Dike

Post N° 203


IL DODECALOGO PRODIANO: “ALLEATI, NON AVRETE ALTRO PREMIER ALL’INFUORI DI ME”. Che Prodi si reputasse unto del signore lo si era capito quando spocchiosamente diceva che il suo governo sarebbe durato 5 anni, ma che addirittura si considerasse investito di un mandato celeste, al punto da stilare un proprio Dodecalogo, non lo avrei mai immaginato. Di fronte alla dissoluzione della propria coalizione, andata in minoranza al senato sul voto di una mozione di politica estera, il Presidente del Consiglio ha subito rimesso il suo mandato, ma non ha esitato a dare la propria disponibilità a tornare alla guida del paese, ove il Capo dello Stato glielo consenta ed a condizione che gli esponenti dell’Unione decidano di sottoscrivere una sorta di “patto programmatico”  articolato in 12 punti fondamentali e non trattabile.Vero è che il principio secondo cui “pacta sunt servanda”, universalmente riconosciuto, appartiene al diritto internazionale, ma ogni uomo d’onore deve rispettare i patti. Per questo penso che chi impone ai propri alleati di sottoscrivere un programma e di impegnarsi in esso vuole significare che ha poca fiducia nei loro confronti (forse non a torto) e dubita del loro onore.L’Unione, poi, aveva già un suo programma politico, redatto in 280 pagine e sottoscritto in ogni singola pagina da tutti gli alleati della coalizione.  Eppure questo programma è stato più volte disatteso o mal interpretato da quegli stessi politici che l’avevano sottoscritto. Chi assicura che adesso Prodi e i suoi alleati, che hanno dimostrato uno straordinario attaccamento alla poltrona di governo, sapranno allo stesso modo tenere fede al nuovo patto programmatico blindato? I dodici punti del programma prodiano spaziano dagli impegni internazionali, alle infrastrutture (tav compresa), all’impegno per la cultura, alla diversificazione delle fonti energetiche, alle liberalizzazioni, all’impegno a favore del mezzogiorno, alla riduzione della spesa pubblica e alla riforma previdenziale.Chi può asserire senza ombra di dubbio che le 12 condizioni scritte nel patto programmatico partorito ieri abbiano, semanticamente parlando, lo stesso significato per tutte le forze della coalizione, o invece che, in forza di non so quale riserva mentale, ognuna di esse si riterrà libera di interpretarle a piacere, così come è accaduto per il programma dell’Unione?In fondo questi dodici punti sono davvero generici: si parla, ad esempio, di riforma delle pensioni ma non si dice se l’età pensionabile sarà ridotta, o alzata o se rimarrà invariata. Si tratta insomma di dodici punti così generici che potrebbero perfino coincidere, in barba alla discontinuità, col programma politico del centro destra.Ciò che non riesco a capire è proprio questo, ossia come sia stato possibile che i membri della coalizione di maggioranza, nell’arco di una notte, abbiano potuto e saputo accordarsi su tutti i punti indicati (o spariti) dal programma, sui quali si sono scornati per 9 mesi.Ci deve essere un motivo valido se fino a pochi giorni fa questo governo accusava la Chiesa di inopportuna ingerenza negli affari dello Stato solo perché difendeva la famiglia e si schierava contro i Dico e adesso, invece, dai XII comandamenti prodiani i Dico sono scomparsi ed è miracolosamente comparsa l’attenzione per la famiglia.Ci deve essere un motivo, valido, per cui si decida di deporre l’ascia di guerra che difende i propri ideali, e si rinneghi ciò che si è predicato fino al giorno precedente. Ci deve essere un motivo per cui la sinistra estema, che domenica scorsa ha marciato per la pace e contro Prodi, domenica prossima marcerà in favore di Prodi e contro il pacifismo.Finchè questa coalizione era al governo, essa era coesa dall’antiberlusconismo ed ora che sta vacillando è invece coesa dalla paura che Berlusconi torni al potere. Paura che è solo una maschera dietro la quale si nasconde solo il timore, fondato, di perdere lo scranno.Ma che politici sono mai questi?Se, per ipotesi, la maggior parte dei cittadini rivolesse ora il centro destra al governo (ipotesi non del tutto criticabile visto che nei nuovi comandamenti il governo non rappresenta  più nemmeno buona parte di chi lo ha eletto), perché ci deve essere un manipolo di politici che deve fare in modo che ciò non accada?Siamo forse in un regime?Questa mia domanda, ovviamente esagerata, trova però una ragione d’essere nel punto dodicesimo del decalogo prodiano, dove compiono queste testuali parole:  "Al Presidente del Consiglio è riconosciuta l’autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del Governo stesso in caso di contrasto”.Questa dicitura, assai poco rassicurante, riconosce al premier carta bianca, perché significa che, in caso di dissenso (ossia, “sempre”, visti i precedenti), prevarrà la posizione del Premier.Eppure credevo fossimo in un sistema parlamentare!Oppure siamo retrocessi alla teocrazia dell’antico Egitto, visto che Prodi sta chiedendo ai suoi alleati di riconoscere che non si deve adorare altro politico all’infuori di lui?