Dike

Post N° 202


GALATEO OVERO DE’ COSTUMI Stamattina mi ero ripromessa di non parlare di politica, perché avrei potuto fare solo un discorso sulle minestre risaldate che torneranno al governo, dopo aver fatto un po’ di campagna acquisti in Parlamento per acquisire qualche voto che possa loro permettere di governare.Invece sfoglio i quotidiani e mi balza agli occhi una notizia cui stento a credere: Fernando rossi, ex senatore del Pdci e uno dei sue senatori dell’Unione che due giorni fa hanno votato contro la mozione dell’Unione sull’Afghanistan, contribuendo a fare andare il governo in minoranza, è stato ieri picchiato, secondo un suo racconto, da un suo ex compagno di partito, mentre viaggiava sull’Eurostar Roma-Milano.Secondo il racconto di Rossi, mentre lo stesso viaggiava sul treno verso Milano, avrebbe incontrato nel suo stesso scompartimento alcuni suoi ex compagni di partito, tra cui Nino Frosini, segretario regionale del Pdci in Toscana e Frosini, alla vista di Rossi, avrebbe detto agli altri: "Andiamo via, che io con questo qui non ci voglio stare". Rossi a quel punto gli avrebbe risposto: «Ma dai, vieni qui non fare il coglione. Che ti sei bevuto il cervello anche tu?». E la replica di Frosini sarebbe stata: “Non mi rivolgere la parola pezzo di merda, ti dovresti vergognare, vuoi rimandare su Berlusconi?”Sempre secondo il racconto di Rossi, la situazione sarebbe poi degenerata fino al punto che Frosini avrebbe puntato il proprio dito contro l’occhio di Rossi e, siccome questi si era prontamente girato di lato, quel dito gli era finito nell’orecchio anziché nell’occhio. Ed alla fine il senatore Frosini avrebbe dato un bel “cazzottane” in testa a Rossi e detto allo stesso di ritenersi fortunato perché si era limitato a quel gesto e non ad altro.Diversa ovviamente la versione di Frosini, che sostiene di aver solo dato una manata a Rossi e di avergli colpito il naso con il dorso del dito indice. Qual finezza!Rossi ora  dice di non aver e intenzione di denunciare Frosini, Frosini dici di non avere la minima intenzione di chiedere scusa a Rossi e Diliberto minimizza -come fa sempre coi so ragazzi quando sfasciano le vetrine- e dice: “Deploro ogni forma di violenza ma l’esasperazione alimentata dal comportamento di Rossi e dal tradimento del mandato elettorale se non giustifica aiuta a comprendere l'arrabbiatura dei nostri compagni”.Questa vicenda, oltremodo squallida indipendentemente dal fatto che fosse un cazzotto o uno sberleffo, l’ho riferita al condizionale, poiché di essa i suoi protagonisti danno visioni differenti.Ma c’è un altro episodio, che riguarda sempre il senatore Rossi, del quale però parlo al presente, perché vi ho assistito seguendo due giorni fa la diretta audio video dal Senato durante il voto sulla mozione sull’Afghanistan.In quella occasione ho potuto vedere all’opera tre grazie femminili della sinistra italiana, che con incommensurabile eleganza gestuale e verbale rivolgevano la loro favella verso il senatore Rossi che si rifiutava di votare la mozione come le direttive del regime imponevano.Ho visto la senatrice Anna Finocchiaro, capogruppo dell’Ulivo al senato, andare verso il senatore Rossi, paonazza in volto e con le vene del collo ingrossate come Roberto da Crema, il baffo delle televendite, ed urlargli: “VOTA! VOTA! VOTA!". Ho visto la senatrice Manuela Palermi, di Rifondazione, che con perfetto aplomb da signora, urlava a Rossi "Hai visto, stronzo!" ed è scattato immediato nella mia mente il paragone con la signorina Silvani, alias Anna Mazzamauro, quando umiliava verbalmente il povero ragionier Fantozzi.Ho visto la senatrice Loredana de Petri, del gruppo dei Verdi, rivolgersi anch’essa a Rossi con basso vocabolo da taverna e gridargli: «Sei un pezzo di merda!».Che strano che nessuno, a sinistra,  parli di questi fulgidi esempi di “gratiose” e virtuose maniere.Oso sperare che non sia valido in questo caso il motto latino secondo cui “similia similibus curantur”.Non ne parlano nemmeno i blogger di sinistra, che invece hanno speso fiumi di parole contro il dito medio alzato dell’onorevole Santanchè di An, e le hanno dedicato post di indignazione  e perfino nicchie in home page come monito di caduta di stile.E’ strano come la mistificazione e il revisionismo di sinistra raggiungano certi livelli distorsivi: la Santanchè viene ricordata per il dito medio alzato piuttosto che per le tante battaglie che ha condotto e tuttora conduce a favore delle donne, ed in particolare delle donne musulmane maltrattate; battaglie sulle quali le politiche progressiste di sinistra mostrano invece un vergognoso silenzio. Eppure di queste battaglie si tace e la Santanchè diventa, nell’immaginario dei filo Della Casa di sinistra, solo un esempio di mancanza di bon ton.Spero che non me ne vogliano certi fautori dello charme a senso unico, dello stile unilaterale, dell’eleganza gestuale e colloquiale, se alle (tre) Grazie della sinistra, indegne perfino della peggiore Vanna Marchi (che almeno non fa politica), preferisco di gran lunga la Santanchè.