Dike

Post N° 229


Cina, culla dei diritti “inumani”La China Ais Association (Caa), una organizzazione non governativa che si adopera in Cina per la libertà religiosa ed il rispetto dei diritti umani, ha denunciato nei giorni scorsi l'inasprimento della feroce campagna abortiva messa in atto dal governo cinese:il 17 aprile scorso 41 donne sono state prelevate dalla polizia cinese,  condotte in ospedale e costrette ad abortire.Il 18 aprile identica sorte è toccata ad un’altra ventina di donne.Nel breve spazio di 24 ore sono stati fatti morire oltre 60 feti.La crudeltà di questi atti di gratuita criminalità e di pesante violazione dei diritti umani è aggravata dal fatto che molte delle donne costrette ad abortire sono al nono mese di gravidanza.Da trent'anni la Cina attua aborti forzati e sterilizzazioni forzate, in attuazione di una pseudo-politica demografica di stampo nazista, che consente l'uccisione di un feto nell'utero materno anche a gravidanza avanzata, specie se il nascituro è di sesso femminile.L'operazione omidica di far abortire le donne anche al termine della gravidanza viene attuata in vario modo: o praticando alla donna incinta una iniezione di un farmaco killer che causi la morte del feto; oppure praticando una iniezione nella testa del feto attraverso il ventre materno: dopo una ventina di minuti di sofferenze il bambino, pronto a nascere, smette di muoversi all’interno dell’utero e muore.Nel 1978 il criminale governo di Deng Xiaoping ha varato una legge sulla pianificazione familiare, detta anche “legge del figlio unico, e l’ha imposta a tutto il Paese, adattandola alle varie realtà locali. In conseguenza di questa legge le donne che incorrono nella sfortuna (sfortuna secondo il governo cinese) di dover concepire un figlio in più rispetto al numero consentito, vengono indotte all’aborto dai funzionari dell’Ufficio per la pianificazione familiare.Nel caso la donna incinta riesca ad aggirare la legge e far nascere il suo bambino, essa viene sottoposta alla comminazione di una multa ingente, che le femiglie povere non riescono a pagare, nonchè a disincentivi economici di vario tipo, che possono arrivare anche alla requisizione dei beni della famiglia stessa ed alla reclusione della donna in un laogoi, perchè sia rieducata anche attraverso la tortura.In tali casi inoltre, il bambino "di troppo" viene sottratto alla famiglia di origine e rinchiuso in un orfanotrofio, senza la famiglia abbia mai più la possibilità si conoscerne la sorte.Questa pratica inumana, nella Cina comunista e proletaria, è spesso però risparmiata alle famiglie ricche mentre è diventata una regola per i meno abbientiLa Cina pratica la sterilizzazione forzata da anni alle donne tibetane, in un feroce tentativo di annientare la cultura e l’etnia tibetana. Nel corso del 2005 sono state sterilizzate con la forza oltre 7 mila persone nella provincia dello Shandong.Negli anni scorsi, inoltre, la Human Rights in China (HRIC) ha denunciato i casi di donne recluse nei campi di lavoro cinesi e sottoposte a tortura e brutalmente frustate con cinghie di cuoio, perché accusate di aver violato la legge del cd. “figlio unico” ed aver dato alla luce un secondo bambino.Nonostante nel 1980 la Cina abbia ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite per l’Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne, nel XXI° secolo esistono ancora in Cina donne torturate per aver fatto una scelta di vita.La Cina non mangia bambini né li bollisce per concimare i campi, ma li uccide quando già sono VITA e negli ultimi trent'anni ha sulla coscienza il genocidio di oltre 300.000.000 milioni di creature uccise nell'utero materno. Eppure la Cina pretende perfino di venirci a dare lezioni di civiltà e democrazia.In questo nostro paese oggi sicuramente ci si indignerà per le ultime dichiarazioni del Vaticano, che reputano l’aborto come “terrorismo dal volto umano”.La sinistra inizierà a fare i suoi sproloqui sulle nefaste ingerenze della Chiesa nelle vicende dello Stato, ma non leverà una sola parola di sdegno, in nome dell’equivicinanza, per le vicende occorse nei giorni scorsi alle 61 donne cinese costrette a subire aborti forzati e per questo genocidio silenzioso che avviene in Cina da trent'anni.Le anime pie del girotondismo italiano politicamente corretto, pronte a scendere in piazza ad ogni soffio di vento, non le vedi mai scendere a manifestare contro le  pesanti violazioni dei diritti umani in Cina ed a sostegno della dignità delle donne che subiscono sterilizzazioni ed aborti forzati.E’ troppo comodo aprire gli occhi su ciò che ci fa comodo e chiuderli quando non ci va di vedere e denunciare.Io la definirei bieca meschinità ed anche indifferenza, omissione e complicità.