La notizia che appare nel blog di Beppe Grillo oggi è sconcertante, troppo assurda per sembrare vera. Se fosse vera significherebbe la morte di quel brandello di democrazia che era rimasta in Italia. Reagiamo subito prima che sia troppo tardi, dimentichiamo le divisioni ideologiche in nome di un obbiettivo comune, un obbiettivo troppo importante per non marciare uniti: la libertà. Il campanello di allarme è veramente grande, perché internet viene censurato solo in paesi come la Cina, in cui non esiste nessuna libertà. L'ordine dei giornalisti esiste solo in Italia e in due paesi sudamericani, è un modo per limitare la libertà di informazione, per controllarla, l'ordine dei giornalisti non dovrebbe neanche esistere in un paese veramente democratico, nel nostro esiste, ce lo teniamo, ma non può pretendere di limitare l'accesso alla rete. C'è bisogno di una reazione immediata, c'è bisogno che dal basso i cittadini si riprendano la democrazia e la libertà. Riporto la notizia riportata da Grillo, fatela girare il più possibile. Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo. La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro. I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video. L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog? La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile. Il 99% chiuderebbe. Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”. Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili. Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia. Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico. Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : levi_r@camera.it
Controllare la rete
La notizia che appare nel blog di Beppe Grillo oggi è sconcertante, troppo assurda per sembrare vera. Se fosse vera significherebbe la morte di quel brandello di democrazia che era rimasta in Italia. Reagiamo subito prima che sia troppo tardi, dimentichiamo le divisioni ideologiche in nome di un obbiettivo comune, un obbiettivo troppo importante per non marciare uniti: la libertà. Il campanello di allarme è veramente grande, perché internet viene censurato solo in paesi come la Cina, in cui non esiste nessuna libertà. L'ordine dei giornalisti esiste solo in Italia e in due paesi sudamericani, è un modo per limitare la libertà di informazione, per controllarla, l'ordine dei giornalisti non dovrebbe neanche esistere in un paese veramente democratico, nel nostro esiste, ce lo teniamo, ma non può pretendere di limitare l'accesso alla rete. C'è bisogno di una reazione immediata, c'è bisogno che dal basso i cittadini si riprendano la democrazia e la libertà. Riporto la notizia riportata da Grillo, fatela girare il più possibile. Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo. La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro. I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video. L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog? La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile. Il 99% chiuderebbe. Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”. Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili. Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia. Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico. Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : levi_r@camera.it