Dike

Post N° 192


D’ALEMA, C’E’ POSTA PER TE…. Nei giorni scorsi sei ambasciatori di altrettanti Paesi della Nato (Regno Unito, Romania, Canada, regno dei Paesi Bassi, Stati Uniti, Australia) hanno pubblicato su un quotidiano italiano una lettera in cui chiedevano esplicitamente all’Italia di confermare il suo impegno in Afghanistan.Questa missiva dimostra con inequivocabile limpidezza che gli alleati dell’Italia non hanno per nulla chiara quale sia la posizione -sulla missione in Afghanistan- di un paese come il nostro, che ha fatto dell’ambiguità la linea guida della sua politica, non solo estera, ma anche interna.La scelta dei sei ambasciatori di pubblicare la lettera su di un quotidiano nazionale, anziché indirizzarla direttamente all’Esecutivo, sembra altresì voler dimostrare che i mittenti volessero sottolineare all’opinione pubblica italiana l’incapacità decisionale del nostro governo, abile unicamente, in materia di politica estera, di proclami ambigui piuttosto che di fatti concreti. Scrivere agli italiani e rivolgersi direttamente al nostro Paese, piuttosto che al suo governo, significa manifestamente che la Nato ritiene più affidabili gli italiani che non chi li governa.Il Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, sorpreso ed indignato per la corrispondenza ricevuta, che rappresenta un fatto inconsueto e rivoluzionario nell’ambito dei rapporti internazionali,  ha risposto con una sua missiva in cui ha definito l’iniziativa dei sei diplomatici  stranieri "un'inopportuna interferenza esterna nel corso di un processo decisionale su una materia che è e resta di esclusiva competenza del governo e del Parlamento". Non trovo nulla di irrituale nel fatto che degli alleati dell’Italia si siano pubblicamente rivolti al popolo italiano e ai suoi governanti per richiamare l’attenzione su quanto sia importante la missione in Afghanistan in un momento in cui occorre un impegno maggiore da parte della comunità internazionale. Non si tratta di irritante ingerenza, ma di legittima richiesta di coerenza fatta ad un governo che in politica estera di coerenza ne ha dimostrata poca, poiché costretto a barcamenarsi tra una miriade di partiti che hanno una visione della politica estera diametralmente opposta. Trovo più irrituale un D’Alema stizzito. Forse reputa che gli alleati non abbiano diritto a sensibilizzare l’Italia sull’impegno in Afghanistan? Pensa davvero che essi non siano stati sconcertati per le sue sorridenti passeggiate per Beirut a braccetto con gli hezbollah o che abbiano dimenticato che solo pochi giorni fa la maggioranza di governo ha votato contro l'approvazione della relazione del Ministro della Difesa Parisi per l'ampliamento della base Usa di Vicenza? Il Dipartimento di Stato americano non ha fatto mancare la sua replica a D’Alema, avallando la lettera dei sei ambasciatori e replicando al Ministro degli Esteri che non vi è stata interferenza nel dibattito politico italiano, ma che la lettera dei sei ambasciatori ribadisce una posizione sull’Afghanistan già confermata in sede Nato  e che ricalca quanto già espresso dal Presidente americano Bush e dal suo Segretario di Stato, Condoleezza Rice: ovvero la necessità che gli ambasciatori americani si attivassero per fare capire, con lettere o interviste televisive, quanto sia importante continuare a perseguire la missione in Afghanistan.Forse è l’aver rimarcato l’importanza della missione di ”endouring peace”, come hanno fatto i  sei ambasciatori, che ha infastidito quei politici di casa nostra che sono geneticamente ostili alla missione e che, tuttavia, sono l’ancora di salvataggio della bagnarola governativa? Che sia questo il vero motivo che ha fatto irritare il nostro Ministro degli Esteri e che ha spinto Prodi a rassicurare un’ennesima volta gli italiani che in materia di politica estera il governo naviga seguendo la stessa rotta?La politica estera è l’immagine di uno Stato nel mondo, una immagine che si costruisce nell’arco di decenni, ma che si può disfare nel giro di pochi mesi, per l’incapacità di un governo di compiere scelte politiche di peso in sede internazionale; un governo intriso di contraddizioni; un governo che si regge su proclami grandiosi che poi si traducono in un nulla di fatto; un governo che pur di non perdere la stampella della sinistra radicale, e di conseguenza anche la poltrona di potere, sacrifica sull’altare dell’antiamericanismo la credibilità internazionale del Paese. E’ inutile che Prodi ci venga a raccontare che la barca sta navigando unita, quando, solo pochi giorni fa al Senato la maggioranza ha smentito il governo favorevole all’ampliamento della base usa di Vicenza ed ha sfiduciato di fatto il Ministro della Difesa Parisi e quando, all’interno della coalizione governativa vi sono componenti estreme ed estremiste che vedono gli alleati storici del nostro Paese come degli antagonisti.  E’ futile che Prodi e company ci facciano credere di avere trovato al quadratura del cerchio in materia di politica estera, perché a livello internazionale la reputazione dell’Italia è oggi quella di un paese inaffidabile; cosa che nemmeno accadeva nella prima repubblica, quando i governi duravano lo spazio di qualche mese.