Dike

Post N° 227


LA MORTE IN GARA. Il gruppo terroristico “Ansar al-Sunna”, attivo in Iraq dal 2003 e legato alla rete terroristica di Osama bin Laden, ha pubblicato sul web un video folle, intitolato: “la top 20 degli Ansar”.Il video, della durata di sette minuti, riporta la classifica dei 20 migliori (migliori secondo al-Sunna) attentati realizzati e ripresi, negli ultimi mesi, ai danni delle forze della Coalizione in Iraq.I 20 atti terroristici finiti nella top 20 del terrore, sono stati selezionati dopo un concorso  lanciato sul sito web collegato alla formazione armata sannita e aperto ai visitatori online.Un comunicato farneticante del gruppo Ansar, accompagnato al concorso, spiegava il motivo del concorso stesso: “incoraggiare i guerrieri alla jihad e porli in competizione tra loro nel combattere il loro nemico.Lo stesso comunicato elencava, altresì, i criteri in base ai quali i filmati sarebbero stati selezionati: importanza dell’obiettivo preso di mira; posizione dell’operatore rispetto al luogo dell’attentato; precisione nel colpire gli obiettivi; qualità delle immagini e della ripresa delle esplosioni e delle scene successive.L’Oscar del terrore è stato vinto da una cellula della zona di Al-Jazera. Il video vincitore della Top20 riprende un convoglio americano mentre viene colpito in pieno da una micidiale Iad, un ordigno artigianale collocato al ciglio di una strada di Baghdad.L’operatore ha ripreso con dovizia di particolari il passaggio del veicolo, la successiva deflagrazione e poi ha indugiato con la telecamera sui resti di quello che poco prima era un mezzo che ospitava dei militari, morti in conseguenza dell’esplosione.Il video –sette minuti di esplosioni, corpi, fumo e morte- si conclude con un ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato alle riprese, con un invito a produrre nuovi materiali, e dunque a reiterare attentati, per vincere la prossima Top 20.
Il gruppo terroristico Al-Sunna ha rivendicato in questi anni una serie innumerevole di stragi, delle quali le più efferate sono state: il duplice attentato suicida in due uffici del Partito curdo di Irbil nel 2004, dove morirono più di cento persone; la decapitazione in Iraq, nel 2004, di 12 lavoratori nepalesi, rei di essere “impuri” seguaci di Buddha;  l'attacco alla caserma di Mosul, nel 2004, in cui morirono 22 soldati americani e una settantina rimasero feriti. Al-Sunna ci ha abituati in questi anni ad una sequela di decapitazioni ed attentati, con le relative vittime esposte sul web al ludibrio mediatico, accompagnati da messaggi dei combattenti, in cui si dice che “Ammazzare è un obbligo” e  “terrorizzare è legge”; ma mai si era arrivati a stilare una top 20 dei “migliori” attentati.Mai si era arrivati a mettere in gara la morte e il male.La top 20 del terrore è qualcosa che dunque deve fare riflettere e preoccupare l’Occidente.Inoltre, di recente, in un messaggio video trasmesso dalla tv “Al Arabja”, uno dei leader di al-Qaeda in Afghanistan, Abu Yahiya al-Libi, suggeriva ai capi e ai militanti in Iraq dei gruppi Ansar al-Sunna, Esercito islamico, Esercito dei Mujahidin, e degli altri gruppi jihadisti che stanno combattendo i cristiani occupanti, ad unirsi fra loro per rendere più efficace la lotta al comune nemico occidentale.Dichiarazioni come queste dovrebbero mettere in apprensione anche il nostro Paese, specie per la sorte dei nostri militari impegnati in missione in Medio Oriente.E se nella prossima top 20 del terrorismo islamico ci fossero filmati di attentati ai nostri soldati in Afghanistan e Libano?E se ai vertici di una nuova hit-parade delle stragi jihaidiste ci fossero i resti dei corpi di nostri soldati?Come reagiremmo di fronte ad una siffatta messa in gara della morte, che non è  difesa dell’Islam, che non è resistenza, che non è guerra di liberazione, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma PURO GUSTO DI UCCIDERE?Domande che rivolgerei volentieri ai fans occidentali dei terroristi islamici.E di siffatti fans ve ne sono più di quanti si possa immaginare. Basta solo saper cogliere il giusitificazionismo che sprigiona dalle righe mirabilmente ipocrite di ciò che dicono e scrivono.