Dike

Post N° 204


LARGO AL FACTOTUM DELLA CITTÀ. LA CAVATINA DI FOLLINI. Aleggiano nell’aere le note dell’aria Rossiniana de "Il Barbiere di Siviglia" cantata da don Basilio… “la calunnia è un leggero venticello”… e repentine portano il mio pensiero alle voci che in questi giorni circolano su Marco Follini, il quale, come esponente dell’Udc, concorse alla leadership berlusconiana ed oggi appoggia, invece, il governo Prodi.Di lui si scrivono fiumi di parole, e le più velenose paiono essere proprio quelle dei suoi stessi elettori e dei suoi ex alleati, che lo dipingono come un traditore.In tutta questa ridda di voci ce n’è perfino una secondo cui l’appoggio di Follini all’Unione sia stato dato per riconoscenza del fatto che solo pochi giorni or sono la di lui consorte sia stata riconfermata per un triennio -dal Consiglio dei Ministri- nell’incarico di Direttore dell’Agenzia del demanio.Ed ecco che a Follini viene prontamente adattata la canzoncina “Se tu dai una cosa a me, io poi do una cosa a te…” creata molti anni fa per una pubblicità televisiva.Cercando sul sito del Governo, si vede che, effettivamente, il 2 febbraio 2007, durante la seduta del Consiglio dei Ministri n.36 , “Il Consiglio dei Ministri.. sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Romano Prodi.. con il parere favorevole del Ministro dell’Economia Bersani”, è stato deciso, tra i tanti provvedimenti all’ordine del giorno, anche il “rinnovo per un triennio dell’incarico di Direttore dell’Agenzia del demanio conferito all’architetto Elisabetta SPITZ”, che altri non è che la moglie di Follini.Qualcuno potrebbe pensare che se l’incarico della signora Follini è la riconferma di un incarico triennale precedente, allora la sua nomina sia avvenuta all’epoca del nepotista governo Berlusconi. Ma non è così. L’architetto Spitz, infatti, fu nominata Direttore dell’agenzia del demanio (che dipende dal Tesoro) nell’aprile 2000, da Vincenzo Visco, con contratto privato.Quella nomina suscitò polemiche e fu presentata anche una interrogazione parlamentare da Luca Volonté e Mario Tassone, che sono (anzi, erano) compagni di partito di Follini. Essi chiedevano di sapere se fosse vero che l'architetto Elisabetta Spitz -che risultava aver già progettato la ristrutturazione della sede del partito dei DS, a Roma, in via delle Botteghe Oscure- avesse sottoscritto il contratto da direttore dell'istituenda agenzia del catasto per circa 650.000.000 annui”.Devo dire che la girandola di voci che oggi parlano di "tradimento", "nepotismo", "Voto di scambio" e che cantano “se tu dai una cosa a me, io poi do una cosa a te…” è piuttosto numerosa e proviene principalmente dagli elettori di Follini e da persone della sua stessa parte politica.Ma Follini, novello barbiere di Siviglia, nega che l’appoggio al conte di Almaviva (Prodi) sia avvenuto per la promessa di “oro a bizzeffe”per fargli sposare Rosina (Italia) e respinge il “se tu dai una cosa a me, io poi do una cosa a te”; motivetto che, guarda caso, era proprio il jingle della pubblicità di un rasoio.Quando, a volte, si dice “coincidenze”!.Ci resta solo da attendere di verificare se il "prode" conte di Almaviva, nei panni del giovin Lindoro, sarà capace, stavolta, con le sue serenate, e con l'appoggio del suo factotum, di conquistare i favori dell’Italia. “Figaro qua, Figaro là, Figaro su, Figaro giù. Pronto prontissimo son come il fulmine: sono il factotumdella città. Ah, bravo Figaro Bravo, bravissimo; a te fortuna non mancherà”.