón Platero costringeva i giocatori a un ritmo allucinante di allenamento, li faceva correre ogni giorno dal campo del Vasco, nell'allora Rua Morais e Silva, nella Quinta da Boa Vista, fino a Praça Barão de Drumond, nella Vila Isabel. Le squadre grandi, nonostante gli avvertimenti, non si resero conto della forza del Vasco.Dopo un pareggio di 1 a 1 con l'Andaraí, al General Severiano, la nave vascaina salpò nel campionato e stritolò i suoi avversari, utilizzando sempre una tecnica infallibile. Poiché la preparazione atletica della squadra era nettamente superiore a quella delle altre, Platero faceva giocare il primo tempo ad un ritmo lento, per annientare gli avversari nel secondo. Tutte le 11 vittorie del campionato furono raggiunte negli ultimi 45 minuti.Alla fine del primo girone, il Vasco già presentava dei numeri spaventosi per gli avversari: sei vittorie e solo un pareggio, al debutto nel campionato. La squadra cruzmaltina seguiva il suo cammino verso il successo anche nel secondo girone, quando affrontò un vecchio rivale di canottaggio, il Flamengo. La prima volta in cui le squadre si erano affrontate, nel turno precedente, il Vasco aveva vinto 3 a 1. Le casacche nere - soprannome dato ai giocatori vascaini a causa dell'uniforme - avevano massacrato gli avversari, ed erano pronte a vincere ancora contro la squadra "rubo-negro" ( rosso - nera ).Domenica, 8 luglio 1923. Il titolo "Classico dei Milioni", che più tardi indicò il confronto tra le due rivali, potrebbe essere stato inventato quel pomeriggio, nel campo del Fluminense, nell'allora Rua Guanabara.La "Liga Metropolitana", responsabile dell'organizzazione del campionato e attenta alla riscossione del denaro, mise in vendita più biglietti rispetto ai posti disponibili. Il risultato fu raccontato nei giornali dell'epoca: " Più di 35 mila persone, senza esagerare, riempivano le tribune del tricolore (soprannome del Fluminense)" , scrisse "O Imparcial". Poiché tutti i posti disponibili erano già occupati, molti tifosi scavalcarono la rete di recinzione, che separava il campo, per assistere alla partita dalla pista di atletica. L'interesse verso quella partita era giustificabile: i vascaini avevano vinto contro tutti i club di Rio e ciò che si vede quel pomeriggio, fu una riunione di tifosi di tutte le squadre contro le terribili casacche nere. Il Flamengo segnò subito e prestò aumentò il vantaggio, arrivando così al 2 a 0. All'inizio del secondo tempo il Cecy diminuì lo svantaggio del Club vascaino, ma in seguito i rosso - neri andarono in gol con un altro marcatore. A quattro minuti dalla fine, Arlindo segnò il secondo gol per il Vasco, portando, così, il risultato sul 3 a 2 per il Flamengo. Successivamente, ci fu una forte pressione dei vascaini, ma il Flamengo riuscì a mantenere il risultato. Questa partita generò una polemica storica. I cruzmaltini affermano, ancora oggi, di aver segnato un terzo gol, ingiustamente annullato dall'arbitro. Ma non si ha traccia di questo errore nella stampa di Rio.Resta un dubbio nella testa di alcuni tifosi vascaini: forse assieme alla tifoseria avversaria, che riempiva lo stadio, anche i giornalisti tifavano contro le casacche nere….Nonostante la sconfitta contro la rivale, il Vasco, che era partito con le carte in regola per vincere il titolo, non si demoralizzò.Grazie agli ottimi pasti che venivano preparati loro nel ristorante "Filhos do Céu", in Praça da Bandiera, e ben riposati, grazie all'alloggio fornito nel dormitorio del club, i giocatori cruzmaltini affrontarono in seguito l'América, il Fluminense e il São Cristovão. I vascaini usarono, sia contro i rossi (soprannome dell'América) sia contro la squadra tricolore, la stessa tecnica utilizzata in passato e vinsero sempre grazie a un 2 a 1 raggiunto nel secondo tempo. Una vittoria contro il São Cristovão, nella penultima giornata, avrebbe dato il titolo in anticipo ai cruzmaltini. Perciò, l'avversario partì subito in attacco e segnò per primo, e aumentò il vantaggio in seguito. Con un risultato di 2 a 0 a favore, il pubblico che tifava contro il Vasco pensò che le sorti della partita fossero già delineate. Nonostante tutto, ancora una volta, la strategia de Ramón Platero funzionò, e nel secondo tempo, la squadra vascaina entrò in campo con ancora molto fiato da spendere e riuscì a capovolgere il risultato della partita, portandolo a 3 a 2 per il Vasco. Un gol fu segnato da Cecy e gli altri 2 da Negrito.Le casacche nere, nell'anno del loro debutto nella Serie A della Prima Divisione, divennero campioni a pieno merito, con la seguente formazione: Nélson, Leitão e Mingete, Nicolino, Claudionor e Artur, Pascoal, Torterolli, Arlindo, Cecy e Negrito.1924 - IL VASCO CREA IL "BICHO" NEL CALCIO (LETTERALMENTE, "BICHO" SIGNIFICA ANIMALE, MA CON QUESTO TERMINE SI INDICA ANCHE IL PREMIO PARTITA)In questo campionato il Vasco inventò una forma creativa per pagare i suoi giocatori. Nei mercati di generi alimentari di Saúde e di Rua do Russel, i portoghesi avevano l'abitudine di scommettere sulla vittoria del Vasco.Poiché vincevano quasi sempre, decisero di dividere il guadagno con i giocatori. Però, gli atleti non potevano ricevere del denaro, visto che giocavano a livello amatoriale. Venne creata, così, una tabella, che prevedeva la vincita di un animale a seconda dell'importanza dell'avversario battuto. L'América, nel campionato del '22, valeva una mucca con tutte e quattro le zampe. Il Flamengo, che aveva vinto il titolo nel '20 e nel '21, valeva anch'esso una mucca, ma una zampa di essa veniva "trattenuta", quindi il premio, in caso di vittoria contro il Flamengo, era una mucca con "tre zampe". Vincere contro il tricolore carioca dava diritto a ricevere due pecore e un maiale. Anche la vittoria contro il Botafogo e le altre squadre garantiva la vincita di qualche animale, il gallo era il premio base e, a seconda dell'importanza dell'avversario, si potevano vincere animali di una taglia maggiore.Era stato creato il "bicho", un tipo di premiazione per il buon risultato conseguito durante una partita e che presto sarebbe diventato una istituzione nel calcio brasiliano.1924 - UNA RESISTENZA ALLA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE E SOCIALEDurante la presidenza di Arthur Bernardes, la squadra del Vasco vinceva quasi tutte le partite che disputava e anche i tornei. Dopo aver schiacciato gli avversari l'anno precedente, nel 1924 il Vasco era il nemico numero 1 delle maggiori tifoserie cariocas. Un rivale da essere battuto, in qualsiasi modo.Visto che era difficile batterlo in campo, i dirigenti dei club rivali decisero di controllare la regolarità delle posizioni professionali e sociali delle casacche nere, dato che il calcio continuava ad essere uno sport amatoriale e i giocatori non potevano ricevere un compenso per la loro attività sportiva. Un vero e proprio colpo basso per estromettere il Vasco dalle competizioni.Perciò, i vascaini aggirarono le leggi della "Liga Metropolitana", registrando i loro giocatori come dipendenti degli stabilimenti commerciali dei portoghesi.Non soddisfatti, i membri del sindacato dell'ente decisero di controllare la veridicità delle informazioni. Il tricolore Reis Carneiro, il rosso Armando de Paula Freitas e il rosso-nero Diocésano Ferreira si stancarono di bussare alla porta delle imprese portoghesi e sentirsi dire che i giocatori, o meglio gli impiegati, erano fuori per delle commissioni.Il controllo delle professioni dei giocatori era, in realtà, illegittimo. Sotto banco, molti atleti dei grandi club di Rio già ricevevano un compenso per giocare. Ciò che dava fastidio, era l'origine dei giocatori del Vasco: una squadra formata da neri, mulatti e operai, reclutati nelle aree povere della città di Rio de Janeiro. E, oltretutto, vincitori di trofei.Dopo aver esaurito tutte le possibilità di far ritirare il Vasco dalle competizioni, secondo le regole vigenti nel regolamento della "Liga Metropolitana", gli avversari chiesero la creazione di un nuovo organo, la "Associação Metropolitana de Esportes Atléticos" (AMEA). Furono accettate le inscrizioni di tutte le grandi, e, ovviamente, fu rifiutata quella del Vasco. Con una argomentazione per nulla convincente. Secondo i dirigenti avversari, la squadra cruzmaltina era formata da atleti di cui non si conosceva la professione e il club non aveva uno stadio in buone condizioni.Era vero, che il campo di Rua Morais e Silva non aveva le infrastrutture di cui il Vasco aveva bisogno, ma non era questo il problema. Ciò fu molto chiaro nella proposta fatta dalla AMEA, che chiedeva l'esclusione di 12 giocatori dalla competizione, in quanto neri e operai. Il Vasco rifiutò la proposta con una lettera, entrata nella storia, di José Augusto Prestes, allora presidente cruzmaltino, all'allora presidente della AMEA, Arnaldo Guinle:"Siamo certi che Sua Eccellenza, sarà il primo a riconoscere che sarebbe un atto indegno da parte nostra sacrificare al desiderio di affiliarsi all'AMEA, alcuni di coloro che lottarono per ottenere, tra le tante vittorie, quella del campionato di calcio della città di Rio de Janeiro nel 1923", argomentò Prestes. Egli proseguì difendendo i suoi atleti. "Questi dodici giovani giocatori, quasi tutti brasiliani, sono all'inizio della loro carriera e il provvedimento che può pregiudicali, non sarà mai praticato né con l'appoggio dei dirigenti della casa che li ha accolti, né sotto la bandiera che loro, con tanta bravura, hanno coperto di gloria". E finì, decidendo di non far parte del nuovo ente "Essendo questi i termini, siamo spiacenti di comunicare a Sua Eccellenza , che rinunciamo ad essere membri dell'AMEA".Senza un campo in buone condizioni e vittima del razzismo da parte degli avversari, il Vasco restò a disputare, con altri 21 club di minor importanza, il campionato della abbandonata "Liga Metropolitana de Desportos Terrestres". Sedici vittorie dopo, senza alcun pareggio e alcuna sconfitta, le casacche nere vinsero il campionato di nuovo facilmente. Nelle due partite finali, nel campo dell'Andaraí, il Vasco vinse per 5 a 0 contro l'Engenho de Dentro e vinse facilmente anche contro il Bonsucesso. La formazione era più o meno quella dell'anno precedente, con solo due sostituzioni: Nicolino al posto di Brilhante e Arlindo al posto di Russino. Ramón Platero era sempre il tecnico.L'anno successivo, grazie all'intervento di Carlito Rocha, dirigente del Botafogo e arbitro della partita contro il Flamengo che suscitò tante polemiche nel 1923, il Vasco fu ammesso nell'AMEA. Il club giocava nel campo dell'Andaraí, dove oggi c'è lo Shopping Iguatemi, ma i suoi dirigenti volevano costruire un bello stadio di calcio. E, indirettamente, dare uno schiaffo morale a coloro che, tempo prima, avevano allontanato le casacche nere dalla competizione con le grandi.