Dike

Post N° 267


"FALCE E CARRELLO".... IL CORAGGIO DELLE IDEE.***********Nel maggio 1999 la società Iridea, per conto della catena di ipermercati Esselunga, sottoscrisse un accordo da 40 miliardi di lire per l’acquisto di un terreno in Bologna su cui costruire un supermercato con due piani di parcheggi.Nel novembre dello stesso anno, durante gli scavi per la costruzione del supermercato, venne rinvenuto un complesso rustico di età etrusca di rilevante interesse archeologico. L’allora Ministro dei Beni Culturali, la ds Giovanna Melandri, appose all’area interessata alla costruzione del supermercato il vincolo ambientale.Ad Esselunga venne fatto assoluto divieto di collocare le vestigia etrusche in altro luogo protetto; venne impedito di scavare i garage interrati; e venne fatto obbligo di rendere visibili al pubblico i reperti archeologici mediante pavimenti di cristallo.Considerato che rimuovere i resti archeologici e collocarli altrove fu ritenuta una operazione non percorribile, una vera e propria eresia, ecco che Esselunga nel febbraio 2000 abbandonò il progetto.Che successe dopo?Immaginate che l’area sia divenuta un museo etrusco a cielo aperto?Sbagliato!Sessanta giorni dopo, nell’aprile 2000,  l’area venne rilevata dalla Coop Adriatica presieduta da Pierluigi Stefanini e (guarda il caso!) il 5 maggio accadde un cosa che ha del miracoloso: il soprintendente ai Beni archeologici dell’Emilia Romagna comunicò parere favorevole al recupero, restauro, trasferimento e valorizzazione dei resti antichi in altra area.In parole povere il vincolo ambientale svanì per incanto. Su quella stessa area fu (guarda sempre il caso!) costruita una coop, senza parcheggi interrati e senza pavimenti di cristallo e i resti etruschi vennero trasferiti altrove, in apposita sede che li valorizzasse.Dove vennero trasferiti i segni della perduta civiltà etrusca?Semplicemente, furono abbandonati in periferia, vicino al cimitero della Certosa, dentro un recinto con la base in cemento, sovrastato da una griglia zincata, coperti da una plastica nera in gran parte nascosta dalle erbacce.*********** Questo è uno dei tanti “episodi” che potrete leggere sul libro “Falce e carrello, le mani sulla spesa degli italiani”, scritto da Bernardo Caprotti, presidente e fondatore del gruppo Esselunga, che si prefigge di rendere pubblici tutti gli episodi di concorrenza sleale che Esselunga avrebbe subito nel corso degli anni da parte della Coop rosse in Italia nelle regioni cd rosse.Nelle 192 pagine del libro-denuncia "Falce e carrello”, presentato ieri ad una conferenza stampa, Caprotti svela e documenta con dovizia di foto, testimonianze e  materiali inediti, lo strapotere delle cooperative rosse; uno strapotere che costituirebbe una vera e propria conventio ad excludendum ed impedirebbe ad altri operatori di fare concorrenza al mondo cooperativo arrecando una grande distorsione della competizione.“Ho obbedito a un impulso etico, a una esigenza di verità. Non ho interessi personali da proteggere. Voglio soltanto che la gente sappia cosa si nasconde dietro una delle abitudini più semplici e più naturali di un cittadino: fare la spesa”. Così ha dichiarato Caprotti alla conferenza stampa indetta ieri per la presentazione del suo libro, annunciando altresì la sua intenzione di denunciare in un esposto alla magistratura i soprusi patiti; soprusi che, a suo dire, costituiscono vero e proprio controllo del territorio (con l’ausilio di piani regolatori, decisioni delle sovrintendenze, velate minacce ai costruttori) ed il conseguente determinarsi di una situazione di monopolio illegale.La pressione fiscale sulle cooperative è del 17% (fino al 2001 era del 10%) contro il 43% delle società commerciali. Il sistema Coop, in base ai bilanci del 2006, ha pagato imposte per 73 milioni di euro, contro i 152 versati dal Gruppo Esselunga che però ha fatturato nello stesso anno 4,9 miliardi di euro, contro i 7 miliardi del sistema Coop.Chissà perché i duri e puri della sinistra gridano allo scandalo quando si tratta di deprecare i benefici di cui gode la Chiesa, che peraltro di attività realmente benefiche ne fa molte, ma non aprono bocca sui privilegi, non solo fiscali, di cui godono le coop rosse. Chissà perché a sinistra, quando si parla di lotta all’evasione, non si parla mai di lotta alla sperequazione fiscale a favore di tutte le cooperative; sperequazione che deriva da una legislazione speciale che trae origine da principi costituzionali, ma che non ha più alcuna giustificazione né nella dimensione né nelle caratteristiche di molte di esse, che hanno perduto l'originaria natura mutualistica per cui non è più giustificato né giustificabile il regime fiscale vantaggioso. Il j’accuse di Caprotti è davvero pesante e di sicuro la Coop partirà al contrattacco. Tutta la mia ammirazione per Caprotti e per chi ha il coraggio delle idee. *****