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Post N° 583


Per l’Epifania, in Veneto, c’era l’evento della “pinza”, il dolce che si preparava in ogni famiglia.La Preparazione della Pinza Per una famiglia di 32 persone, di cui 12 adulti; dosi e procedimento erano i seguenti. S’iniziava alla 7 del mattino, preparando una polenta tenera con 5 Kg. di farina di mais cotta in acqua, sale, ½ kg di semi di finocchio, e lasciata bollire per 10/15 minuti. Versata “saltada” la polenta su un tagliere “tajer” , di 1,5 m. di diametro, la si stendeva e lasciava raffreddare. Quindi vi si spargevano sopra 5 Kg d’uvetta “ueta”; 1,5 Kg. di zucchero; 2 kg di fichi secchi a pezzetti; 5-6 “naranze” arancie, buccia grattugiata e succo; un bicchiere di grappa; una scodella di strutto e si aggiustava il sale. Quindi s’amalgamava tutto a mano, aggiungendo farina di frumento “ fin che tira”, quanto basta. L’impasto veniva lavorato per circa ½ ora; l’intera preparazione occupava 3-4 donne, per 2 ore e ½ . Poi si lasciava riposare l’impasto per almeno un’ora, coperto da una tovaglia. La cottura Quando la povertà era maggiore, ogni famiglia cuoceva la “pinza” sul proprio “fogher”, caminetto. Rese roventi le pietre del piano di cottura “straporto”, si toglievano poi le braci e la fuliggine, e vi si appoggiavano le pinze: pezze d’impasto di circa 50x50 cm., alte 5-6 cm. Le pinze venivano coperte con coperchi di lamiera, su cui si ammassavano un po’ di braci. La cottura richiedeva circa un’ora e mezza.Migliorata un poco la situazione economica, alcune famiglie si costruirono un forno esterno, con piano e volta in pietra, e una porta in ferro o ghisa, sulla bocca. Di forni ce n’era uno per ogni 5-6 famiglie; e ci si doveva accordare per i turni di cottura. Ogni famiglia, arrivava al forno con un carretto carico di legna, pioppo e tralci di vite, trinato da buoi o dal cavallo. Sopra la legna, entro grandi ceste da pane e avvolto in tovaglie, c’era l’impasto per la pinza. L’impasto veniva diviso in pezzi presso la famiglia ospitante, e poi cotto nel forno. L’uso del forno era gratuito.Nella suddivisione di ogni cosa, non solo della pinza, si contava una parte per l’adulto e ½ per i bambini; i più piccoli però, fino ai 3-4 anni, non avevano una loro parte; la madre dava loro bocconi della sua. Così, se padre e madre avevano una pinza ciascuno, ai bambini ne spettava ½. Il piccolo tesoro della famiglia veniva riposto entro un canovaccio, e conservato tra la finestra e il balcone, in camera dei genitori. La pinza durava per circa 15 giorni.