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Il problema delle discariche di armi chimiche in Italia

Post n°3 pubblicato il 08 Aprile 2011 da ischia.velenidistato
 

IL PROBLEMA DELLE DISCARICHE DI ARMI CHIMICHE IN ITALIA


Il problema dei residuati bellici chimici ha origini lontane ma
effetti ancora attuali. L’arsenale chimico venne creato dal regime fascista all’inizio degli anni Trenta ed è stato il cuore di un programma industriale di armamento colossale, con impianti per distillare gas letali come iprite, arsenico e fosgene in decine di fabbriche costruite dalla Puglia alla Lombardia.

Durante la guerra a questa sterminata riserva di ordigni mortali, solo in minima parte usata nelle spedizioni coloniali di Libia ed Etiopia, si aggiunse una scorta mostruosa di bombe chimiche trasferita in Italia dagli Alleati.

Alla fine del conflitto queste armi sono state nascoste e dimenticate, senza bonificare i siti dove si producevano o le discariche dove sono state sepolte.

Una quantità colossale di ordigni è stata gettata in mare dagli americani davanti alle coste di Ischia e a quelle di Molfetta, e dai tedeschi davanti a quella di Pesaro, mentre l’esercito italiano ha continuato a custodire e sperimentare i gas letali nei boschi del Lago di Vico e persino nel centro di Roma, a pochi passi dall’Università “La Sapienza”.

Queste armi sono state progettate per resistere nei decenni e mantengono ancora oggi i loro poteri velenosi: soprattutto l’arsenico, che si è disperso nei suoli, come dimostrano le analisi condotte dalle forze armate nella zona del Lago di Vico o gli esami degli organismi sanitari a Melegnano (Milano). Questo accade perché solo una minuscola parte delle strutture militari attive nel dopoguerra è stata parzialmente bonificata: la gran parte degli ordigni è stata nascosta in mare e in terra dal segreto.

Questa realtà è stata svelata nel volume-inchiesta “Veleni di stato” del giornalista Gianluca Di Feo, pubblicato da Rizzoli nel 2009, che si basa su documenti britannici, americani  e tedeschi inediti, desecretati per un breve periodo o definitivamente, e dà voce a denunce inascoltate e testimonianze dirette.
Grazie a questa pubblicazione, dai contenuti mai smentiti, molti comitati locali che avevano già iniziato un lavoro di ricerca e di denuncia sui danni ambientali e sulle conseguenze per la salute dei cittadini, hanno trovato la conferma a quanto sostenevano da tempo. Ma soprattutto hanno preso coscienza del carattere nazionale di questo enorme problema, tuttora nascosto alla maggior parte delle persone, e hanno deciso di unirsi in “Veleni di Stato”, unico Coordinamento Nazionale per rafforzare le azioni e le richieste di monitoraggio e bonifica portate avanti dalle singole realtà, tuttora eluse da laconiche risposte del Ministero della Difesa che continua a negare informazioni e collaborazione.

 
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