Dike

Post N° 184


LA STRAGE DI TIEN AN MEN VISTA DA SANGUINETI: BEVETE “COMUNISMO” E NON “COCA -COLA”   Provate ad immaginare cosa sarebbe accaduto se un canditato a sindaco di una grande città italiana, appartenente politicamente alla Cdl, avesse detto che il massacro di Piazza di Tien An Men, a Pechino, nel giugno del 1989, dove morirono 3.000 persone, fosse stata solo la repressione di “quaranta ragazzetti innamorati del mito occidentale e della Coca-Cola” che hanno fatto “più rumore di migliaia di operai massacrati in Cile”?Il popolo della sinistra sarebbe insorto. E dalla stampa alle piazze avrebbe urlato di quanto odio è capace il centro destra.Persino i blogger di sinistra avrebbero sguinzagliato i loro pitbul virtuali contro la destra intollerante e oscurantista.Ma siccome quelle parole le ha dette un intellettuale di sinistra, Edoardo Sanguineti, a sinistra se ne stanno tutti zitti. Zitti in un silenzio ripugnante.Loro, che si sentono intelligenti, colti, moralmente superiori, detentori della verità assoluta, trendy; loro, pronti a scrivere fiumi di parole per dei fischi a Prodi se provengono dall’opposizione becera e antidemocratica; loro, così pacifisti, libertari, multiculturali, tolleranti, pieni di amore verso il prossimo; loro…. tacciono di fronte al loro profeta e poeta Edoardo Sanguineti che liquida con due parole vergognose i fatti di Tien An Men.Tacciono perché sicuramente non riescono nemmeno loro a capire come mai una persona candidata a sindaco da quella stessa sinistra che ha la dedicato un’aula del Senato al dissidente Carlo Giuliani, morto a Genova durante le sommosse del G8 del 2001, derida gli studenti massacrati a Tien An Men. Forse perchè l’estintore che stava lanciando Giuliani quando trovò la morte non era marchiato “coca-cola”?Probabilmente tacciono perché Sanguineti è uno dei pochi comunisti (si badi bene, non lo considero certo un merito!) che sa mostrarci quale sia il vero volto del comunismo, che sa ammettere con chiarezza che il Comunismo non è una caramellina dolce, ma puro odio di classe. E recentemente lo ha detto chiaramente e pubblicamente a Genova, durante una conferenza stampa di presentazione del programma della lista «Unione a sinistra» che sostiene la sua candidatura a sindaco di Genova per le elezioni amministrative: “Bisogna restaura l’odio di classe, perché i potenti odiano i proletari e l’odio di classe deve essere ricambiato”.Tacciono però a sinistra, forse perché, cosa assai più probabile, condividono il loro poeta pur senza avere il coraggio di ammetterlo.A Tien An Men l’esercito uccise brutalmente 3.000 studenti e ne ferì 30.000 (le stime sono della croce Rossa, perché le stime fatte dagli studenti parlano addirittura di 7.000-12.000 morti). Erano solo ragazzi che chiedevano democrazia e denunciavano la corruzione del governo cinese. Quei ragazzi erano scesi in piazza per chiedere libertà, anche nei media, per ottenere un dialogo con gli esponenti del partito, che non li ascoltarono neppure. Non erano scesi scesero in piazza armati, non avevano estintori da lanciare (come quelli che Sanguineti invece santifica), ma avevano solo borse di plastica, vuote, da opporre ai carri armati cinesi. Ma i carri armati non si fermarono nemmeno di fronte a tanta debolezza fisica; forse perché una tale debolezza fisica denotava un coraggio e una forza morale persino più forti e dirompenti  di un mezzo corazzato.Sono passati quasi 18 anni da quella strage, eppure la Cina nasconde ancora nei sui armadi quello scheletro. La parola “Tien An men” è ancora un tabù: non la si può nemmeno pronunciare, non esiste sui libri; non la si trova nemmeno su internet, perché ogni pagina web che ne parla viene oscurata ed ognuno che la digita viene arrestato.Sono passati 18 anni da quei fatti di sangue, e molti di coloro che allora parteciparono alle manifestazioni di piazza e non ebbero la sfortuna (o forse la fortuna, vista la sorte subita dopo) di morire, sono ancora incarcerati nelle carceri cinesi e alle famiglie delle vittime, che ogni anno ricordano i loro morti, è imposto anche l’obbligo di piangerli in silenzio. Lo stesso silenzio che la sinistra italiana fa calare sulle ignobili parole di Sanguineti con un sipario colore arcobaleno.Mi spiace, “caro” Sanguineti, ma io non bevo comunismo. Le sua storielle che le stragi di sinistra sono più nobili di quelle di destra sono ignobili quanto i suoi accostamenti tra coca-cola e massacri. Faccia bere le sue favolette ai suoi adepti, abituati già dai tempi di Trotsky a bere per ambrosia ciò che il partito dice.Per me le stragi illibertarie non hanno colore e le condanno tutte.E, se permette, continuo a bere coca-cola e a piangere i ragazzi di Tien An Men.