Dike

Post N° 209


"MAGGIORANZA MOBILE..."QUAL PIUMA AL VENTO" Sembra passato un secolo dal 21 febbraio scorso, quando la mozione sull’Afghanistan dell’Ulivo andò in minoranza al Senato, dimostrando che nella importantissima materia della politica estera il governo non aveva la maggioranza politica, e Prodi si dimise.Poi è arrivata la fiducia del Parlamento e trenta secondi dopo il voto favorevole già Prodi dichiarava con rinnovato e burbanzoso orgoglio ai media che la maggioranza aveva ritrovato una "nuova coesione". Dello stesso tronfio tenore le dichiarazioni rilasciate dal Ministro degli Esteri, D’Alema, e dal segretario dei Ds, Fassino, che parlavano di “autosufficienza” della maggioranza, "senza se e senza ma".Ma quando si è trattato di tornare coi piedi per terra e tradurre in concreto il programma in dodici punti che Prodi aveva fatto sottoscrivere ai suoi alleati, quale condizione imprescindibile per poter far ripartire il governo, ecco che le divisioni all’interno della maggioranza sono riaffiorate prepotentemente.Nonostante l’ultimatum di Prodi agli alleati, di  "porre termine ai giochini", questo governo non ne vuol proprio sapere di ripartire coeso: Tav, Afghanistan, Dico dividono ancora l’Unione.Ed ecco che, per ovviare alle insanabili divergenze all’interno della coalizione di governo, che non ha né i numeri né la forza politica per governare il Paese, a sinistra si è proposta l’ipotesi di ricorrere a “maggioranze variabili”, ossia a maggioranze organizzate al momento e al bisogno, in cui confluisca anche il voto dell’opposizione o di parte di essa,  per far passare in Senato certi provvedimenti che non riuscirebbero a passare con il voto dei soli senatori dell'Unione.Questa idea delle maggioranze variabili è stata evocata ieri dal Ministro degli Interni Amato in una intervista al Corsera ed ha subito trovato il consenso possibilista di Mastella e perfino quello di Bertinotti, seppur con dei distinguo, e del centro sinistra tutto.E non poteva essere diversamente, poiché la sinistra è ben conscia di non avere i numeri per governare.Il rifinanziamento della missione in Afghanistan potrebbe non passare al voto del Senato coi soli voti dell’Unione a causa del veto di certa sinistra radicale? Poco male, il Governo può chiamare il soccorso della Cdl, perché, forte del suo senso di responsabilità e dell’appoggio che ha sempre dato alle missioni all’estero, possa aiutare il governo a non cadere.I Dico potrebbero non passare per i veti dei teodem della Margherita e di Mastella? Beh, si può sempre fare leva sui parlamentari conviventi della Cdl per ottenere solidarietà more uxorio in vista dell’approvazione del decreto sulle convivenze di fatto.Sembra tutto così semplice!In fondo è un’opera di carità. Voi non aiutereste una vecchietta ad attraversare la strada? Non lancereste un salvagente ad uno che sta annegando?Quella delle maggioranze variabili non è una novità del panorama politico italiano, ma fu una formula vecchia e pericolosa che caratterizzò certe stagioni non proprio bucoliche della prima repubblica, nelle quali la vecchia Democrazia cristiana ed il vecchio Pci litigavano al momento delle elezioni, ma poi in Parlamento spesso si accordavano per far passare leggi e finanziarie. Attualmente la strategia delle geometrie variabili potrebbe essere un ennesimo tentativo di accanimento terapeutico sul governo Prodi, per consentirgli di vivere o sopravvivere ancora qualche tempo, perché gli permetterebbe di avere in Senato una maggioranza numerica anche senza avere una reale maggioranza politica, come invece aveva richiesto espressamente il capo dello Stato rifiutando le dimissioni del Premier e consentendogli di ripresentarsi alle Camere per ottenere la fiducia.È realistico in questo momento storico riesumare dall’armadio della prima repubblica la formula delle maggioranze variabili? Se si tratta di definire grandi questioni di fondamentale importanza per il paese, come la riforma della legge elettorale, posso anche condividere che vi sia un consenso bipartisan più ampio possibile. Ma ove questo governo confidasse si avvalersi per tutti i suoi 4 anni di maggioranze variabili ed il ricorso a maggioranze variabili diventasse sistematico,   le geometrie variabili sarebbero solo un furbesco escamotage per salvare il governo, mentre la vita parlamentare sarebbe dominata dal trasformismo.alloraUn governo che si regge perpetuamente su maggioranze mobili non offre una immagine di stabilità e soprattutto di rappresentatività, poiché dimostra –soprattutto dinanzi al proprio elettorato- che la politica è un quid secondario rispetto agli interessi personali ed alla gestione del potere.Ad aprile 2006 gli elettori sono andati a votare per favorire la leadership di Prodi o, al contrario, quella di Berlusconi, convinti che una delle due avrebbe vinto e governato per 5 anni; e non si sono certo recati alle urne per far governare il paese da un poco onorevole minestrone politico.Se un governo si reggesse in piedi stabilmente grazie a maggioranze variabili e grazie al pronto soccorso dell’opposizione, che ha un progetto politico diverso e talora inconciliabile con quello del governo,  allora questo governo dimostrerebbe che la volontà degli elettori non conta davvero niente rispetto all’interesse di conservare lo scranno e che non ha davvero più senso per i cittadini andare a votare.Se così fosse, le dimissioni del Governo Prodi sarebbero un atto doveroso e dignitoso.