Dike

Post N° 200


GOVERNO GO HOME?Parodiando uno slogan antiamericano tanto caro a certa sinistra (“yankee go home”) il nostro Ministro degli Esteri D’Alema si è rivolto alla sua coalizione per dire che se oggi non voteranno compatti in Senato la mozione sull'Afghanistan, il Governo rischia di fare le valigie e di andarsene a casa.A margine del vertice italo-spagnolo svoltosi ieri a Madrid, D’Alema ha dichiarato che "se il governo non dovesse avere la maggioranza nel dibattito sulla politica estera, ma dovessero invece risultare determinanti i voti dell'opposizione, Prodi dovrebbe presentare le dimissioni”.E’ questo un monito chiaro a tutte le componenti della coalizione di governo a prendere una posizione precisa sul tema della missione a Kabul, oltrechè una dichiarazione che non potrà non avere conseguenze "politiche" (ho detto "politche"!) ove venisse disattesa dal voto di oggi.Sentendo parlare ieri il Ministro degli Esteri ho avuto l’impressione di tornare indietro di dieci anni, all’epoca dell’intervento militare italiano in Kosovo, quando lo stesso D’Alema riteneva che il nostro ingaggio in quella zona era una presenza di difesa attiva. E dopo aver parlato ai media si è fatto ritrarre accanto a Zapatero, entrambi sorridenti e felici, pronto a dire sì alla missione afgana in barba alla sinistra radicale che invece chiede sia definita una precisa exit strategy dall'Afghanistan.Oggi si voterà in Senato la mozione sull'Afghanistan. Che la dichiarazione di D’Alema di ieri sia una mossa per spaventare i senatodi dissidenti dell'unione, che vogliono votare "no"?Per la sinistra estrema due sono interessi in gioco: gli ideali che predica (ad esempio la pace) e gli interessi che vuole perseguire (poltrona di governo con indennità e privilegi annessi). Si tratta solo di vedere, sul piatto della bilancia, a quale dei due darà la preminenza. Partiti che fanno del pacifismo la loro bandiera, che ritengono che la missione a Kabul sia sinonimo di “guerra” devono oggi dimostrare se sapranno far prevalere l’ideale pacifista che tanto decantano, oppure l’interesse a non perdere lo scranno. Si tratta in fondo di una scelta di estrema coerenza, ovvero di uniformare il proprio comportamento ai principi che predicano.Fra poche ore vedremo se prevarranno gli ideali, entità astratte, oppure se avranno la meglio gli interessi, entità concrete.Ma è in gioco la credibilità di certi partiti, che in veste di rivoluzionari alle manifestazioni di piazza predicano la pace e poi in Parlamento, in giacca e cravatta d’ordinanza, si accingono a votare senza il minimo dubbio il rifinanziamento, rinnegando la piazza e quanto in essa predicato.Ed è in gioco anche la reputazione internazionale del nostro paese, di cui la politica estera è l’immagine principale; una reputazione che, come in altre occasioni, potrebbe essere in mano ai senatori a vita.