Dike

Post N° 225


MINISTRO D’ALEMA, CI DICA LA (SUA) VERITÀ SUL SEQUESTRO MASTROGIACOMO. Domani mattina il Ministro degli esteri, Massimo D’Alema, si presenterà alla Camera a riferire la posizione dell’Esecutivo sulla vicenda Mastrogiacomo, il giornalista di Repubblica rapito in Afghanistan il 5 marzo scorso e liberato dopo 15 giorni di prigionia, in seguito alla scarcerazione di 5 talebani detenuti nelle carceri afgane. Qualcuno dice che non sarebbe lecito chiedere al governo italiano di spiegare i risvolti di questa vicenda, perché l’importante è aver portato a casa una vita umana. Questo è innegabile; tuttavia non dobbiamo dimenticare che in questa vicenda, dei tre rapiti solo il giornalista italiano ha riacquistato la libertà, mentre i due afgani catturati assieme a lui sono stati uccisi in modo atroce dai talebani: l’autista di Mastrogiacomo, Sayed Agha, e l’interprete di Mastrogiacomo, Adjmal Nashkarbandi.Che la vicenda Mastrogiacomo avesse dei risvolti inconsueti lo si era capito fin dall’inizio, dal fatto che le trattative non sono state condotte attraverso i canali istituzionali, dei quali i governi precedenti si erano sempre avvalsi in casi analoghi, ma attraverso un canale privato, ossia per mezzo di Emergency, una ong che fa capo all’italiano Gino Strada. La vicenda Mastrogiacomo, oltre a vedere i servizi segreti italiani esautorati, si è contraddistinta per una soluzione rapidissima, ma non per questo indolore: per la liberazione del giornalista italiano il governo afgano ha ceduto al ricatto talebano ed ha liberato 5 taliban rinchiusi nelle carceri di Kabul; 5 taliban che immediatamente dopo la scarcerazione hanno dichiarato che avrebbero ripreso la guerriglia contro le truppe internazionali ed afgane. Quando Mastrogiacomo è stato liberato doveva essere messo in libertà anche il suo interprete, Adjmal Nashkarbandi, ma ciò non è avvenuto e l’interprete è stato trattenuto in ostaggio dagli uomini del mullah Omar. Dopo la liberazione di Mastrogiacomo, inoltre, Rahmatullah Hanefi, direttore dell’ospedale di Emergency a Kabul, incaricato di condurre la trattativa tra governo di Karzai e talebani per la liberazione dell’inviato di Repubblica, è stato arrestato dai servizi segreti afghani, in quanto sospettato di essere coinvolto nel sequestro di Daniele Mastrogiacomo. Nei giorni seguenti la vicenda ha avuto degli strascichi non proprio edificanti che, oltretutto, mostrano l’ambiguità di un governo, quello italiano, che sta mettendo in gioco la credibilità del Paese, l’incolumità del nostro contingente a Kabul e la vita degli stessi afgani. Nei giorni seguenti al rilascio di Mastrogiacomo i talebani hanno tentato un ulteriore ricatto al governo afgano, per ottenere la liberazione di altri prigionieri taliban detenuti nelle carceri afgane in cambio della vita di Adjmal Nashkbandi. Il governo di Karzai non ha ceduto al ricatto dei terroristi e l’8 aprile scorso Nashkbandi, è stato decapitato. E così sono saliti a due i morti di questa triste vicenda. Gino Strada, preoccupato per la sorte di Hanefi, sta facendo dichiarazioni che gettano ombre inquietanti sul governo Prodi. Strada accusa ferocemente il governo italiano di pilatismo, per il disinteresse mostrato per la vicenda una volta che il giornalista italiano ha avuto salva la vita. Strada ha anche rivelato che a fine 2006 il governo Prodi pagò 2.000.000 di dollari per la liberazione di Gabriele Torsello, un fotoreporter italiano rapito nel sud dell’Afghanistan nell’ottobre del 2006; e che il denaro di quel riscatto fu affidato proprio ad Hanefi, di Emergency.I contorni del rapimento Mastrogiacomo si arricchiscono ogni giorno di nuovi particolari poco edificanti.Qualche giorno fa il direttore generale del National directorate for security afgano, Amirullah Saleh, ha dichiarato ai media che ci sarebbero prove schiaccianti che l’uomo di Emergency che ha fatto da mediatore tra talebani e governo di Karzay sarebbe addirittura un fiancheggiatore degli irriducibili del Mullah Omar e di Al-Qaeda.Inoltre, alla vigilia di Pasqua il presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, durante una conferenza stampa, ha fatto alcune dichiarazioni che hanno pesantemente sbugiardato il Ministro degli Esteri D’Alema. Mentre D’Alema ha sempre dichiarato di non aver trattato con alcuno,  ma di aver unicamente trasmesso al governo afgano una  lista di "persone non così pericolose da non essere liberate", Karzay ha esplicitamente parlato di pressioni del Presidente del Consiglio Prodi per la liberazione dei 5 detenuti talebani; ha affermato di aver liberato i cinque pericolosi talebani come una sorta di favore al nostro Governo, che poteva cadere da un minuto all’altro, ma che mai più sarebbe sceso a negoziati con i talebani, per liberare ostaggi, anche stranieri Al Ministro degli Esteri D’Alema non va giù di dover fornire spiegazioni agli italiani ed ha anzi messo le mani avanti con affermazioni che sanno di ricattatorio, minacciando di togliere il segreto di stato su questioni che devono restare segrete; come per dire: o mettiamo il coperchio su tutto o io scoperchio ogni pentola. Nel cinque anni precedenti la sinistra, che era all'opposizione, ha chiamato l'allora presidente del Consiglio, Berlusconi, a riferire in aula ad ogni variazione meteorologica ed oggi, invece, quella stessa sinistra si indigna e trova "pazzesco" il confronto parlamentare.La dichiarazione intimidatoria di D’Alema ci da la misura del senso dello Stato del Ministro degli Esteri in una vicenda delicata come il sequestro Mastrogiacomo, che, a fronte di un uomo liberato, ha visto -non dimentichiamolo!- altri due uomini morire nelle mani dei loro aguzzini. Due uomini per i quali nessuno ha trattato. D'Alema ha dichiarato che gli alleati americani erano al corrente delle trattative per la liberazione di Mastrogiacomo ed è stato sbugiardato dal Dipartimento di Stato americano.D'Alema ha asserito che il governo italiano non aveva responsabilità nello scambio di Mastrogiacomo coi 5 terroristi talebani, perchè la trattativa è stata condotta da Emergency. E anche in questo è stato sbugiardato da Gino Strada.D'Alema ha enunciato che il governo italiano non ha trattato o liberato terroristi, ed anche su questo punto è stato sbugiardato dal presidente afgano Karzai.È giusto che D’Alema adesso spieghi come sono andate le cose e chiarisca soprattutto cosa accadrà se in futuro dovessero essere rapiti dai talebani altri italiani e, in tale eventualità, a quali canali umanitari l’Italia si affiderà. Credo sia doveroso dare agli italiani risposte certe e precise. E, già che c’è, speriamo che D’Alema ci dica anche se questo governo è ancora intenzionato ad ospitare ad un tavolo della pace i tagliatori di teste talebani.